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Persefone

by Lyssa

Persefone (Περσεφόνη), chiamata anche Kore (Κόρη), figlia di Zeus e Demetra, è la Dea della Primavera e Regina dell’Oltretomba. Sposa di Ade e conosciuta nel mondo romano come Proserpina (Proserpina), Persefone è una divinità ctonia,  ossia una divinità legata al mondo sotterraneo, e figura centrale dei Misteri Eleusini.

Persefone in Trono
Persefone in Trono, statua in marmo originaria di Taranto, 480 a.C., esposta all’Altes Museum di Berlino.

Introduzione

Figlia di Demetra e Zeus, Persefone è una delle divinità più venerate in Grecia. Nonostante ciò e la sua discendenza, ella non fa parte come i genitori dei dodici Dei dell’Olimpo, ma è considerata al pari del marito una divinità ctonia, dell’Oltretomba. Diversamente dal marito che non lascia quasi mai l’Ade, Persefone trascorre sei mesi sulla terra, ma gran parte della sua mitologia si svolge comunque nel Regno dei Morti.

Personificazione della Primavera, è rappresentata generalmente come una versione più giovane di Demetra. A differenza della madre, la Dea non vela il capo ma porta i capelli raccolti sulla nuca. Veste abiti leggeri, mentre i tratti sono simili a quelli della madre. Come lei, porta spesso una fiaccola o una spiga, ma più comunemente è raffigurata con un melograno o un papavero.

Non bisogna farsi ingannare dal suo essere legata alla Primavera e alla giovinezza: Persefone spesso mostra un carattere tutt’altro che docile. Diversamente da Ade, che pur essendo rappresentato come ligio al proprio dovere raramente è descritto come malvagio, nella mitologia di Persefone non sono rari scoppi d’ira della Dea con conseguenze terribili. Omero la descrive come la formidabile e temibile Regina delle Ombre, mentre l’etimologia del suo nome è generalmente accreditata come “portatrice di morte”.

Successivamente, al pari di Ade che è chiamato Zeus Ctonio, ossia Zeus dell’Oltretomba, Persefone viene appellata dagli scrittori più tardi come “Juna Inferna”, ossia Giunone (Era) degli Inferi. Infine, al fianco della madre Persefone ha un ruolo rilevante nei Misteri Eleusini.

Competenze

Dea della Primavera

Strettamente legata al culto della madre, Persefone è la Dea della Primavera. O, per meglio dire, è colei che porta la Primavera. A lei è associato il grano che germoglia, così come la terra che rifiorisce dopo l’inverno.

Il suo legame con la stagione è chiaramente da associare al mito del suo rapimento: durante la ricerca di Persefone da parte di Demetra la terra è diventata spoglia e arida e soltanto una volta trovata la figlia la Dea torna a prendersi cura del raccolto. Difatti un epiteto di Persefone è Karophoros, ossia “Portatrice di Frutta”, al pari di Soteira, “Salvatrice”, giacché senza il suo ritorno l’umanità avrebbe conosciuto soltanto la carestia perenne.

Il ritorno di Persefone
Il ritorno di Persefone (dettaglio), Frederic Leighton, 1891, Leeds Art Gallery, Leeds (UK)

Persefone si inserisce quindi nel ciclo delle stagioni e a lei sono associate la Primavera così, secondariamente, l’Estate, essendo questi i mesi che la Dea trascorre sulla terra insieme alla madre. Difatti, proprio insieme a Demetra, il suo culto è usato per spiegare l’alternanza delle stagioni. Ma oltre ciò, il suo ritorno perpetuo sta anche a rappresentare l’immortalità, essendo esso parte di un ciclo senza fine ma che vede, ciclicamente, il rifiorire dopo le avversità dell’inverno.

Regina dell’Ade

Al fianco di Ade, Persefone regna sull’Oltretomba. Un errore comune che viene commesso, se pur più frequentemente in relazione ad Ade, è confonderla come Dea della Morte. Divinità dispensatore di Morte è Thanatos, non Ade né Persefone, ma a loro spetta governare sull’Oltretomba e sulle anime dei morti.

Persefone è spesso invocata al fianco del marito durante i riti funebri e le sepolture, essenziali queste per poter accedere all’Oltretomba. Ad un’anima non seppellita non è concesso entrare nel Regno dei Morti, ma può solo vagare senza sosta.

Nel ciclo dei Misteri Eleusini, Demetra invece affianca la madre nel garantire l’accesso ai Campi Elisi, il luogo dell’Ade dove dimorano le anime beate e nobili.  I Misteri Eleusini, il culto segreto legato a Demetra e a Persefone, hanno la funzione di preparare l’anima dell’iniziato a un’esistenza beata dopo la morte. Questi non sono altro che un culto agrario ed arcaico, si ritiene derivato direttamente dalle pratiche micenee, la cui segretezza era costantemente protetta. Tuttavia, per chi prende parte ai Misteri Eleusini è semplicemente necessario, una volta morti, invocando il nome di Demetra. Così facendo, ottengono l’accesso ai Campi Elisi e all’esistenza beata a cui si sono preparati in vita.

Necromanzia, Spettri e Maledizioni

La necromanzia, intesa come la capacità di evocare ed interloquire con gli spettri, è una pratica divinatoria ben conosciuta in Grecia, tanto da trovare un rimando nella stessa Odissea di Omero, lì dove Odisseo ne apprende la tecnica dalla Maga Circe. In Epiro,  esisteva anche il Necromanteion, un templio dedicato ad Ade e Persefone dove era praticata la necromanzia, ma anche altri templi – come ad esempio quello di Cuma – ospitavano oracoli dei morti. 

Comune è all’inizio dei riti necromantici invocate Ade e Persefone, affinché possano vegliare sul rito e garantirne il buon esito. Tuttavia, il legame dei coniugi con la sfera necromantica va oltre.

A Persefone e Ade rispondono anche gli Spettri, loro protettori, per quanto i fantasmi siano principalmente competenza di Melinoe, loro figlia. Ma al pari di Ade, Persefone ha giurisdizione anche sulle maledizioni.

Il legame con le maledizioni è da ricercare con le Erinni. Queste sono in alcuni miti figlie della stessa Persefone e rappresentano la personificazione della vendetta. Invocate per vendicare i crimini commessi, maledicono e perseguitano chi li ha commessi, con particolare enfasi per patricidi e matricidi.

Mitologia

Nascita

Pur non essendoci aneddoti mitologici riguardo la nascita di Persefone, esistono altre versioni che affiancano quella più diffusa che vede la Dea figlia di Zeus e Persefone.

In una prima versione, in Apollodoro ritroviamo Persefone figlia sì di Zeus, ma con Stige come madre. Stige, il fiume dell’odio che scorre negli Inferi, di cui poi la Dea diventa regina.

In Arcadia, invece, è venerata con il nome di Despina e come figlia di Poseidone e Demetra. Nei fatti, è assimilata alla figura di una sua sorella, figlia appunto di Poseidone e Demetra e gemella di Arione, il cavallo immortale. Del culto di Despina nel resto della Grecia non si sa molto se non che è legata ai Misteri Eleuisini, ma la sua particolarità è che nessuno ne potesse pronunciare il nome se non gli iniziati al suo culto.

Ratto di Persefone

Il mito sicuramente più conosciuto su Persefone, raccontato in una infinita varietà di fonti, dalla Teogonia di Esiodo stessa agli Inni Omerici, è quello del suo rapimento per mano di Ade.

Secondo il mito, Persefone si trova nei pressi di un fiume con delle sue amiche quando la terra si apre, facendo emergere Ade sopra il suo carro d’oro guidato da cavalli immortali. Egli afferra Persefone e la trascina con sé nell’Oltretomba, senza che Zeus possa sentire le invocazioni e le richieste di aiuto di Persefone.

Ade s’è difatti perdutamente innamorato di Persefone e chiesto la sua mano a Zeus, questi non la rifiuta come sposa del fratello. Tuttavia, prevedendo l’ira di Demetra non acconsente nemmeno apertamente, dandogli comunque il suo consenso per rapirla.

Ade rapisce Persefone (dipinto)
Ratto di Proserpina, Hans von Aachen, 1589, conservato al Brukenthal National Museum.

Persefone è quindi portata negli Inferi, e una volta che Demetra ne scopre il rapimento, il suo dolore affligge il mondo intero. Ella vaga alla ricerca della figlia, senza che nessuno le dica la verità sulla sua sorte. Intanto la carestia si abbatte sul mondo umano, al punto che Zeus è costretto ad intervenire inviando Ermes da Ade, chiedendo la liberazione di Persefone.

Ade acconsente immediatamente, ma prima di lasciarla andare fa dono a Persefone di un melograno, poiché è da tempo che non mangia. Persefone, quindi, ne consuma sei chicchi, cadendo nell’inganno del Dio. Mangiare cibo all’interno dell’Ade, difatti, equivale a rimanere imprigionata lì. Quindi è Ascalafo, un demone figlio di Acheronte, a testimoniare che Persefone mangia i chicchi, finendo con l’essere tramutato da Demetra in un gufo.

Scoperto l’inganno, infuria nuovamente l’ira di Demetra ed è Zeus ad intervenire personalmente, proponendo così un accordo. Persefone passerà nell’Ade un numero di mesi pari al numero di chicchi mangiati e i restanti li passerà con la madre. Entrambe le parti accettano la proposta, ed è così che Persefone trascorre sei mesi con la madre Demetra, mesi durante i quali la terra è rigogliosa, e sei mesi nell’Ade come Regina degli Inferi, quando al contrario la terra è sterile come riflesso del dolore di Demetra.

Naturalmente esistono altre versioni del mito, secondo cui Persefone non fu ingannata a mangiare i semi ma lo fece di proposito, poiché legata ad Ade. Ancora, secondo altre fonti i mesi che ella avrebbe passato nell’Ade sarebbero stati quattro contro gli otto sulla Terra. In questo caso i quattro mesi corrisponderebbero c non all’inverno, ma all’estate secca mediterranea. Tuttavia, questa versione non coinciderebbe con il suo essere la Dea della Primavera, proprio a ragione del periodo in cui torna in superficie.

Persefone e Adone

Benché l’amore fra Persefone e Ade sia generalmente ricordato come fedele, la Dea annovera anche un amante, Adone.

Egli è nato dall’incesto del re di Cipro Cinira e sua figlia Mirra, un incesto creato da una maledizione imposta da Afrodite stessa, infuriata con Cancreide – madre di Mirra e moglie di Cinira – che vantava la bellezza della figlia, definendola anche superiore ad Afrodite. Quando Cinira tenta di uccidere la figlia, già incinta, Afrodite corre in suo soccorso, trasformandola nell’albero di mirra che Cinira colpisce con la spada in un impeto di rabbia: da quella spaccatura nasce Adone, che Afrodite raccoglie in una cesta e consegna a Persefone perché lo cresca al sicuro.

Persefone, tuttavia, una volta aperta la cesta e vista la bellezza di Adone decide di tenerlo per sé, nascondendo il bambino ad Afrodite. Zeus chiede consiglio alla musa Calliope, che dirime la contesa in maniera non dissimile da quella di Ade e Demetra per Persefone. Calliope difatti stabilisce che Adone passerà quattro mesi con Persefone e quattro con Afrodite, potendo passare i quattro mesi successivi come più ritiene.

Crescendo, Adone diventa sempre più bello ed entrambe le Dee lo rendono loro amante. Fin quando Afrodite non usa la sua cintura, in grado di rendere chiunque irresistibile, e i suoi poteri d’amore per far invaghire Adone di lei, facendogli passare così più tempo con lei piuttosto che con Persefone. La regina degli Inferi, quindi, si reca da Ares, amante della Dea dell’Amore, raccontandogli di come Afrodite gli preferisse un amante mortale.

Furiosamente ingelosito, Ares si trasforma in un cinghiale, facendosi dapprima inseguire da Adone a caccia, per poi rivoltarsi contro di lui e ucciderlo. Afrodite accorre alle urla strazianti di Adone, ma quando arriva da lui lo trova già morto, con il sangue attorno al suo corpo, sul prato. Afrodite, quindi, ne trasforma il corpo in un anemone, rosso come il suo sangue. L’anima intanto discende negli inferi, trovando di nuovo Persefone.

Afrodite, distrutta, tuttavia si rivolge di nuovo a Zeus, che consente nuovamente ad Adone di rinascere, ritornando a passare quattro mesi con Persefone, quattro con Afrodite e quattro come desiderasse.

Secondo un’altra versione, Adone non è allevato da Persefone, bensì dalle ninfe Naiadi e Afrodite lo incontra per i boschi solo da adulto. Nondimeno, egli viene ucciso da Ares, ma soltanto una volta morto Adone incontra Persefone, dando origine alla contesa con Afrodite.

Altri Miti

Progenie

In qualità di divinità dell’Oltretomba, la coppia di Ade e Persefone è ritenuta sterile, destinata a non avere figli poiché non è possibile dar vita nel Regno dei Morti. Tuttavia, in alcuni miti Persefone ha dei figli generati ingannevolmente con Zeus che prende l’aspetto di Ade. Tuttavia, in alcune versioni la coppia ha effettivamente dei figli.

Le tre Erinni, Aletto, Megera e Tisifone, sono forse le più famose fra le figlie di Ade e Persefone. Rappresentazione fisica della vendetta, si tratta di tre donne dall’aria mostruosa, dotate di ale e con serpenti al posto di capelli. Spesso armate di torce e fruste, usate per torturare la loro vittima.

Per quanto riguarda invece Zagreo, lui è principalmente ritenuto figlio di Persefone e Zeus, a volte generato prima del suo rapimento, altre volte dopo. In Eschilo, tuttavia, è indicato come figlio di Ade.

Anche Melinoe è figlia di Persefone e Zeus nella maggior parte dei miti, mentre ancora a volte è indicato come padre Ade. Nei miti orfici, infine, ella è figlia sia di Ade che di Zeus, sincretizzati in un unico ruolo. Dea dei fantasmi, Melinoe è portatrice di incubi e follia, rappresentando il dolore di Persefone in seguito alla separazione dalla madre.

Persefone e le Sirene

Le sirene tentano Odisseo
Pittura vascolare raffigurante le Sirene che tentano Odisseo. 480-470 a.C. circa, conservato al British Museum di Londra.

La creazione delle sirene è legata al ratto di Persefone. Non dobbiamo immaginare le Sirene come esseri metà donne e metà pesce. Questa forma viene difatti introdotta nel Medioevo ed è molto diversa da quella tipica della religione greca.

Le Sirene (Σειρῆνες, il cui plurale significa “vespa”) nascono difatti come Ninfe figlie di Acheloo, il dio-fiume. Una delle leggende narra di come queste siano nate dalle gocce del sangue del padre, cadute dalle ferite riportate in seguito allo scontro di Acheloo con Eracle. L’eroe, difatti, nel tentativo di conquistare la mano di quella che sarà poi sua moglie Deianira, stacca un corno dal capo del Dio, e le gocce di sangue che ne fuoriescono danno vita alle Ninfe.

Esse erano amiche di Persefone e la tradizione vuole che la fanciulla fosse proprio con loro quando Ade la rapì. Infuriata per il loro fallimento nell’aiutare la figlia, Demetra le trasforma in essere alate. Difatti, le sirene greche non sono dotate di coda di pesce, ma sono invece esseri per metà donna e per metà uccello, con ali sulla schiena e artigli ai piedi.

Tuttavia, un’altra versione vede un intento benigno dietro la metamorfosi delle sirene. Secondo Ovidio, la metamorfosi causata da Demetra non sarebbe una punizione, ma sarebbe stata invece invocata e desiderata dalle stesse Ninfe. Queste difatti cercano in lungo e in largo Persefone, ma fallendo nella loro ricerca pregano gli Dei di poter ricevere ali, così da poter volare sopra le onde del mare e continuare la ricerca. È Demetra ad accogliere la loro richiesta, tramutandole per metà in uccelli e donando loro le ali tanto desiderate con cui possono aiutarla nella ricerca della figlia.

Furia Divina: Myntha, Piritoo e i Tebani

Persefone (dettaglio)
Persefone (dettaglio), 1874, Dante Gabriel Rossetti, conservato alla Tate Britain di Londra.

In diversi casi la furia di Persefone si abbatte contro lo sventurato di turno che ha l’ardire di sfidarla o contrariarla, sia esso umano o meno.

Nonostante sia comunemente considerato un marito fedele, in un mito Ade si invaghisce della ninfa Myntha. Questa apprezza le lusinghe del Dio dei Morti, al punto da vantarsene e affermare di essere superiore a Persefone, proclamando dinanzi alla Dea di poterle portare via il marito. Questa, naturalmente, si indigna e s’infuria, facendo a pezzi la ninfa. Ade, impietositosi di Myntha, trasforma quel che rimane in una pianta, la menta, che però Demetra maledice a sua volta, rendendola sterile.

Fra i tanti mortali che discendono nell’Ade vi è anche Piritoo, pretendente di Persefone. Egli discende negli Inferi insieme al suo amico e amante Teseo, con l’intento di rapire Persefone perché Piritoo possa sposarla. Secondo alcune versioni, sono le Furie a legare i due uomini alle Sedie dell’Oblio, ma secondo altre arrivano direttamente al cospetto di Ade e Persefone. Qui spiegano agli Dei il motivo della loro discesa negli Inferi e questi li invitano a sedersi. Le sedie, tuttavia, si rivelano essere una trappola, giacché serpenti legano i due uomini, impedendo loro di rialzarsi. Le cosiddette “Sedie dell’Oblio”, una trappola da cui non ci si può più separare. Teseo verrà anni dopo salvato da Eracle, ma quando l’eroe prova a staccare Piritoo dalla sua sedia, un terremoto lo fa desistere, condannando Piritoo a rimanere nell’Ade.

Infine, il mito di Tebe è strettamente collegato all’usanza greca di seppellire il corpo per permettere all’anima di accedere all’Aldilà. Quando a Tebe viene rifiutata la sepoltura ai Sette Contro Tebe, Ade e Persefone mandano la peste sulla Beozia, regione storica di Tebe, e per placare la loro ira si deve incorrere nel sacrificio volontario di due vergini. Ad adempiere alla volontà degli Dei sono Metioche e Menippe, figlie di Orione e Beote. Uniche due ad accettare il sacrificio, lì dove invece qualsiasi altra fanciulla in città si è rifiutata. Commossi per il loro sacrificio, i due Dei le trasformano in comete.

Gli Eroi: Eracle e Orfeo

In più occasioni diversi eroi discendono nell’Ade: i due miti più famosi riguardano Eracle ed Orfeo.

Quando Eracle si reca nell’Ade per recuperare, per la sua ultima fatica, Cerbero, nella maggior parte dei miti egli si relaziona direttamente con Ade. Secondo altre versioni, tuttavia, è Persefone a trattare con lui. Entrambi figli di Zeus, la Dea lo accoglie come un fratello concedendogli di portare via Cerbero per la sua impresa. Gli concede altresì di liberare Teseo dalla Sedia dell’Oblio dove era stato precedentemente incatenato, come punizione per aver tentato di rapirla. Una volta mostrato Cerbero ad Euristeo, sarà lo stesso Eracle a riportare il cane a tre teste nell’Oltretomba.

Secondo altre versioni del mito, Eracle convinse Cerbero con le buone e non con la forza (iconografia usata specialmente nei riti funebri), così come fu Cerbero a scappare per tornare a compiere il suo lavoro. Ancora, un’altra versione vede Euristeo spaventarsi alla vista di Cerbero al punto da ordinare ad Eracle di riportarlo indietro.

Ben più romantico è il mito di Orfeo ed Euridice. Morta la sua amata Euridice per mano di Aristeo, Orfeo discende negli Inferi con la sua lira, e qui grazie al suo talento di cantore commosse ogni anima ed entità presenti. In alcune versioni è Ade a fargli la concessione, mentre in altri è Persefone che si commuove al punto tale da acconsentire quindi a lasciar andare Euridice, all’unica condizione che Orfeo non si volti a guardare la sua amata fino a che non tornino sulla terra.

Scortati da Ermes, a cui spetta il compito di controllare che Orfeo non venga meno ai patti, Orfeo comincia così la sua risalita verso la terra, ma esattamente sulla soglia si volta a guardare la sua amata, che subito è strappata a lui e riportata nell’Ade.

Culto e Oggetti Sacri

Spesso venerata in coppia con Demetra o con Ade, le uniche festività che riguardano Persefone da sola si svolgono ad Atene, nel mese di Antesterione. Il culto che la vede in coppia con il marito è poco diffuso, a loro sono dedicati un numero basso di altari, anche a causa del reverenziale timore che i Greci provavano per il Dio dei Morti.

Diversamente, se associata alla madre Persefone è largamente venerata in Grecia, principalmente all’interno dei Misteri Eleusini. Il loro culto ha radici antiche, si attesta fin dai periodi più arcaici. Alle due Dee sono dedicate le Tesmoforie, le feste dalla durata di tre giorni aperte solo alle donne, dove si celebrava il lutto di Demetra.

Persefone, in quanto divinità ctonia, viene pregata inginocchiandosi e posando le mani al suolo, così da attirarne l’attenzione. Offerte comuni che le vengono fatte sono melagrani, narcisi, cipressi, edera, amaranto, gigli, margherite. Le vengono inoltre sacrificati pipistrelli e arieti. Mai, invece, viene offerta menta alla Dea, in quanto questa ne sarebbe profondamente offesa visto il mito di Myntha, amante di suo marito.

I templi legati a Demetra e Persefone sono sparsi in tutto il mondo ellenico, ovviamente il centro più famoso ed importante è quello di Eleusi, ma ogni città ha il proprio altare dedicato alle due Dee.

Attributi e Seguito

Pochi sono gli attributi conosciuti di Persefone. Ad ella viene associata la fiaccola, a rappresentanza della sua ricerca per mano di Demetra, ma anche la spiga, a simboleggiare il rifiorire in seguito al suo ritorno. Altri attributi di Persefone sono il melograno, simbolo di abbondanza ma anche di sangue, legato al mito del suo rapimento, ed anche il papavero, richiamo all’iconografia della morte.

Nel suo seguito Persefone accoglie due divinità, entrambi suoi fratelli: Ecate e Iacco. Ecate, figlia di Zeus e Asteria, è la Dea della magia, associata specialmente all’oscurità, ai fantasmi e ai morti. Viene spesso assimilata a Melinoe, figlia di Persefone e Ade. Triplice Dea, ad Ecate vengono associati gli incantesimi e la necromanzia.

Iacco, invece, è figlio di Demetra e Zeus. La sua figura è legata ai Misteri Eleusini, giacché è lui ad aprire e guidare la processione verso Eleusi, danzando e conducendo gli altri con l’uso di una torcia.

Piante e Animali

Poche sono le testimonianze di animali sacri alla Dea: in alcuni reperti, tuttavia, appare un gallo. Esso è generalmente interpretato come annuncio della rinascita, esattamente come avviene quando Persefone torna sulla terra.

Molti invece sono le piante a lei sacre: il melograno fra tutti, ma altresì il corrispettivo grano, simboli della sua dualità fra morte e vita, e il suo dividersi per sei mesi l’anno fra i due regni. Altre piante a lei associate sono l’amaranto, simbolo di immortalità, l’asfodelo e il cipresso.

Luoghi di Culto

A Locri, in Calabria, vi era il maggior santuario della Magna Grecia dedicato a Persefone. Qui era venerata in solitudine, con un Santuario a lei dedicato, il Persephoion. Qui era venerata, in maniera unica nel mondo antico, come anche Dea del matrimonio e della nascita, generalmente invece peculiarità di Era.

Ad Atene era largamente venerata insieme alla madre nel corso delle Tesmoforie, le feste aperte unicamente alle donne dove si riviveva per tre giorni tutto il mito del rapimento di Persefone. Tuttavia, centro principale del culto delle due Dee era Eleusi, lì dove in autunno prendevano parte i Misteri Eleusini.

Associata ad Ade, invece, era venerata nei santuari necromantici di Cuma e nell’Epiro. Essi venivano indicati anche come corrispondenti all’ingresso per l’Aldilà, come il lago Averno nei pressi di Cuma e id Efira in Epiro. In corrispondenza della città greca si riteneva si incrociassero i fiumi Acherone, Cocito e Flegetonte. L’oracolo dei morti veniva interrogato dopo un rito di purificazione e offerte rituali, più comunemente pecore, avventurandosi in un tempio dalla struttura labirintica e composto da tunnel sotterranei.