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Afrodite

by Lyssa
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Afrodite (Ἀφροδίτη), figlia di Urano, è la Dea della bellezza e dell’amore. Coniuge di Efesto e conosciuta nel mondo romano come Venere, è una divinità olimpica, ossia una dei dodici Dei dell’Olimpo.

Venere di Milo
Venere di Milo, conservata al Museo del Louvre di Parigi. Immagine via wikimedia commons.

Introduzione

Dea della bellezza, dell’amore ma specialmente di tutto ciò che è legato alla sfera sessuale e alla procreazione, Afrodite nella visione cosmogonica è la rappresentazione del potere creatore della natura. Generata dalla spuma del mare secondo la tradizione principale, ella stessa è Natura che crea attraverso i suoi più potenti poteri generativi.

Ma la Dea è anche colei che, grazie alla sua bellezza e alla sua grazia, ispira i poeti, colei che fa affiorare la passione nei cuori degli dei e dei mortali, ed è proprio da questa passione che deriva il suo potere su tutti gli esseri viventi. Rappresentazione assoluta dell’ideale greco della bellezza femminile, la Dea viene rappresentata spesso in piedi e nuda oppure mezza nuda, seppur tavolta vi siano sue rappresentazioni ove indossa una tunica. Ancora, a Sparta, Taranto, Corinto e Citera veniva rappresentata come Dea vittoriosa in abiti da guerra al pari di Ares. In queste vesti era chiamata Afrodite Areia (Afrodite la Battagliera)

Afrodite era solita incantare il cuore degli Dei, facendo provare loro amore per i mortali, motivo per cui Zeus la punirà facendola innamorare di Anchise, da cui avrà Enea. Tuttavia, non bisogna farsi ingannare dagli attributi di grazia di Afrodite. Ella nei miti che la riguardano si dimostra capace di grandi atti di crudeltà verso coloro che non seguono il suo culto o che la sminuiscono. Altresì, importanti sono i suoi doni invece per chi la invoca.

Indubbiamente, il ciclo più importante che coinvolge Afrodite è il ciclo della Guerra di Troia. Questa nasce proprio da una disputa che vede la Dea vittoriosa, e più volte Afrodite affianca o protegge i suoi favoriti nel corso delle guerra, al punto di scendere sul campo lei stessa al loro fianco.

Competenze

Dea dell’Amore e della Procreazione

Tutto ciò che corrisponde alla sfera romantica è pertinenza di Afrodite. Difatti, sua è la prerogativa di favorire un amore corrisposto qualora desideri, ma in caso ci si imbatta nella sua ira è lei a causare il dolore di un amore non ricambiato. A lei si ispiravano le poesie d’amore, di cui era patrona al fianco di Apollo e della Musa Erato, così come a lei riferisce tutto ciò che è romantico.

Ma al fianco della sfera romantica, ad Afrodite risponde anche la sfera sessuale in ogni suo aspetto. Patrona delle relazioni coniugali, ma al tempo stesso anche delle prostitute, sacre ad Afrodite sono tutte le forme di attrazione fisica e sessuale. E’ lei a generare l’attrazione sessuale fra due soggetti, ma è anche causa del rifiuto e di tutto ciò che è innaturale. Difatti, non è raro che punisca chi le manca di rispetto causando incesti o altri tipi di relazioni considerate innaturali.

Al fianco dell’amore e della sessualità, competenza della Dea è anche la procreazione. Lei, generata dalla spuma del mare, figlia della Natura stessa, è patrona delle nuove vite che vengono generate. Rappresentazione della forza generatrice della natura e del creato in generale, Afrodite veglia su qualsiasi essere vivente, proteggendo anche la procreazione animale e non soltanto quella umana.

Dea della Bellezza

Nel mondo greco, importante era il concetto di bellezza. In una società dove vige il concetto di bello come buono, molto rilevanti erano gli standard di bellezza. Ed in questo, Afrodite è campionessa indiscussa, rappresentazione per eccellenza dell’ideale greco del bello femminile. Prima fra tutte le Divinità, la sua bellezza non conosceva eguali.

Afrodite dipinta da Henrietta Rae, 1905, Scarborough Museum
Afrodite dipinta da Henrietta Rae, 1905, Scarborough Museum

A lei pregano le donne perché possano essere esempi di grazia e bellezza, così come chi viene maledetto da lei riceve, al contrario, bruttezza e deformità. Anche la grazia così come tutti gli attributi fisici affini sono pertinenza di Afrodite.

Oltre ciò, ad Afrodite è legato tutto ciò che è lieto. Patrona della felicità e del piacere, la Dea protegge anche le feste e le festività di ogni genere. L’allegria, la gioia, il piacere in ogni sua forma sono indissolubilmente subordinati alla Dea.

Il legame con il mare

Poiché nata dal mare, talvolta Afrodite assume ruoli minori legati proprio a questo. Sebbene questi siano presenti in un numero minori di fonti, Afrodite talvolta viene rappresentata come Dea marittima.

Difatti a lei si rivolgono i marinai o tutti coloro che cercano una navigazione sicura, affinché possa proteggerli durante il viaggio. I marinai, che la venerano in particolar modo in qualità di divinità sorta dalle acque, sono soliti tenere le feste “Afrodisie” al termine di una navigazione favorevole, così da ringraziarla per la protezione ricevuta.

Mitologia

La nascita di Afrodite

In realtà, di miti legati alla nascita di Afrodite ne esistono diversi. Esiodo nella Teogonia ci racconta di come Afrodite sia frutto della lotta fra Crono e Urano: quando Crono recise i genitali ad Urano, questi caddero nel mare e dall’unione di questi e dalla spuma del mare nasce Afrodite.

Il luogo della sua nascita è conteso fra Cipro e Citera, quest’ultima – talvolta chiamata anche Cerigo – è una piccola isola del Peloponneso. In realtà, nella Teogonia Esiodo ci racconta che Afrodite nasce nei pressi di Citera, prima terraferma che raggiunge, da qui l’appellativo di Citerea. Successivamente, da Citera Afrodite raggiunge Cipro, sospinta dalle acque del mare mentre, una volta sulla terraferma, ad ogni passo della Dea erba nasce attorno a lei.

Tuttavia, un’altra versione del mito racconta di come Afrodite sia figlia, talvolta anche amante di Poseidone, mentre ancora in altre versioni ella diventi figlia di Zeus e di Dione. Dea della prima generazione divina, Dione viene indicata come madre della Dea da Apollodoro, che fa risalire la sua paternità quindi non ad Urano, bensì a Zeus.

Botticelli, la nascita di Venere, 1485, Galleria degli Uffizi, Firenze
Botticelli, la nascita di Venere, 1485, Galleria degli Uffizi, Firenze

Afrodite e Tifone

Afrodite è presente nella narrazione che vede gli Dei contro Tifone, il terribile mostro generato da una infuriata Gea, sofferente per la morte dei figli Giganti, e da Tartaro. Un mostro che Pseudo-Apollodoro definisce “di due nature, della umana e della ferina” e della cui storia troviamo versi anche nella Teogonia di Esiodo. Egli è descritto come il più tremendo dei figli di Gea, più alto della montagna più alta, dalle innumerevoli teste, umani e di serpente, e draghi come gambe.

Antonino Liberale nelle Metamorfosi racconta che niente riusciva a contrastare la sua forza. Gli Dei decisero, quindi, di fuggire in Egitto e qui assumere aspetto d’animale per sfuggirgli. Secondo alcune tradizioni, Afrodite assunse l’aspetto di un pesce, animale che pur non associandola a nessun Dio del pantheon egizio, oltre ad essere un richiamo alla sua nascita è anche simbolo di creazione e procreazione. Non è Afrodite, tuttavia, a combattere Tifone, che viene invece sconfitto da Zeus, affiancato dalla figlia Atena.

Efesto ed Ares

Benché Afrodite abbia diverse relazioni con Dei e mortali, Efesto ed Ares sono fra i suoi amanti quelli più celebri. Il primo, il fabbro degli Dei, è in realtà suo marito. Non un matrimonio felice quello con Efesto, né tantomeno voluto dalla Dea.

Efesto è figlio di Era, generato da lei sola, ma fin dalla nascita terribilmente brutto e deforme. Proprio per la sua bruttezza, Era lo scaglia giù dal Monte Olimpo. Nell’atterrare Efesto si rompe una gamba, diventando di conseguenza anche zoppo, e verrà allevato dalle Nereidi, in particolare da Teti. Furono loro a donargli una fucina, ed è qui che Efesto costruisce la sua vendetta contro la madre: un trono d’oro che, una volta seduta, le impedisce di rialzarsi tenendola prigioniera. Gli altri Olimpi lo costringono a liberare Era, ma in cambio Efesto chiede di essere riconosciuto come Olimpo e la mano di Afrodite.

Provata dalla prigionia sul trono, Era accetta, e così Efesto libera la madre ottenendo il riconoscimento come Olimpo e la mano di Afrodite. La Dea, però, è parecchio contrariata dal matrimonio, e anche a causa di questo i due sposi finiscono con il passare ben poco tempo insieme, lei sull’Olimpo e lui nelle viscere dell’Etna, dove ha la sua fucina.

Marte e Venere sorpresi da Vulcano
Marte e Venere sorpresi da Vulcano, di Alexandre Charles Guillemot. Attualmente conservato all‘Indianapolis Museum of Art.

Diversa è la relazione con Ares. Essa è una delle più rinomate fra le unioni divine, lì dove passione e guerra si incontrano. Un amore ricambiato, ma destinato a rimanere adultero, proprio per via del matrimonio con Efesto.

Consapevole di essere disprezzato dalla moglie, Efesto scopre ben presto la relazione e architetta una nuova trappola, questa volta ai danni di Ares e Afrodite. Durante un’assenza di Efesto, Ares e Afrodite consumano il proprio amore, ma il Fabbro degli Dei è ben consapevole di quel che sta accadendo, anche grazie all’avviso di Elio.

Efesto getta quindi una rete sui due traditori, che li intrappola senza dar loro possibilità di liberarsi, chiamando gli altri Dei testimoni del tradimento. Una volta sciolta la trappola, ai due amanti viene imposto di cessare la relazione, ma Ares e Afrodite riprendono piuttosto velocemente a frequentarsi, tanto da mettere al mondo diversi figli.

Ares ed Eos

Nonostante la natura adultera del loro rapporto e nonostante la presenza di altre relazioni, vivida è la furente gelosia che corre fra Ares e Afrodite. Uno degli amanti di Afrodite che paga le spese di questa gelosia è Adone, ma per quanto riguarda Ares la furia della Dea si scaglia su Eos, Dea dell’Aurora.

Dall’aspetto delicato e bellissimo, Ares si innamora di lei scatenando le ire di Afrodite, che la maledice a innamorarsi continuamente e unicamente di mortali, costringendola così ripetutamente a perdere il proprio amore.

Uno degli amanti di Eos fu Titone, giovane principe di Troia, da cui ebbe due figli, Emazione e Mennone. Il secondo prende parte alla Guerra di Troia, trovando la morte per mano di Achille. Ogni giorno, all’alba, Eos piange il proprio figlio morto, il proprio amore venuto meno, e dalle sue lacrime per Mennone ha origine la rugiada.

La Guerra di Troia

Afrodite ricopre un ruolo di spicco all’interno della Guerra di Troia e nell’Iliade. In una guerra dove gli Dei intervengono e si schierano al fianco degli uni o degli altri, spesso cambiando le sorti delle battaglie, ella primeggia nel suo sostenere i Troiani.

La contesa del pomo d’oro

Il coinvolgimento di Afrodite all’interno della Guerra di Troia nasce fin dalla contesa del Pomo d’Oro. Eris, Dea della Discordia, adirata per non essere stata invitata al matrimonio fra la Nereide Teti e Peleo – genitori di Achille – lancia una mela d’oro, verosimilmente presa dal Giardino delle Esperidi, sul tavolo dove siedono Era, Atena ed Afrodite, dedicandola alla più bella.

Le tre Dee si rivolgono in prima battuta a Zeus, cercando un suo giudizio, a cui però il Dio si sottrae. Sceglie Paride, il principe di Troia, perché giudichi al posto suo. Le tre Dee quindi cercano di ingraziarsi il principe troiano. Atena gli offre, in cambio del riconoscimento come più bella, la vittoria sul campo di battaglia. Era, invece, gli promette di diventare Re di tutti gli uomini. Afrodite, infine, gli promette la donna più bella del mondo come sposa.

Ed è proprio Afrodite a cui Paride consegna la mela d’oro, ottenendo in cambio in sposa Elena di Sparta, figlia di Zeus e sposa di Menelao, re di Sparta.

La seduzione di Elena

In prima persona Afrodite affianca e assiste Paride nel suo tentativo di sedurre Elena. La scelta della donna non è in realtà casuale, poiché ella è legata a ben due episodi di ira divina. Il primo riguarda Tindaro, suo padre adottivo (figlia di sua moglie Leda, ma avuta con Zeus). Egli durante un sacrificio si scordò di rendere onore ad Afrodite, e questa lo maledisse dicendogli che le sue figlie avrebbero avuto ben più di un marito.

Il secondo episodio riguarda Menelao, marito di Elena, che in onore del loro matrimonio promise ad Afrodite un grande sacrificio, ma poi venne meno alla promessa, causando un gran risentimento della Dea.

La seduzione di Elena culmina nel suo rapimento, che non è altro che il casus belli della guerra troiana, in cui ben presto tutti gli Dei vengono coinvolti. Tindaro, tuttavia, aveva fatto giurare – su suggerimento di Ulisse – a tutti i numerosissimi pretendenti di Elena di intervenire in soccorso del marito di Elena, chiunque egli fosse stato, in caso di necessità. Proprio questo è il giuramento che Menelao impugna per avere gli ex pretendenti della moglie al suo fianco, ed è così che mette su l’esercito per la Guerra di Troia.

E se Afrodite combatte al fianco dei troiani, Era e Atena indignate affiancano gli achei.

Al fianco dei troiani

Afrodite appare numerose volte direttamente sul campo di battaglia. Principalmente il suo compito è quello di proteggere Enea, suo figlio avuto con il troiano Anchise. In uno dei suoi tentativi di salvare Enea si imbatte in duello con Diomede, il favorito di Atena, e da questi viene ferita al punto da dover battere in ritirata sull’Olimpo.

Tuttavia, in più occasioni ella si ritrova anche a salvare Paride. Quando il principe troiano difatti combatte contro Menelao, la sua sorte sembra essere ormai decisa, ma è proprio Afrodite allora a scendere in campo, prendendo Paride e portandolo via, al sicuro in una torre dove può rifugiarsi insieme ad Elena. La sua protezione dei principi troiani risplende anche in un’altra occasione: morto Ettore, è proprio Afrodite a levarsi come scudo per il suo corpo, proteggendolo insieme ad Apollo per tutto il tempo in cui si trova nell’accampamento greco. Lo mantengono intatto e preservato, fin quando Re Priamo, padre di Ettore, non riesce ad ottenere un accordo per riavere il corpo del figlio.

Adone

Non è insolito per Afrodite punire chi le manca di rispetto causando relazioni incestuose. Uno degli esempi riguarda il re di Cipro, Cinira, e sua figlia Mirra. La maledizione di Afrodite si scaglia su Mirra poiché infuriata con Cancreide, sua madre, che vantava la bellezza della figlia definendola superiore alla Dea.

Così Mirra intraprende una relazione incestuosa con suo padre, da cui nasce Adone. Quando Cinira tenta di uccidere la figlia, già incinta, Afrodite corre in suo soccorso, trasformandola in un albero di mirra. Cinira colpisce l’albero con la spada in un impeto di rabbia: da quella spaccatura nasce Adone, che Afrodite raccoglie in una cesta e consegna a Persefone perché lo cresca al sicuro.

Adone e Venere
Adone e Venere, Antonio Canova, 1795, Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra

Persefone, tuttavia, una volta aperta la cesta e vista la bellezza di Adone decide di tenerlo per sé, nascondendo il bambino ad Afrodite. Zeus chiede consiglio alla musa Calliope, che dirime la contesa in maniera non dissimile da quella di Ade e Demetra per Persefone. Calliope difatti stabilisce che Adone passerà quattro mesi con Persefone e quattro con Afrodite, potendo passare i quattro mesi successivi come più ritiene.

Crescendo, Adone diventa sempre più bello ed entrambe le Dee lo rendono loro amante. Fin quando Afrodite non usa la sua cintura, in grado di rendere chiunque irresistibile, e i suoi poteri d’amore per far invaghire Adone di lei, facendogli passare così più tempo con lei piuttosto che con Persefone. La regina degli Inferi, quindi, si reca da Ares, amante della Dea dell’Amore, raccontandogli di come Afrodite gli preferisse un amante mortale.

Furiosamente ingelosito, Ares si trasforma in un cinghiale, facendosi dapprima inseguire da Adone a caccia, per poi rivoltarsi contro di lui e ucciderlo. Afrodite accorre alle urla strazianti di Adone, ma quando arriva da lui lo trova già morto, con il sangue attorno al suo corpo, sul prato. Afrodite, quindi, ne trasforma il corpo in un anemone, rosso come il suo sangue. L’anima intanto discende negli inferi, trovando di nuovo Persefone.

Afrodite, distrutta, tuttavia si rivolge di nuovo a Zeus, che consente nuovamente ad Adone di rinascere. Egli ritorna a passare quattro mesi con Persefone, quattro con Afrodite e quattro come desiderasse.

Secondo un’altra versione, Adone non è allevato da Persefone, bensì dalle ninfe Naiadi e Afrodite lo incontra per i boschi solo da adulto. Nondimeno, egli viene ucciso da Ares, ma soltanto una volta morto Adone incontra Persefone, dando origine alla contesa con Afrodite.

Altri Miti

Progenie

Diversi sono i figli di Afrodite, sebbene nessuno di questi sia di suo marito Efesto, ma siano tutti nati dai suoi vari amanti, mortali e divini.

Da Ares, Afrodite ha diversi figli. Innanzitutto vi sono  Deimos e Fobos. A Deimos corrisponde il terrore che causa la guerra, la paura che solo un combattimento può portare. Fobos, invece è il Dio del Panico ed è suo il compito, insieme al fratello, di accompagnare il padre in battaglia.

Un’altra coppia di fratelli sono Eros ed Anteros. Eros è il Dio dell’Amore e la tradizione vuole che egli non crescesse, rimanendo solo un bambino. Chiesto consiglio a Temi, Afrodite apprende che per crescere Eros ha bisogno di un fratello. Viene così messo al mondo Anteros, ossia l’amore corrisposto (o, al contrario, non corrisposto). Quando è vicino al fratello Eros cresce normalmente, mentre quando i due fratelli sono separati Eros ritorna ad essere un bambino.

Infine, fra gli altri numerosi figli di Afrodite e Ares è Armonia, Dea dell’amore romantico, dell’armonia e della concordia. Ella viene data in sposa a Cadmo e le loro sono le prime nozze della storia. Tutti gli Dei ne prendono parte e Armonia riceve da Efesto in dono una collana in grado di renderla eternamente giovane e bella. Armonia e Cadmo si sposano a Tebe, ma successivamente si sposteranno in Illiria. Qui dapprima Cadmo viene trasformato in un serpente, ma la stessa sorte tocca ad Armonia, distrutta dal dolore ma che nella nuova forma può nuovamente abbracciare il suo amato.

Da Adone, Afrodite ha Beroe, Dea protettrice e fondatrice della città di Beroa, in Tracia. Nonostante sia corteggiata anche da Dioniso, sarà sposa di Poseidone dopo che suo fratello Eros scocco ben due frecce al cuore del Dio del Mare. In alcune tradizioni ella è invece mortale. Priapo, invece, Dio della fertilità della terra in alcune versioni è figlio di Adone e Afrodite, e quindi fratello di Beroe, in altre di Dioniso e Afrodite e, infine, in altre ancora di Dioniso e una ninfa Naiade.

Figlio di Afrodite ed Ermes è Ermafrodito, in origine un ragazzo bellissimo che acquisì tratti da donna quando si unì alla ninfa Naide Salmace, diventando così nei fatti l’unione di una donna e un uomo, con caratteristiche per metà femminili e per metà maschili. Sua sorella è Peito, Dea della persuasione amorosa e della seduzione. Talvolta, viene indicata come figlia di Oceano e Teti.

Da Poseidone Afrodite ha Rodo, Dea dell’isola di Rodi e moglie di Elio. Fra i suoi altri figli si annoverano Imero, Dio del desiderio amoroso incontrollato, e una schiera di Eroti, figure associate all’amore divino e alla sessualità.

Il più celebre dei figli mortali di Afrodite è sicuramente Enea. Egli, figlio del troiano Anchise, figura nell’Iliade, viene più volte protetto da Afrodite sul campo, e nella tradizione romana tanto che successivamente i gemelli Romolo e Remo verranno indicati come suoi successori. Altro figlio di Afrodite e Anchise è Lirno, sebbene nulla si sappia di lui durante la Guerra di Troia. Alcune tradizioni, difatti, lo vogliono morto da bambino.

Altri Amori

Fra le cause dell’infelicità del matrimonio fra Afrodite ed Efesto vi è anche la continua ricerca di altre relazioni da parte della Dea. Oltre a quella più celebre, quella con Ares, la Dea intrattiene relazioni con molte altre divinità e mortali.

Un amante di Afrodite è Dioniso, il Dio del Vino, ed Era la maledice per la sua promiscuità obbligandola a generare Priapo, un figlio orribile. Anche Poseidone figura fra gli amanti della Dea: quando si scoprì del tradimento di Efesto con Ares, il Dio del mare supportò Afrodite, e da qui nacque la loro relazione.

Zeus prova a sedurre Afrodite nel momento in cui la Dea mette piede su Cipro, ma falliscenel tentativo. Tuttavia, quando Ermes decide di sedurre Afrodite, Zeus lo aiuta, questa volta con successo. Nerito, infine, è un giovane Dio del Mare, unico figlio maschio di Nereo e Doride e fratello delle Nereidi. Egli è il primo amante di Afrodite, quando ancora il mare era la sua casa. Quando la Dea decide di salire sull’Olimpo, tuttavia Nerito si rifiuta di seguirla e per questo motivo, ritenutasi tradita, Afrodite lo trasforma in una conchiglia.

Fra gli amanti mortali, invece, oltre al ben famoso Adone, conteso con Persefone e oggetto della gelosia di Ares, bisogna annoverare specialmente Anchise, cugino di Priamo, Re di Troia, e uomo di cui Zeus fa innamorare la Dea come punizione per causare continuamente innamoramenti fra mortali e Dei.

Eros e Psiche

Il mito di Psiche ci offre il chiaro esempio dell’ira di Afrodite. Ella era una fanciulla di straordinaria bellezza, tanto da suscitare l’invidia della Dea. Questa ordina a suo figlio, Eros, di farla innamorare del peggiore degli uomini, ma Eros nel vedere la fanciulla sbaglia a scoccare la freccia e si innamora lui stesso della giovane, al punto di farla condurre da Zefiro in uno splendido palazzo in cima a una montagna.

Qui Eros va a fare visita a Psiche ogni notte, ma la avverte che non avrebbe mai dovuto vederlo o conoscere il suo volto perché, altrimenti, non sarebbe più potuto tornare da lei. Psiche accetta, ma un giorno le sue sorelle invidiose la istigano a cercare di vedere con l’inganno il suo aspetto. Così una notte, mentre Eros dorme, Psiche prende una lampada ad olio e si avvicina a lui, così da ammirarlo.

Sconvolta dalla sua bellezza, Psiche fa cadere per sbaglio una goccia d’olio bollente sulla pelle del Dio, svegliandolo. La conseguenza fu l’inevitabile abbandono da parte di Eros. Psiche iniziò a cercarlo per tutta la Grecia, fin quando non giunge in un tempio di Demetra, che le consiglia di chiedere aiuto proprio alla madre di Eros. Psiche raggiunge quindi il tempio di Afrodite, alla ricerca della sua benedizione.

Afrodite tuttavia era ancora irata e invidiosa, motivo per cui la sottopone a una serie di prove impossibile. Per primo, le chiede di dividere un mucchio di granaglie secondo il loro tipo, dandole però una scadenza impossibile. Eros agisce in suo aiuto, nel nome dell’amore che nutre per la giovane, e la fa aiutare da delle formiche che sistemano i semi al suo posto.

Successivamente, Psiche viene mandata in un prato dove pascolano pecore dal manto d’oro, con il compito di portare ad Afrodite un po’ della loro lana. La ragazza s’appresta a superare il fiume, ma il Dio del fiume l’avverte che quelle pecore sono malvage e che, se si fosse avvicinata, l’avrebbero attaccata. Le consiglia anche di aspettare mezzogiorno, così da poter raccogliere fili di lana incastrati rimasti fra i rami mentre le pecore vanno a riposare all’ombra. Psiche segue il consiglio e porta a successo anche la seconda prova.

Infine, come ultima prova Afrodite le chiede di scendere negli Inferi e di chiedere a Persefone un po’ della sua bellezza. Psiche riesce ad ammansire Cerbero e paga Caronte, fino a trovarsi di fronte alla Regina dell’Oltretomba… che non si fa scappare l’occasione di fare un torto ad Afrodite. Consegna a Psiche una scatola, dentro la quale dice che vi ha messo parte della sua bellezza.

Psiche torna in superficie, ma decide di tenere per sé parte della bellezza di Persefone, così da poter essere ugualmente amata da Eros. Tuttavia, quando apre la scatola scopre che al suo interno non c’è la bellezza della Dea, ma solo un sonno perpetuo. Eros vola da lei, dopo averla perdonata, e la salva dal sonno. Quindi implora Zeus ed Afrodite, affinché diano il consenso per il matrimonio. E quando i due accettano, Ermes accompagna Psiche sull’Olimpo, perché possa prendere posto fra gli Dei come moglie di Eros.

Ippolito

Se Adone è stato motivo di contrasto con Persefone, Afrodite spesso ha avuto contrasti con molte altre divinità, fra cui Artemide. E a pagar le spese degli scontri con Artemide è Ippolito.

Ippolito è il principe di Atene, figlio di Teseo e Fedra, un giovanotto che decide di seguire il culto di Afrodite, facendo voto di castità e dedicando la sua vita alla caccia. Afrodite è oltraggiata dalla scelta di Ippolito di rinunciare all’amore e ai suoi piaceri, e allora maledice la madre Fedra. Questa viene fatta invaghire del figlio, ma quando Ippolito la rifiuta la donna sceglie di suicidarsi, lasciando al marito Teseo una lettera dove scrive che il suo suicidio è dovuto a un tentativo di Ippolito di violentarla.

Ippolito viene quindi esiliato dalla città, ma durante il suo allontanamento un toro spaventa i cavalli che trainano il suo carro. Questi si imbizzarriscono, finendo con l’uccidere il giovane Ippolito. Straziata dal dolore per la perdita del suo favorito, Artemide rivela a Teseo l’inganno di Afrodite e prega Asclepio di riportare in vita Ippolito.

Proprio perché Afrodite è la causa della perdita di Ippolito, secondo alcune versioni è Artemide ad uccidere Adone, facendolo sbranare da un cinghiale, così da pareggiare i conti con la Dea della Bellezza.

Culto e Oggetti Sacri

Il culto di Afrodite era fortemente diffuso in tutta l’area Greca. Alla Dea erano dedicati diversi tempi e altari in ogni città, ma i centri di culto maggiori in Grecia erano Corinto e le due isole legate alla sua nascita: Citerea e Cipro. Qui, a Cipro, vi erano dei rituali misterici a lei dedicati, ma in generale ad Afrodite i greci rivolgevano spesso preghiere e rituali privati.

Generalmente a lei si sacrificavano perlopiù incensi e ghirlande di fiori, ma talvolta le sono stati offerti sacrifici animali: capre, mucche e tori. Per via della morte di Adone, era proibito offrire alla Dea maiali e cinghiali, tranne che a Cipro e ad Argo, dove le venivano offerti maiali per lenire il dolore della perdita di Adone. In Corinto vi era un gruppo di donne a lei devote, che in suo onore esercitavano la prostituzione. Queste donne prendevano il nome di Hierodouloi, sebbene questo fosse un nome che indicasse in generale qualsiasi essere umano decidesse di diventare servo di un Dio e vivere al suo servizio nel tempio a lui dedicato.

Il culto di Afrodite è quasi certamente introdotto dalla Siria tramite le isole greche, e da lì diffuso in tutta la Grecia. Sembra che un tempo Afrodite fosse sincretizzata con Astarte, la Grande Madre nel culto fenicio e nell’area antistante, non ché sposa di Adon, fortemente venerato in Siria. Tuttavia, se le origini del culto possono essere orientali, il suo sviluppo è completamente greco.

Attributi

Attributo principale di Afrodite è la sua cintura ammaliatrice, in grado di donare a chiunque la indossasse poteri seduttivi irresistibili. Caratteristici sono anche i suoi vestiti, pregiati e adorni da gioielli preziosi e dai colori accesi, in grado di enfatizzare la sua bellezza.

Peculiari è come Afrodite sia in possesso di ben due carri. Il primo è un carro d’oro decorato con gioielli, trainato per i cieli da delle colombe, il secondo invece richiama il suo legame con il mare. In alcune tradizioni minori, infatti, possiede un carro che viaggia per le acque, trainato da tritoni. Infine, a lei sacra è la perla, pietra ritenuta simbolo dell’amore.

Piante e Animali sacri

Fra gli animali sacri spiccano le colombe, simbolo dell’amore, e il cigno. Sebbene quest’ultimo sia generalmente associato ad Apollo, non è raro leggere di apparizioni di Afrodite in sella ad un cigno. Tuttavia, generalmente ella appariva cavalcando un’anatra, altro animale a lei sacro insieme ai passeri. Come animale di terra era a lei sacra la lepre, simbolo di libido. Spesso si regalavano lepri vive come simbolo d’amore.

Per quanto riguarda il mare, i pesci sono sacri alla Dea, del resto è simbolo di natura creatrice e quando fugge in Egitto da Tifone, Afrodite assume la forma di un pesce. Oltre ciò, anche i frutti di mare di qualsiasi tipo erano ritenuti sacri alla Dea, poiché per i greci avevano proprietà afrodisiache.

La mela è il frutto sacro ad Afrodite per eccellenza, a richiamo del Pomo d’Oro che ha dato via alla contesa di Troia. Tuttavia, anche la melagrana, che si dice che sia stata piantata da lei per prima a Cipro, simbolo – fra le altre cose – di fertilità femminile. Fra le piante sacre ad Afrodite per via di Adone ci sono la lattuga, le cui foglie sono state adagiate sul corpo del giovane, il mirto e la mirra, l’anemone e la rosa.

Seguito

Afrodite aveva con sé un numerosissimo seguito, fra cui spiccano gli Eroti e, in particolare, Eros e Imero. Con lei vi erano anche le Cariti, figlie di Zeus e Eunomia (o di Dionisio) e più famose con il nome romano di Grazie, fanciulle legate al culto della vegetazione e della fertilità, tanto umana quanto vegetale. In realtà il loro numero, così come i loro nomi, variano a seconda dei miti. Fra le Cariti al seguito di Afrodite abbiamo Antheia, Dea dei fiori e degli ornamenti floreali, Paidia, Dea della Commedia, ed Eudamonia, Dea della felicità.

Nel seguito della Dea vi erano anche le Ore, custodi dell’Olimpo, Dee della Stagioni e del rispetto delle leggi – fra queste vi era Eunomia, la madre delle Cariti. Ebe, Dea della Giovinezza e Coppiera dell’Olimpo, era amica e parte del seguito di Afrodite, insieme alla figlia di Afrodite Armonia.

Oltre questi, seguivano la Dea un nutrito numero di divinità minori, specialmente legate al mare, ma anche di ninfe e di Ittiocentauri, ossia centauri con la coda di pesce, dove uno dei più famosi è Aphros, rappresentazione della schiuma del mare.

Luoghi di Culto

I centri principali del culto in Grecia erano Cipro e Citerea, ma il culto era molto sentito anche nell’isola di Cos, ad Atene, Tespie, Megara, Corinto e Sparta. In quest’ultima città veniva venerata con abiti di guerra simili a quelli del compagno Ares, quindi con un aspetto comunque bellicoso e legato alla guerra.

Prassitele, Afrodite Cnidia, 360 a.C., Roma, Museo Pio Clementino
Prassitele, Afrodite Cnidia, 360 a.C., Roma, Museo Pio Clementino

Il tempio più famoso di Afrodite tuttavia si trova a Cnido, citta fondata dai Dori in Anatolia, odierna Turchia. Qui vi erano tre tempi a lei dedicati, uno dei quali conteneva la famosa statua di Prassitele dell’Afrodite Cnida, statua che non solo presenta Afrodite spoglia degli abiti e dall’espressione austeri con cui era sempre stata raffigurata, preferendola raffigurare nuda in procinto a fare il bagno, ma è anche il primo nudo femminile dell’arte greca

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