Puoi trovare la versione audio di questo articolo a questo link.
Atena ( Ἀθηνᾶ), figlia di Zeus e Meti, è la Dea della saggezza e della guerra, presiede la difesa delle città e le imprese eroiche, ma è anche la Dea delle arti. Dea vergine e nata per partenogenesi, è conosciuta nel mondo romano come Minerva ed è una divinità olimpica, ossia una dei dodici Dei dell’Olimpo.
Introduzione
Dea guerriera ma dedita anche alle arti, Atena è definita “la Dea dai mille compiti”. Nata per partenogenesi dalla testa di Zeus, Atena è – insieme ad Estia e Artemide – una delle tre Dee vergini. Ella difatti non ha marito né amanti, ma abbraccia la verginità per perseguire i propri obiettivi e dedicandosi unicamente alle sue capacità.
Atena è rappresentata sempre vestita, non esistono statue o dipinti in cui è mostrato il suo corpo o anche solo una parte di esso, poiché secondo la tradizione a nessuno è concesso vedere il corpo della Dea. Indossa sempre un peplo, abito femminile greco simbolo di austerità, ma questo è adornato anche dalle vesti militari che Atena indossa. Raramente, difatti, la Dea è ritratta senza l’elmo, che talvolta porta in mano, l’egida e la lancia.
Le vesti di guerriera non intaccano la bellezza divina della Dea né la sua femminilità: bella al punto da contendersi il Pomo d’Oro, celebri sono i suoi occhi. Difatti Atena è chiamata glaucopide, ossia “dagli occhi lucenti”, in onore dei suoi celebri occhi cerulei. Altri epiteti di Atena sono Promachos, ossia “prima in battaglia” in qualità di condottiera, ma ella è anche Atena Parthenos, “vergine”. Proprio da Parthenos prende nome il Partenone, il tempio posto sull’acropoli di Atene e dedicato proprio alla Dea Atena; all’interno del tempio vi era poi la statua crisoelefantina, in oro e avorio, dell’Atena Parthenos di Fidia. Alta dodici metri, ad oggi la conosciamo solo tramite copie poiché l’originale venne probabilmente distrutta in un incendio.
Ma l’epiteto più celebre di Atena è probabilmente Pallade, “giovane”, epiteto dalle innumerevoli derivazioni. Pallade era un Titano, emblema della Saggezza, spodestato da Atena e che pertanto diventa Pallade Atena, ma Pallade ricorre anche come gigante che cercò di violentare la Dea e che da questa fu ucciso. Un’ultima versione vede invece in Pallade una compagna, o compagno, di giochi di Atena, uccisa per errore dalla Dea durante uno dei loro giochi. In segno di lutto, Atena decise di prenderne il nome, facendosi così chiamare Pallade Atena.
Competenze
La Guerra Saggia
Figlia dell’antica Dea della Saggezza, Meti, e del Re degli Dei, Zeus, Atena incarna il potere che incontra la saggezza. In lei si fondono tanto gli attributi materni quanto quelli paterni, lì dove Atena è l’unione del più potente degli Dei con la più saggia delle Dee. In Atena, potere e saggezza trovano equilibrio ed armonia, conferendole anche un aspetto etico lì dove Atena non condivide l’amore che Ares prova per la guerra, ma anzi guarda ad essa in maniera molto più prudente.
La saggezza di Atena è al servizio del potere: è l’arma principale con cui ella protegge e preserva lo stato e tutte le istituzioni ad esso legate. Ed anche per questo, tutte le opere di difesa sono prerogativa di Atena, quando è lei a presiedere alla costruzione di mura difensive, fortezze, porti e quant’altro.
La prudenza di Atena nei confronti della guerra la dipinge come una dea dedita alla difesa più che all’attacco. Omero non la descrive nemmeno con armi proprie, ma quelle che indossa sono state prese in prestito dal padre Zeus. Quando necessario, è Atena ad infondere agli uomini la saggezza necesasria per evitare scontri aperti. La guerra, per Atena, non è altro che uno strumento per accrescere il potere dello stato, un modo per aumentare la propria influenza, ma non ne subisce il fascino che prova invece Ares. Nè condivide la visione cieca del Dio della Guerra: Atena guarda alla guerra in maniera molto lucida, tattica. Se Ares è la furia guerriera cieca, Atena è lo stratega militare che vince le sue battaglie tattica dopo tattica.
Consigliera di Eroi
La prudenza nella guerra di Atena la porta ad essere la protettrice di tutti quegli eroi che si distinguono tanto per valore quanto per prudenza. Diversamente dalla matrigna Era, ad esempio, Atena ha a cuore la sorte di Eracle, e se Diomede è notoriamente uno degli eroi a lei più cari, tanti altri nella mitologia greca ricevono il consiglio di Atena, da Odisseo a Cadmo passando per Achille e Bellerofonte, senza dimenticare Dedalo.
Atena gioca un ruolo importante nella guerra troiana, schierata al lato dei Greci che aiuta in più riprese in tutto il corso del ciclo troiano. Numerosi sono difatti i suoi interventi nel corso della guerra. La Dea, ad ogni modo, assiste i suoi eroi protetti non solo fornendo aiuto militare, ma spesso e volentieri anche dispensando loro i consigli più saggi per risolvere la situazione, spesso anche senza far necessariamente ricorso alle armi.
Arti e Mestieri
Ad Atena sono indissolubilmente legati anche le arti e i mestieri, partendo proprio dall’agricoltura. Benché questa sia più spesso associata alla zia Demetra, anche Atena presiede all’agricoltura, nello specifico a lei appartengono gli strumenti e le tecniche utilizzati nell’ambito, tanto da contendersi con Demetra l’invenzione dell’aratro. Il ruolo di Atena in questa sfera è da ricercare nell’influenza della prosperità dello stato.
Ed è per questo che Atena crea l’olivo, essenziale nella regione dell’Attica, ma insegna anche alle genti come prendersi cura degli allevamenti e delle coltivazioni, stimolando l’inventiva umana e la creazione di nuove invenzioni utili alla loro prosperità.
E difatti al pari delle invenzioni, ad Atena fanno riferimento la scienza e l’industria. I numeri sono un’invenzione di Atena, così come il carro e la navigazione. Al pari di Efesto, ella è patrona di tutto ciò che è pratico e tecnico. Ma ad Atena fanno riferimento anche tutte le arti, come ad esempio la tessitura, che la condurrà poi ad affrontare Aracne. E proprio le donne non vengono messe in disparte da Atena: è credenza comune che qualsiasi lavoro femminile sia stato inventato da Atena, e che in questi la Dea naturalmente primeggia.
Mitologia
Divinità caratterizzata da una grande potenza e una inestimabile saggezza, Atena è presente in una grande varietà di miti greci. Ha un ruolo importante nei cicli bellici, come nella Gigantomachia o nella lotta a Tifone, ma è specialmente al fianco degli Eroi che si trova.
Nota è anche la sua rivalità con Poseidone, tanto da contendersi la città di Atene , ma ancora ben nota è la sua ingerenza nel ciclo troiano fin dal principio, così come famosa è la sua ira, proverbialmente riassunta nel caso di Aracne.
Nascita
Sulla nascita di Atena si attestano varie versioni, lì dove il filo comune di ognuna è la paternità di Zeus. Esiodo nella Teogonia racconta di come Meti fosse la prima moglie di Zeus, ma di come quest’ultimo l’abbia ingoiata su suggerimento dei nonni Gea e Urano. Una profezia infatti dichiarava che la progenie di Meti sarebbe stata più potente del padre, chiunque egli fosse stato, incluso Zeus.
Non volendo rischiare lo stesso destino del padre Crono e del nonno Urano, venendo quindi deposto da un suo figlio, Zeus decide di seguire il consiglio e ingoiare Meti. Questa, però, era già incinta di Atena. La gestazione continua anche una volta assorbita la Dea, che nel corso della gravidanza fabbricava l’armatura per la figlia. Proprio il rimbombo dei suoi attrezzi causa a Zeus un dolore atroce alla testa, tanto da spingerlo a rivolgersi ad Efesto.
Quest’ultimo apre il cranio di Zeus con la propria ascia ed è ora che Atena viene al mondo, per partenogenesi, già adulta e con indosso l’armatura creata dalla madre. Secondo altre tradizioni, furono Prometeo o Ermes ad assistere Zeus, mentre ancora secondo altre versioni Zeus concepisce Atena da solo, senza Meti.
Una seconda versione vuole Atena figlia del gigante Pallade, che la Dea uccide dopo che questi tenta di violentarla. Ancora, altre versioni vogliono Atena figlia di Poseidone, ma che un giorno essendo ella in collera con il padre, chiede a Zeus di adottarla, che accetta.
Gigantomachia e Tifone
A narrarci della Gigantomachia è Pseudo-Apollodoro nella Biblioteca. Essa ha origine dalla furia di Gea per la sconfitta dei figli Titani per mano di Zeus, ed è così che insieme a Tartaro mette al mondo i Giganti. Essi sono creature altissime e dall’aspetto mostruoso, per metà umani con capelli e barba foltissimi ma con code di serpenti come gambe. Un’alternativa sulla loro origine li vuole nati dalle gocce di sangue di Urano castrato.
Ventiquattro giganti in tutto, ognuno nato con lo scopo di annientare un Dio preciso. Invincibili anche per gli Dei, l’unica soluzione è affrontarli con l’aiuto di un mortale. E fra tutti i mortali, fu Eracle ad affiancare gli Dei nella Gigantomachia, sebbene Dioniso venga talvolta dipinto ancora come semidio durante la lotta contro i Giganti.
Rivale di Atena è il gigante Encelado, ed è Atena stesso ad affrontarlo nella guerra. Atena prende un’aspetto a sua volta più grande rispetto a quello del gigante, tanto da indurlo alla fuga nel corso della battaglia, ma la Dea riesce ad abbatterlo in mare sotterrandolo, grazie all’aiuto di Eracle, sotto una roccia.
Non una roccia qualsiasi, poiché proprio in quell’avvenimento nasce l’isola di Sicilia, sotto la quale Encelado è sotterrato. Egli si dimena, cercando una via di fuga, dando origine ai terremoti, mentre il suo respiro infuocato anima il vulcano dell’Etna.
Terminata la Gigantomachia, ancor più infuriata Gea dà vita, insieme a Tartaro, a Tifone. Un mostro che Pseudo-Apollodoro definisce “di due nature, della umana e della ferina” e della cui storia troviamo versi anche nella Teogonia. Egli è descritto come il più tremendo dei figli di Gea, più alto della montagna più alta, dalle innumerevoli teste, umani e di serpente, e draghi come gambe.
Antonino Liberale nelle Metamorfosi racconta che niente riesce a contrastare la sua forza. Gli Dei decidono, quindi, di fuggire in Egitto e qui assumere aspetto d’animale per sfuggirgli. Atena tuttavia non ricorre a questo stratagemma, ma anzi è lei per prima a redarguire il padre, ricordandogli che in qualità di Re degli Dei è suo compito affrontare Tifone.
E difatti è proprio Atena ad affiancare Zeus nella lotta a Tifone, perlomeno in un primo momento. Padre e figlia assumono un aspetto tanto grande da eguagliare il mostro e con lui ingaggiano una lotta ancora in Egitto, sul Monte Casio. Tuttavia, Atena viene messa fuorigioco rapidamente, così come Zeus viene ferito. Sarà Zeus stesso, alla fine, a sconfiggere Tifone, ma senza i consigli e lo spronare della figlia il Re degli Dei non avrebbe mai compiuto il suo destino.
La rivalità con Poseidone
Grande rivale di Atena è lo zio Poseidone. L’origine nella rivalità fra i due è da ritrovarsi nella disputa per il dominio dell’Attica, la regione greca lì dove sorge Atene. Questa, difatti, sotto il governo di Re Cecrope non era ancora chiamata in tale maniera e tanto Atena quanto Poseidone si contendevano il favore degli abitanti.
I due Dei decidono quindi di sfidarsi in una gara: chi dei due avrà la meglio, trionferà sulla città. Poseidone batte quindi il tridente sul suolo, dando vita al cavallo. Questi si rivela un animale indispensabile, in quanto versatile tanto nella vita civile quanto i quella bellica. Certo di aver vinto, Poseidone fa dono agli ateniesi del cavallo.
Tuttavia, Atena batte contro il suolo con la sua lancia, e da quel gesto prende via l’olivo. Un albero fino a quel momento sconosciuto, ma dai mille usi. Con il suo legno difatti si possono fare le navi, mentre l’olio di oliva è prezioso tanto nel commercio quanto come combustibile. Pianta destinata a diventare la più importante per la cultura greca, gli abitanti attribuiscono la vittoria ad Atena all’unanimità. Proprio per questo, la città di Atene prende il nome dalla Dea – contrariamente, avrebbe avuto il nome di Poseidonia – e lì sulla cima dell’acropoli viene costruito il Partenone, il tempio dedicato all’Atena Parthenos.
Questa contesa fra Atena e Poseidone sembra sul punto di ripetersi a Trezene, in Argolide, lì dove i due Dei si contendono nuovamente il possesso della città. Ma questa volta interviene Zeus, costringendo i due Dei a riappacificarsi e a proteggere entrambi, in comunione, la città. Gli Dei accettano ed è per questo che le monete di Trezene mostrano tanto il tridente di Poseidone quanto la civetta di Atena.
Aracne
Celebre è li mito che vede protagonista Atena insieme ad Aracne, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi. Tema del racconto è la hybris, un tema ricorrente della tradizione greca il cui termine può essere tradotto con “tracotanza, superbia”. Essa è considerata un’azione empia, che porta gli uomini a considerarsi talvolta superiori agli stessi Dei, e che finisce inevitabilmente ad essere motore di catastrofi e tragedie.
Aracne è una fanciulla che vive in Lidia, a Colofone, dove è nota per la sua straordinaria abilità nella tessitura. Aracne difatti è in grado di tessere in maniera così eccezionale che molti affermano che abbia imparato dalla stessa dea Atena, patrona e inventrice dell’arte. Ma la ragazza non è soddisfatta: certa delle sue capacità, Aracne afferma che al contrario è Atena ad aver imparato da lei.
Aracne decide quindi di sfidare Atena a una gara di tessitura, e la Dea si presenta dapprima ad Aracne in incognito, sotto le vesti di una vecchia che le sconsiglia di proseguire con la gara. Determinata nei suoi intenti, Aracne prosegue con la sfida e Atena prende le sue vere sembianze, rivelandosi come Dea.
La gara inizia e Aracne decide di raffigurare nel suo arazzo gli amori divini. Il lavoro finale è perfetto, tanto commuovente per la bellezza quanto puntuale e preciso nel raffigurare tutti gli stratagemmi e gli inganni divini tanto da causare l’ira di Atena.
Oltraggiata dalla tela e dalla superbia della ragazza, Atena distrugge l’arazzo e colpisce Aracne con la spola. La ragazza tenta di suicidarsi, impiccandola, ma Atena ha in mente per lei un destino diverso. Proprio per punirla per la sua arroganza nello sfidarla, la trasforma in un ragno, così da costringerla a filare la tela per tutto il resto della sua vita.
Atena e il ciclo Troiano
La disputa del pomo d’oro
Il coinvolgimento di Atena all’interno della Guerra di Troia nasce fin dalla contesa del Pomo d’Oro. Eris, Dea della Discordia, adirata per non essere stata invitata al matrimonio fra la Nereide Teti e Peleo – genitori di Achille – lancia una mela d’oro, verosimilmente presa dal Giardino delle Esperidi, sul tavolo dove siedono Era, Atena ed Afrodite, dedicandola alla più bella.
Le tre Dee si rivolgono in prima battuta a Zeus, cercando un suo giudizio, a cui però il Dio si sottrae. Sceglie Paride, il principe di Troia, perché giudichi al posto suo. Le tre Dee quindi cercano di ingraziarsi il principe troiano. Atena gli offre, in cambio del riconoscimento come più bella, la vittoria sul campo di battaglia. Era, invece, gli promette di diventare Re di tutti gli uomini. Afrodite, infine, gli promette la donna più bella del mondo come sposa.
Ed è proprio Afrodite a cui Paride consegna la mela d’oro, ottenendo in cambio in sposa Elena di Sparta, figlia di Zeus e sposa di Menelao, re di Sparta. Il suo rapimento non è altro che il casus belli della guerra troiana, in cui ben presto tutti gli Dei vengono coinvolti.
Al fianco dei greci
Al pari di Era, Atena si schiera immediatamente al fianco degli Achei nella guerra di Troia, ferita dall’onta subita dal giudizio di Paride. Gli interventi di Atena al favore dei Greci sono molteplici e su diversi piani. Ella combatte con Diomede, infondendogli il coraggio e la strategia bellica, financo a indossare l’elmo dell’invisibilità di Ade per combattere fianco a fianco con Diomede, non vista, arrivando insieme a lui a ferire Ares, costringendolo a battere ritirata.
Così come Achille trova il favore di Atena: è lei a trattenerlo, tirandolo per i capelli, dall’aggredire Agamennone quando gli ruba la schiava Briseide. Altresì è Atena a prendere le sembianze di Deifobo, fratello di Ettore, per convincere quest’ultimo a scendere in campo contro Achille, nel duello che costerà la vita al principe troiano.
La ripresa della guerra
Dopo il duello fra Menelao e Paride, terminato con la vittoria dell’Acheo, gli Dei tengono una riunione nel palazzo di Zeus. Si propone di far terminare la guerra con il duello, giacché l’onore dell’Acheo è stato riscatto. Ma Era non è d’accordo, domandando la distruzione di Troia, ed alla fine Zeus accorda che la guerra continui.
Per far ciò, però, c’è bisogno di un motivo per cui lo scontro riprenda, e quel motivo è proprio Atena a fornirlo. Scende sul campo di battaglia durante la tregua stipulata dalle due parti e prende l’aspetto del troiano Laodoco. Cerca Pandaro, l’arciere armato di un arco donato direttamente ad Apollo, e lo istiga a scagliare una freccia contro Menelao.
Il troiano accetta, cerca un colpo mortale, ma è Era a mettersi a scudo dell’Acheo, che riporta quindi soltanto una ferita superficiale. È tuttavia sufficiente perché Agamennone dichiari la tregua violata e per riprendere il combattimento.
Il palladio e il cavallo di legno
Risolutiva è Atena anche nella fase finale della Guerra di Troia. In primo luogo, fornisce il suo benestare per rubare il Palladio di Troia. Il Palladio è un simulacro generalmente in legno, che raffigura Atena e che viene custodito all’interno del tempio cittadino. Esso rappresenta l’invulnerabilità della città: finché il Palladio non viene sottratto o distrutto, esso protegge la città.
Ma una volta ricevuto il consenso di Atena, sono Odisseo e Diomede a introdursi di notte nel tempio, riuscendo a rubare il Palladio – e di fatto, segnando il destino della città. Ed è sempre Atena a ispirare ad Odisseo la costruzione del cavallo di legno, mandando allo stesso tempo due serpenti marini a strangolare il sacerdote Laocoonte e i suoi due figli quando il sacerdote dubitava del cavallo e cercò di dissuadere i troiani a farlo entrare nelle mura cittadine.
La punizione di aiace oileo
Pur dalla parte dei greci nel corso della guerra, una volta caduta la città di Troia le sorti cambiano per Aiace Oileo. Costui è un principe della Locride, che a lungo si è distinto sul campo di battaglia tanto da essere fra i migliori combattenti greci in assenza di Achille. Tuttavia, una volta caduta la città di Troia egli s’avventa sulla profetessa troiana Cassandra, violentandola nei pressi dell’altare di Atena.
Cassandra cerca in tutti i modi di sottrarsi, aggrappandosi anche alla statua di Atena per cercar salvezza, ma Aiace non demorde, facendo anche rovesciare la statua. Irata per la profanazione della profetessa proprio all’interno del suo tempio, è Atena in persona a vendicarla. Dopo aver maledetto il viaggio di ritorno di Aiace Oileo, Atena si arma di una folgore del padre Zeus e la scaglia personalmente su Aiace, uccidendolo.
Altri Miti
Erittonio
Pur essendo Dea vergine, vi è una figura da annoverare come figlio di Atena. Egli non è effettivamente partorito dalla Dea, ma da questa viene accolto come figlio.
Essendo Poseidone ancora adirato per la quanto successo con la disputa di Atene, ordisce una vendetta contro la nipote convincendo Efesto che la Dea è invaghita di lui e che presto gli avrebbe fatto visita con la scusa di farsi fabbricare una nuova armatura. Ignari tanto Efesto quanto Atena dei piani di Poseidone, la Dea si reca effettivamente nella fucina divina alla ricerca di nuove armi, ma Efesto, abbandonato da poco da Afrodite e forte delle parole di Poseidone, tenta di possedere la Dea.
Atena riesce a fuggirgli, ma il seme di Efesto cade comunque sul suolo e da ciò nasce Erittonio, essere deforme al pari del padre, con due serpenti al posto delle gambe. Atena è tuttavia mossa a compassione, decidendo di accogliere Erittonio come figlio. Lo sistema in una cesta, che affida alle tre figlie di Re Cecrope, il re di Atene che ha decretato il risultato della sfida con Poseidone, raccomandandosi con queste di non aprirla. Tuttavia le tre ragazze – Aglauro, Pandroso ed Erse – disubbidiscono al volere della Dea e aprono la cesta.
Adirata per la disobbedienza, Atena spinge Aglauro ed Erse a gettarsi dalla rocca di Atene, mentre Pandroso viene risparmiata poiché all’ultimo distoglie lo sguardo, non sbirciando nella cesta. Atena però decide di occuparsi di Erittonio in prima persona. Lo porta nell’Eretteo, il tempio di Atene dedicato tanto ad Atena quanto a Poseidone, e qui lo nutre e lo alleva.
Una volta cresciuto, Erittonio scalza Anfizione come Re di Atene, diventandolo a sua volta e instituendo le feste Panatenee (secondo altre versioni invece istituite da Teseo). Fra le sue innovazioni, ci sono la quadriga e l’uso del denaro. Sposa la ninfa Prassitea, con cui poi avrà Pandione.
Protettrice di Eroi
Il flauto di Atena
Quando Perseo uccise Medusa, le urla di dolore per la perdita della sorella delle Gorgoni Euriale e Stenno colpirono Atena. La Dea decide quindi di creare uno strumento in grado di replicare il loro lamento, e dopo diversi tentativi crea l’aulos, il flauto a due canne generalmente in osso tipico dell’Antica Grecia.
Giunto il momento di provare lo strumento, Atena lo suona al cospetto degli Dei durante un banchetto sull’Olimpo. Sebbene gran parte degli Dei si rivelano affascinati dal suono dello strumento, Era e Afrodite, antiche rivali di Atena per la disputa del Pomo d’Oro, scoppiano in risate tali che fanno fuggire la Dea.
Atena trova rifugio presso le sponde di un ruscello e qui inizia di nuovo a suonare il flauto. Vedendo la sua immagine riflessa, con le gote gonfie e un’espressione buffa mentre suona, Atena capisce la ragione delle prese in giro delle Dee. Scaglia quindi lo strumento nell’acqua, lasciandolo a disposizione di chiunque lo troverà.
E se Atena non suonerà mai più il flauto, a ritrovare l’aulos sarà, per sua sfortuna, Marsia. Ma la sua storia lo porterà al cospetto di un altro dio: Apollo.
L’indovino Tiresia
L’indovino Tiresia è presente in molti miti della tradizione classica e varia è anche l’origine della sua cecità. Una di queste versioni vede come artefice proprio Atena.
Difatti Atena si trovava presso una sorgente e qui vi faceva il bagno, ma il corpo della Dea è sempre stato precluso allo sguardo umano. Una delle poche divinità giammai ritratta nuda, o con anche solo parti del corpo visibili all’infuori di testa, braccia e piedi, posare gli occhi su Atena priva di vesti comportava gravi conseguenze.
A pagarne lo scotto è Tiresia. Egli raggiunge la sorgente perché assetato e nel tentativo di dissetarsi, ignaro della presenza della Dea, finisce col posare gli occhi sul corpo di Atena. Immediatamente la cecità si abbatte sugli occhi di Tiresia, la cui madre – la ninfa Cariclo – implora pietà alla Dea.
Atena non può revocarne la cecità, ma mossa a compassione da Cariclo decide di far dono a Tiresia dell’occhio interiore, donandogli capacità profetiche e rendendolo indovino.
Culto e Oggetti Sacri
Il culto di Atena era molto diffuso tanto in Grecia quanto nelle colonie. A lei erano particolarmente legate le città di Sparta e di Atena, ma in pressoché ogni città è presente un altare a lei dedicato. Rappresentando la difesa della città, questi venivano generalmente edificati sull’acropoli, nella parte più alta, e all’interno veniva custodito il Palladio, il simulacro di legno della Dea che rappresentava l’inespugnabilità della città.
A lei sono dedicate le feste Panatenee, create secondo la leggenda o da Erittonio o da Teseo. Le Panatenee erano la festa principale dell’Atene antica, a cui tutti i cittadini – donne comprese – potevano prendere parte. Erano composte da una processione fino al tempio sull’Acropoli e dai Giochi panatenaici, competizioni sportive la cui vincita consisteva in olio prodotto dagli ulivi sacri di Atena.
Nel pregare Atena bisogna, come d’uso con gli Dei Olimpici, levare le mani al cielo così da attirare la sua attenzione. Atena accetta come sacrifici gufi, serpenti e ulivi, sebbene alcune tradizioni la vogliono accettare il sacrificio di qualsiasi animale femmina, ma non di un agnello femmina. In Locride era d’uso sacrificarle anche bambini o fanciulle ogni anno, come espiazione per gli atti commessi contro Cassandra da Aiace Oileo. Anche in altre parti della Grecia era comune offrirle sacrifici umani.
Attributi
Attributi principali di Atena sono le sue armi: la lancia, lo scudo e l’elmo. Sempre rappresentata con il peplo, l’abito femminile simbolo di austerità, su cui però Atena porta le armi. Attributi indispensabili della sua figura sono lo scudo su cui è incastonata la testa di Medusa, uccisa da uno dei suoi protetti, l’eroe Teseo.
Ma Atena porta anche l’egida, un mantello a frange corte (o talvolta un’armatura) indistruttibile realizzato con la pelle della capra Amaltea, che aveva nutrito il padre Zeus una volta che Rea lo aveva sottratto a Crono.
Piante e animali
In origine, l’animale legato ad Atena non era il gufo, bensì il corvo. Questo è un animale che è stato spesso associato a più divinità e Atena non è da meno. Il suo legame con il corvo nasce da Cornix, o Cornis, principessa della Focide di cui Poseidone era invaghito, tanto da provare a violarla. Attirata dalle urla di Cornix, Atena decide di correre in suo soccorso, trasformandola in un corvo così da sfuggire al Dio dei Mari.
Da quel momento, il corvo è stato il simbolo di Atena, fin quando sempre sotto forma di corvo, la principessa non assiste all’apertura della cesta di Erittonio da parte di Aglauro e le sue sorelle, che in questo modo contravvenivano al preciso ordine di Atena di non aprirla mai e poi mai.
Irata, Atena la degrada, e a lei preferisce ora la civetta, antico simbolo di saggezza e sapienza. La civetta di Atena prende forma da una storia simile, che coinvolge Nittimene. Questa era principessa di Lesbo, figlia di Re Nitteo: quando il padre tentò di violentarla, Atena accorse anche in suo soccorso, tramutandola nella civetta suo simbolo.
La pianta sacra ad Atena, invece, è l’ulivo. Si dice che l’ulivo attico sia germogliato proprio per mano sua, durante la disputa per la città di Atene con lo zio Poseidone. Da quel momento, grazie ai suoi molteplici usi tanto come legname quanto a livello alimentare, l’ulivo ha ricoperto un ruolo primario in tutto il periodo greco.
Luoghi di Culto
Atena era venerata in tutta la Grecia, altari e templi a lei dedicati sono innumerevoli. Il più celebre di tutti è sicuramente il Partenone, posto sull’acropoli di Atene. Maestoso esempio di architettura classica e ad oggi patrimonio UNESCO, è qui che vi si trovava la statua crisoelefantina di Fidia, la statua raffigurante Atena alta dodici metri, considerata una delle meraviglie dell’epoca. Sempre sull’acropoli di Atene vi è il tempio di Atena Nike, dell’Atena vittoriosa (ma Nike è anche la Dea della Vittoria, strettamente legata ad Atena), i cui bassorilievi celebrano la vittoria dei Greci sui Persiani.
Sull’acropoli di Sparta invece vi era il tempio di Atena Chalkioikos, lì dove Chlakioikos è un termine legato alle placche di bronzo utilizzate per la costruzione del tempio. A questo tempio, di cui oggi resta ben poco, è legata la sorte del re spartano Pausania. Egli era comandante delle forze greche a Platea ma accusato di simpatie filo-persiane. Richiesto il suo arresto, egli si rifugia nel tempio, consapevole che non l’avrebbero profanato. Di fatti, gli spartani non irrompono nel tempio, ma lo circondano per lungo tempo. Alla fine, stremato dalla fame e dalla sete Pausania esce da questo, per poi essere catturato ed ucciso.
In Italia, a Siracusa viene fatto costruire un tempio dedicato ad Atena dal tiranno Gelone in seguito alla vittoria di Siracusa su Cartagine, ma il tempio siciliano subisce una sorte ben particolare. Eretto lì dove un tempo vi era un altro edificio di culto, ad ora è inglobato all’interno del Duomo di Siracusa, ed è possibile vederne le colonne tanto all’interno quanto all’esterno. Rimanendo in Italia, un altro celebre tempio dedicato ad Atena si trova a Paestum, antica Poseidonia e città protetta da Poseidone, ma devotissima anche ad Atena e ad Era. Qui, di fatti, oltre ad un Heraion sorge anche un tempio per Atena. Tempo addietro questo tempio si riteneva dedicato a Cerere (Demetra), ma il rinvenimento di alcune statuette di terracotta dedicate ad Atena fa protendere invece verso questa interpretazione.