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Era

by rapsodiamitologica

Era (Ἥρα), figlia dei Titani Crono e Rea, è la sovrana dell’Olimpo e Dea del matrimonio, del parto e delle donne, ma anche del cielo stellato. Coniuge di Zeus e conosciuta nel mondo romano come Giunone (Iuno), Era è una divinità olimpica, ossia una dei dodici Dei dell’Olimpo.

Statua di Era Barberini
Statua di Era, denominata “Era Barberini”. Copia romana del II secolo d.C. di originale greca. Attualmente esposta ai Musei Vaticani. Fotografia originale di Miguel Hermoso Cuesta, via Wikimedia Commons.

Introduzione

Regina degli Dei e dell’Olimpo, Era è una delle poche divinità secondo Erodoto di origine puramente greca e non sincretizzata con mitologie e pantheon stranieri. Sorella e moglie di Zeus, secondo alcuni miti sarebbe la gemella di questi, mentre secondo altre versioni ella è la più grande fra le sue sorelle.

Descritta come una donna maestosa, imponente – da lei l’aggettivo giunonico – di una bellezza estrema, tanto da poter rivaleggiare con Afrodite. Viene raffigurata generalmente con il polos, la corona cilindrica tipica delle divinità femminili, specialmente le divinità Madri, diffusa nell’Anatolia, nel mondo orientale e in Grecia. In mano generalmente stringe uno scettro, la cui sommità è ornata da un cuculo, o talvolta una melagrana a richiamare il ciclo di vita e morte. Talvolta ha un velo sul capo, a simboleggiare il suo ruolo di moglie di Zeus.

I suoi epiteti ci arrivano perlopiù da Omero: ella è la dea “dalle bianche braccia” (leukolenos), dalla splendida chioma (eukomos) ma anche e specialmente “boopide”, ossia “dagli occhi di bovino” (boopis). Quest’ultimo è infatti il suo epiteto principale, richiamato più volte nei poemi omerici, dovuto alla grandezza degli occhi, elemento di bellezza proprio della Dea.

Era è una divinità ritratta come iraconda e vendicativa, estremamente gelosa del marito ed ogni volta che ne scopre un tradimento le sue reazioni sono distruttive. In particolare, fra tutti, il suo odio si abbatte in particolare su Eracle, figliastro emblema dell’infedeltà del marito. Ma Era non è una divinità che apprezza il genere umano: la continua infedeltà di Zeus la porta a odiare gli umani indistintamente.

Competenze

Dea del Matrimonio

Il matrimonio e la fedeltà coniugale sono la principale competenza divina di Era. Moglie di Zeus e sovrana degli Dei, ella presiede sulla vita familiare ma a lei in particolare è legata la sfera femminile. Ella è protettrice dei matrimoni, ma anche simbolo di donna sposata, poiché a queste dedica particolari attenzioni.

Nei poemi omerici, successivamente al suo matrimonio con Zeus, Era assume la stessa importanza del consorte agli occhi tanto dei mortali quanto degli Dei. Nell’Iliade anzi è descritta come principale consigliera del marito, oltre che sua confidente prediletta. Nonostante ciò, non bisogna intendere come paritaria la relazione di potere fra Zeus ed Era . Al contrario, lei rimane molto più debole di suo marito e non è immune ai suo castighi.

Presso gli antichi Greci è di uso comune sposarsi nel mese di Gamelion (letteralmente, “il mese del matrimonio”), equivalente su per giù a Gennaio, proprio in onore di Era. Questo infatti è il mese dedicato alla Dea, durante il quale si consumano sacrifici rituali in suo onore.

Dea del Parto

Dea della famiglia e protettrice delle donne, non sorprende che anche tutto ciò che riguarda la fertilità sia una competenza di Era. Ella infatti protegge le partorienti, così come è a lei che vengono rivolte le preghiere, sia a protezione di una gravidanza sia per favorirne una.

Tuttavia, la dea principale del parto non è Era, bensì Artemide, così come la fertilità è primariamente associata a Demetra. Nonostante ciò, Era ne condivide gli ambiti di competenza, assumendo un ruolo maggiormente legato alla sfera familiare e al ruolo di moglie rispetto alle altre due olimpiche.

Allo stesso modo, vi è una divinità collegata unicamente al parto e al travaglio, Ilizia. Ella è peraltro una dei figli di Era e Zeus, che nonostante in diversi miti venga raffigurata come figura a sé stante, in altre versioni si fonde con la figura di Era. Ancora, in altri casi Ilizia non è più una divinità, ma l’attributo della Dea legata alla sfera fertile. Un esempio è Argo, dove Era viene considerata proprio una Ilizia e venerata con l’attributo di Eileithyia, il nome greco di Ilizia.

Cielo e Potere

Oltre alle sue competenze principali, Era ne condivide due con il marito: cielo e potere.

Era è difatti anche una divinità celeste, ossia una divinità collegata al Cielo. Moglie di Zeus, Era è a tutti gli effetti la Regina dei Cieli, ma lei è anche dea dell’aria e del cielo stellato, tant’è che a lei rispondono le costellazioni.

Il ruolo prevalente delle divinità celesti è comune in molte religioni, specialmente nell’area indo-europea. Il Dio collegato al Cielo è infatti spesso il sovrano degli Dei o il più potente nel Pantheon. Lo stesso avviene per chi fra le donne è considerata Regina dei Cieli, tant’è che Era è estremamente potente, pur se non quanto il marito. Per quanto quindi non sia il suo dominio principale, la sfera celeste resta comunque strettamente collegata ad Era.

Le costellazioni trovano un ruolo di spicco nella mitologia legata alla Dea: basti pensare alla Via Lattea, che secondo la tradizione greca nasce da gocce di latte perso dal seno di Era. Considerata protettrice del cielo stellato e delle costellazioni, parimenti al marito Era è capace di evocare piogge e tempeste per manifestare il suo volere.

E sempre come il marito, Era sovrintende sul potere pubblico e privato. Era protegge le dinastie e le famiglie, a lei ci si rivolge per la ricerca di un erede legittimo e non è raro che manifesti il suo favore con la nascita di un erede maschio. A livello pubblico ella è patrona dei Re e degli Imperi, delle dinastie reali e della politica. Questo aspetto politico della Dea verrà poi enfatizzato in ambito romano, dove diverrà parte della Triade Capitolina insieme a Giove e Minerva (Zeus e Atena) con il ruolo di protettrice e signora dello stato.

Mitologia

Regina degli Dei e divinità estremamente potente, Era è presente in una gran varietà di miti e leggende greche. Ella figura nelle saghe degli Dei contro i Titani e contro i Giganti, a lei è legata in particolar modo la figura di Tifone, così come prende parti nel ciclo troiano e nelle vicende degli Argonauti.

Tuttavia, Era è sicuramente più famosa per le vicende di Eracle, a cui è fortemente avversa, acciecata dall’odio e dalla gelosia. E sempre la gelosia gioca un ruolo centrale nella maggior parte dei miti riguardanti Era, dando vita al ciclo chiamato “Le Gelosie di Era” nel quale ella si scaglia contro le amanti del marito.

Nascita e Titanomachia

Delle origini di Era ne parla Esiodo nella sua Teogonia, dove narra fra le altre vicende anche la nascita dei Crònidi e la seguente Titanomachia, quest’ultima trattata anche da Pseudo-Apollodoro nella Biblioteca.

Una profezia rivelata da Gea e Urano ai loro figli Rea e Crono afferma che Crono sarebbe stato sconfitto per mano del proprio figlio. Per questo motivo Crono, non volendo chiaramente perdere il trono e non potendo ugualmente uccidere la propria progenie poiché immortale, ingoia quindi i propri figli non appena messi al mondo.

Così accade anche per Era, così come ai suoi fratelli Ade, Poseidone, Demetra ed Estia: divorati dal padre direttamente al momento della nascita. Le cose cambiano quando Rea, distrutta dal dolore per la fine dei figli, decide di nascondere Zeus a Creta, presentando a Crono invece un sasso.

Una volta cresciuto, Zeus riesce a raggirare il padre, e tramite un emetico fornito da Rea riesce a far risputare al padre i figli ingurgitati, fra cui Era. Da qui ha inizio la Titanomachia, la guerra combattuta dagli Dei guidati da Zeus e dai Titani alleati di Crono, guidati da Atlante.

La Titanomachia va avanti per dieci anni e il punto di svolta è nuovamente una profezia di Gea, che porta Zeus a liberare dal Tartaro i Ciclopi e gli Ecatonchiri (o Centimani). Una volta liberi i Ciclopi forgiano gli attributi tipici di Ade, Poseidone e Zeus, ma la storia di Era nella Titanomachia è diversa.

Seppur schierata al fianco dei suoi fratelli, difatti nell’Iliade vi è un racconto di Era che riferisce come mentre i suoi fratelli imperversavano nella lotta, lei fu portata da sua madre da Oceano e Teti (la Titanide, da non confondere con l’omonima Nereide madre di Achille). Qui Era viene cresciuta ed allevata, tanto che ci si riferisce spesso a Teti come madre putativa della Dea. Ciò fa anche sì che in alcune versioni, come negli Inni Omerici, Era non sia consapevole delle proprie origini e che anche per questo sposi il fratello Zeus. Altresì, in altre versioni invece Era è ben consapevole della realtà, ma guarda comunque a Teti e ad Oceano con l’affetto di una figlia.

Gigantomachia

Della Gigantomachia parla ancora Pseudo-Apollodoro nella Biblioteca e se nella Teogonia di Esiodo non vi è riferimento, è probabile l’esistenza di un poema perduto ad essa dedicata.

La Gigantomachia ha origine dalla furia di Gea per la sconfitta dei figli Titani, ed è così che insieme a Tartaro mette al mondo i Giganti. Essi sono creature altissime e dall’aspetto mostruoso, per metà umani con capelli e barba foltissimi ma con code di serpenti come gambe. Un’alternativa sulla loro origine li vuole nati dalle gocce di sangue di Urano castrato.

Ventiquattro giganti in tutto, ognuno nato con lo scopo di annientare un Dio preciso. Invincibili anche per gli Dei, l’unica soluzione è affrontarli con l’aiuto di un mortale. E fra tutti i mortali, fu Eracle ad affiancare gli Dei nella Gigantomachia.

Diversamente dalla Titanomachia, che vede Era defilata rispetto ai suoi fratelli, nella Gigantomachia la Dea ricopre un ruolo di prima linea. Difatti, ella è presente nella lotta contro Porfirione, il Re dei Giganti e opposto di Zeus.

Porfirione difatti, morto il fratello Alcioneo, si avventa con furia su Era, strangolandola. Interviene allora Eros, colpendo il Gigante con una freccia allo stomaco, ma questo fa sì che con crescente furia Porfirione tenti di abusare della Dea. In aiuto di questa arrivano Zeus ed Eracle che insieme riescono a sconfiggere il Gigante. Infatti Zeus, rabbioso, scaglia la propria folgore contro il Gigante, che Eracle poi finisce a colpi di clava.

Era ritorna anche nelle vicende contro i due Aloadi, Oto ed Efialte. Questi, figli gemelli non di Gea e Tartaro ma di Poseidone ed Ifimedia, sfidano gli Dei impilando il Monte Olimpo, il Monte Ossa e il Monte Pelio. Secondo una profezia loro fatta non sarebbero stati vinti né da mortali né da Dei, e difatti riescono a sconfiggere Ares che li affronta. Imprigionato questo in un vaso di bronzo, da cui verrà successivamente liberato da Ermes, Efialte insidia Era, mentre il gemello Oto rivolge le sue attenzioni ad Artemide. È proprio Artemide a sconfiggerli, trasformandosi in un cervo bianco che i due gemelli tentato di colpire ma finendo tragicamente per uccidersi a vicenda.

Matrimonio con Zeus

Era e Zeus sul monte Ida
Era e Giove sul monte Ida (dettaglio), James Barry, 1790~99, Art Galleries, Sheffield

Pur non essendo la prima moglie di Zeus, Era è colei che diviene sua regina dopo la conquista del trono di Crono. Era è fra la più belle fra le Dee, seconda forse unicamente ad Afrodite, e una volta vista Zeus decise che l’avrebbe presa come moglie e Regina.

Era, che si trova ancora presso Oceano e Teti, non cede al corteggiamento di Zeus rifiutando la sua prima proposta. Così Zeus decide di trasformarsi nell’animale che avrebbe successivamente rappresentato la Dea: il cuculo. Assunto l’aspetto dell’animale durante una tempesta da lui creata, Zeus tenta così di sedurre con l’inganno la sorella. Questa, una volta visto, lo raccoglie da terra per accudirlo, portandolo al seno per riscaldarlo. Zeus rivela quindi il proprio aspetto ed Era a questo punto accetta di sposarlo. In alcune versioni, il matrimonio avviene poiché Era si vergogna della violenza subita e sceglie di porvi rimedio con le nozze.

Il loro matrimonio fu grandioso e vi presero parte tutti gli Dei e tutte le Dee. Il mondo intero fiorì e la stessa Gea creò per loro, come dono, un giardino meraviglioso con mele d’oro. A guardia di questo giardino vennero poi messe le Esperidi, da cui prenderà il nome, e il Drago Ladone.

Il matrimonio fra Zeus ed Era è un matrimonio felice. Passano una luna di miele lunga trecento anni, al termine dei quali però Zeus ritorna alla sua vita poligama e infedele, causando così continui dolori alla Dea. Ma per quanto Zeus possa amare la moglie, egli ama anche la Grecia e i mortali. Il dolore e la gelosia di Era fanno sì che la Dea perseguiti la progenie mortale del marito, in particolare l’odiato Eracle, e che tenga sempre sotto controllo Zeus quando scende sulla terra.

Il matrimonio di Zeus ed Era viene usato anche per spiegare i vari fenomeni atmosferici. Quando il cielo è sereno, i due Dei vivono in pace e in sintonia fra loro. Quando invece appaiono tormente, tempeste e cicloni, essi sono la rappresentazione dei violenti e feroci litigi fra i due coniugi.

Tifone

La versione più comune del mito di Tifone narra che, terminata la Gigantomachia, Gea – ancor più infuriata – dà vita, insieme a Tartaro, a Tifone. Un mostro che Pseudo-Apollodoro definisce “di due nature, della umana e della ferina” e di cui si trova riferimento anche nella Teogonia. Egli è descritto come il più tremendo dei figli di Gea, più alto della montagna più alta, dalle innumerevoli teste, umane e di serpente, e draghi come gambe.

Niente e nessuno riusciva a contrastare la sua forza e quando questi mise sotto scacco l’Olimpo, gli Dei decisero di fuggire in Egitto e qui assumere un aspetto d’animale per nasconderglisi. Secondo alcune tradizioni, Era assume l’aspetto di una vacca bianca, dando origine al sincretismo con Harot. Tuttavia, la tradizione che vuole gli Dei assumere aspetto d’animale in Egitto è più tarda rispetto alle fonti più antiche. Ad ogni modo, furono Zeus ed Atena ad affrontare il mostro e a vincerlo.

Ma pur con lo stesso epilogo, il mito di Tifone ha un’altra origine. Negli Inni Omerici, infatti, Tifone non è generato da Tartaro e Gea, ma da Era sola. Infatti, la nascita di Atena per partenogenesi da Zeus causa la furia di Era poiché vede il marito procreare da sola. E nel pieno della sua rabbia Era invoca così i poteri del cielo e della terra. La sua rabbia non è unicamente rivolta a quella nascita autonoma, ma anche perché Atena adesso è accolta da subito fra gli Dei dell’Olimpo, contrariamente al figlio Efesto che invece ha dovuto guadagnarsi l’appartenenza all’Olimpo.

Ed è così che quindi Era cerca di generare un figlio da sola, ma che sia ricordato tanto fra gli Dei – con tutti i quali è adirata – quanto fra gli uomini. Ed è così che invoca tutte le forze del cielo e della terra, ma anche i Titani rinchiusi nel Tartaro, per generare un figlio tanto più forte di Zeus almeno quanto egli è più forte di Crono. E per un anno intero Era rimane lontana dal talamo di Zeus e dal suo trono sull’Olimpo, rimanendo invece nei suoi templi, ed alla fine dell’anno viene al mondo Tifone “terribile, orrendo, flagello dei mortali”.

La ribellione contro Zeus

Oltre all’episodio di Tifone, il carattere burrascoso del matrimonio fra Era e Zeus e la gelosia della Regina degli Dei si traduce altre volte in episodi distruttivi.

Uno di questi è narrato nell’Iliade, dove viene raccontato che un giorno Era, spinta dalla sua gelosia e dai maltrattamenti subiti, istiga insieme a Poseidone e ad Atena una rivolta contro Zeus.  Al loro fianco si schierano molti altri Dei ed Era somministra quindi a Zeus un sonnifero perché Apollo e Poseidone potessero legarlo.

Cento nodi vengono stretti attorno al Re degli Dei, così che non possa muovere nessun muscolo, e la sua folgore viene nascosta, lontano dalla sua portata. Ma la Nereide Teti, la madre di Achille, scopre la ribellione e chiama a supporto l’Ecantonchiro Briareo.

Le cento mani di Briareo sciolgono i cento nodi attorno il corpo di Zeus, che una volta libero ritrova velocemente la sua folgore. Gli Dei chiedono pietà a Zeus, che tuttavia punisce Hera appendendola per i polsi, lasciandola sospesa fra cielo e terra tramite catene d’oro forgiate da Efesto, con due incudini ai piedi. Zeus la libera solo quando saranno gli altri Olimpi a chiedere la sua libertà, spinti dalle urla di dolore della Dea, ma tutti loro – ed Era specialmente – sonocostretti a giurare che mai più si ribelleranno a lui.

Odiare i mortali: Eracle

Il Pomo d’Oro e la Guerra di Troia

Era ricopre un ruolo di spicco all’interno della Guerra di Troia e nell’Iliade. In una guerra dove gli Dei intervengono e si schierano al fianco degli uni o degli altri, spesso cambiando le sorti delle battaglie, Era primeggia nel suo sostenere gli Achei.

La contesa del Pomo

Il coinvolgimento di Era all’interno della Guerra di Troia nasce fin dalla contesa del Pomo d’Oro. Eris, Dea della Discordia, adirata per non essere stata invitata al matrimonio fra la Nereide Teti e Peleo – genitori di Achille – lancia una mela d’oro, verosimilmente presa dal Giardino delle Esperidi, sul tavolo dove siedono Era, Atena ed Afrodite, dedicandola alla più bella.

Le tre Dee si rivolgono in prima battuta a Zeus, cercando un suo giudizio, a cui però il Dio si sottrae. Sceglie Paride, il principe di Troia, perché giudichi al posto suo. Le tre Dee quindi cercano di ingraziarsi il principe troiano. Atena gli offre, in cambio del riconoscimento come più bella, la vittoria sul campo di battaglia. Era, invece, gli promette di diventare Re di tutti gli uomini. Afrodite, infine, gli promette la donna più bella del mondo come sposa.

Ed è proprio Afrodite a cui Paride consegna la mela d’oro, ottenendo in cambio in sposa Elena di Sparta, figlia di Zeus e sposa di Menelao, re di Sparta. Il suo rapimento non è altro che il casus belli della guerra troiana, in cui ben presto tutti gli Dei vengono coinvolti.

Affresco con il Giudizio di Paride
Affresco (frammento) che ritrae il Giudizio di Paride. Età romana, ritrovato a Pompei nella Casa di Giove. Attualmente esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Era al fianco dei greci

Era ed Atena si schierano da subito al fianco degli Achei, offese per il giudizio di Paride. Al loro fianco ci sono anche Poseidone, Efesto e Teti, mentre dalla parte dei Troiani parteggiano Afrodite, Artemide e Apollo, Ares, Scamandro (Dio protettore di Troia) e Zeus, giacché i Troiani sono suoi discendenti tramite il figlio Dardano.

Era è molto presente nell’Iliade, ma fra tutti gli eventi che la vedono protagonista ne spiccano due: il patto con Zeus nel Canto IV e la seduzione di Zeus nel Canto XIV. Se difatti in più Canti la Dea scende sul campo a favore degli Achei, arrivando anche a progettare con Atena di violare i patti fra gli Dei pur di proteggere i suoi beniamini – impresa in cui desisterà – è in concreto lei a decretare la fine di Troia.

Dopo il duello fra Menelao e Paride, terminato con la vittoria dell’Acheo, gli Dei tengono una riunione nel palazzo di Zeus. Si propone di far terminare la guerra con il duello, giacché l’onore dell’Acheo è stato riscatto. È Era, però, a rifiutarsi: la Dea infatti non vuole semplicemente che Troia perda la guerra, ma vuole che la città in sé venga completamente distrutta. Zeus, pur controvoglia, acconsente che la guerra continui. Perché ciò avvenga, c’è bisogno che una delle due parti violi la tregua stipulata in occasione del duello fra Paride e Menelao, ed Era ottiene che Atena scenda sul campo di battaglia per far riprendere la guerra.

Atena quindi scende sul campo di battaglia con l’aspetto del Troiano Laodoco e va alla ricerca dell’arciere Pandaro, armato di un arco donato direttamente da Apollo. Il progetto di Era, infatti, è che i troiani rompano la tregua, addossandosi le colpe del caso e far riprendere la guerra. È per questo che Atena istiga Pandaro a scagliare una freccia contro Menelao. Il troiano accetta, cerca un colpo mortale, ma è la Dea a mettersi a scudo dell’Acheo, che riporta quindi soltanto una ferita superficiale. È tuttavia sufficiente perché Agamennone dichiari la tregua violata e per riprendere il combattimento.

Zeus quindi proibisce gli Dei di interferire con il campo di battaglia di Troia, ma Era compie nuovamente un’altra azione risolutiva a favore degli Achei. Giacché i Troiani stanno avendo la meglio sul campo di battaglia, ella decide di sedurre Zeus perché possa allentare l’attenzione che rivolge al campo di battaglia, dando campo libero agli altri Dei di sostenere gli Achei. Ella quindi prende in prestito da Afrodite la sua cinta, incantata perché chi la indossi acquisisca estreme capacità seduttive e con questa si reca da Zeus. Dopo averlo sedotto, interviene Ipno, dio del Sonno, che addormenta Zeus. Poseidone quindi ha via libera per supportare gli Achei nella lotta, che termina con il ferimento di Ettore.

Era e gli Argonauti

La vicenda di Era con gli Argonauti e, in particolare, con Giasone trova origine dal sacrilegio di Pelia. Questi era un figlio illegittimo di Poseidone e Tiro, abbandonato alla nascita dalla madre a causa dei maltrattamenti subiti da Sidero, sua madre. Tiro sposa quindi Creonte, re di Iolco, ma una volta che Pelia cresce e scopre la verità decide di vendicare la madre, uccidendo Sidero all’interno del santuario di Era in cui si era rifugiata. Già il sacrilegio in sé è sufficiente ad attirare le ire di Era, ma successivamente Pelia dimostra un disprezzo sempre crescente nei confronti della Dea.

Una volta ottenuto il potere di Iolco al posto del fratellastro Esone, attorno alla figura di Pelia ruotano due profezie. La prima afferma che perderà la città per mano di un discendente di Eolo, e così Pelia li fa uccidere tutti i discendenti del Dio con l’eccezione proprio del fratellastro Esone. Costui, figlio di Tiro e Creonte, ha già un figlio, Giasone, che viene allontanato da Iolco ed istruito dal centauro Chirone.

La seconda profezia afferma di guardarsi dall’incontro con un giovane con un solo un calzare, ed è qui che entra in gioco Giasone. Infatti, tornato a Iolco, Giasone trova nei pressi del fiume Anauro una vecchia mendicante che cerca aiuto per guadare il fiume. Tutti i passanti passano oltre, senza aiutarla, ma Giasone la prende in braccio, guadando il fiume e perdendo in questo proprio un calzare. La Dea si rivela essere Era sotto mentite spoglie, che da quel momento avrà in Giasone uno dei suoi favoriti.

La spedizione di Giasone inizia dopo che Pelia, visto il calzare mancante, lo informa della profezia e gli chiede cosa farebbe al suo posto. È sotto consiglio di Era stessa che Giasone risponde che si manderebbe a conquistare il Vello d’Oro e, riconoscendo in Pelia l’usurpatore del trono di suo padre, rivendica quindi il potere sulla città. Pelia accetta di cedere il trono, ma solo una volta recuperato il Vello.

Giasone parte quindi alla ricerca del Vello d’Oro al comando della nave Argo e dell’equipaggio degli Argonauti. Più volte Era interviene nel corso del loro viaggio, per assicurare al suo prediletto una navigazione quanto più sicura possibile o, comunque, di raggiungere il proprio obiettivo. Alla spedizione prende parte anche Eracle ed Era non manca l’occasione per vessare il figliastro. Ella chiede ed ottiene, infatti, che Eracle venga abbandonato dai suoi compagni.

Ma l’intervento più importante nei confronti di Giasone si ha quando arriva alla corte di Eete, nella Colchide, dove il Vello d’Oro si trova. Qui a Giasone vengono imposte prove impossibili da superare per ottenere il Vello, ma Era riesce a far sì che Afrodite spinga suo figlio Eros a far innamorare la maga Medea di Giasone. Ed è proprio unicamente grazie a Medea che Giasone riesce a superare la prove e a ottenere il Vello.

Per ringraziare la sua protettrice, Giasone costruisce un Heraion, un templio di Era, a Paestum in Campania, all’epoca chiamata Poseidonia ma particolarmente devota ad Era. Le gesta di Giasone, fra le varie, sono presenti nelle decorazioni delle metope, un elemento architettonico presente nel fregio de tempio, dell’Heraion. Ancora oggi, l’Heraion è uno dei templi greci meglio conservati al mondo.

Heraion di Paestum
Heraion di Paestum. Fotografia originale di Berthold Werner, via Wikimedia Commons

Altri Miti

Progenie

Era ha diversi figli da Zeus. Primo fra tutti vi è Ares, il Dio della Guerra e a sua volta divinità Olimpica. Egli incarna la guerra sanguinaria, gli aspetti più violenti della stessa, a differenza di Atena che invece ne incarna gli aspetti militari. Non a caso, secondo alcuni miti gemella di Ares è Eris, Dea della Discordia, spietata e portatrice di conflitti e guerre. In queste versioni la Dea è chiaramente figlia di Era e Zeus, mentre in altre versioni del mito Eris non è più gemella di Ares, ma figlia di Notte.

Un’altra figlia di Era e Zeus è Ilizia, divinità collegata al parto e alla fertilità. Pur non essendo protagonista di nessun mito, Ilizia è presente su diverse iscrizioni. Tavolta viene confusa anche con la stessa madre, o ancora si parla di “le Ilizie”, a riferirsi quindi non a una divinità sola ma a un gruppo di più divinità collegate al parto e alla fertilità, fra cui appunto Era o anche Demetra.

Più fortunata e presente in più miti è Ebe, Dea della Gioventù e coppiera degli Dei. Suo il compito, fino all’arrivo di Ganimede, di versare ambrosia nelle coppe degli Dei. Successivamente diventerà anche sposa del fratellastro Eracle. Viene particolarmente citata da Omero, tanto nell’Iliade quanto nell’Odissea.

Infine vi è Efesto. Egli è presentato sia come figlio di Zeus ed Era ma, più frequentemente, come generato solo da Era. La Dea, infatti, furiosa per i tradimenti del marito genera da sola un figlio, ma quando lo vede alla nascita terribilmente brutto e deforme, lo scaglia giù dal Monte Olimpo. Nell’atterrare Efesto si rompe una gamba, diventando di conseguenza anche zoppo, e verrà allevato dalle Nereidi, in particolare da Teti. Furono loro a donargli una fucina, ed è qui che Efesto costruisce la sua vendetta contro la madre: un trono che, una volta seduta, le impedisce di rialzarsi tenendola prigioniera. Gli altri Olimpi lo costringono a liberare Era, ma in cambio Efesto chiede di essere riconosciuto come Olimpo e la mano di Afrodite. Così avviene, ma nonostante il suo essere Olimpo, Efesto vive nelle viscere dell’Etna, dove ha la sua fucina.

Issione

Era, nel rappresentare la fedeltà matrimoniale, è sempre stata fedele a Zeus, senza mai avere altri amanti. Tuttavia, c’è chi nei miti ha cercato di approfittare di lei. Fra tutti vi è anche Issione, re dei Lapiti e secondo alcune versioni figlio di Ares.

Pseudo-Apollodoro racconta di come egli cerca di approfittarsi di Era e che quando questa lo racconta a Zeus, il Re degli Dei vuole assicurarsi che la moglie non stia mentendo. Invita quindi Issione a un banchetto e modella un nuvola perché prenda le sembianze di Era, posizionandola al fianco di Issione. Effettivamente egli tenta nuovamente di sedurre la Dea ed approfittarsi di lei, e quindi Zeus dà ordine ad Ermes perché sia punito.

Issione viene quindi gettato nel Tartaro e legato a una ruota che lo condanna a girare in eterno insieme alla volta celeste. Soltanto quando Orfeo si avventura negli Inferi e suona la lira per salvare Euridice la ruota rallenta il suo girare, ma è destino di Issione continuare a girare senza sosta come punizione delle sue azioni.

Tiresia

L’indovino Tiresia è presente in molti miti della tradizione classica e varia è anche l’origine della sua cecità. Una di queste versioni riguarda Zeus ed Era.

Si dice che, infatti, un giorno Tiresia, sacerdote di Zeus, incontra lungo la sua strada due serpenti accoppiarsi e con un bastone ne ferisce uno. In seguito a questa sua azione Tiresia cambia sesso, diventando da uomo una donna. Secondo alcuni miti Tiresia diventa quindi una sacerdotessa di Era e mette al mondo diversi figli. Successivamente, però, Tiresia si imbatte nuovamente in due serpenti intenti ad accoppiarsi e ancora una volta ne ferisce uno, venendo nuovamente trasformato in un uomo.

Zeus ed Era decidono quindi di convocarlo per porre fine a una delle loro dispute, chiedendo a lui che è stato sia donna che uomo chi fra i due generi provi più piacere durante l’atto sessuale. Zeus sostiene che siano le donne, mentre Era afferma che siano gli uomini. Tiresia conferma la tesi di Zeus, causando così l’ira di Era che quindi lo accieca. Non potendo Zeus togliere una maledizione imposta da Era, gli fa comunque dono della preveggenza per compensare la perdita della vista.

La Sfinge di Tebe

Era ha un ruolo anche nel ciclo Tebano. Laio, figlio di Labdaco, poiché il trono di Tebe di suo padre è usurpato da Anfione e Zeto, viene mandato presso la corte di Pelope. Quest’ultimo, oltre ad essere il fondatore mitico dei Giochi Olimpici, regnava sul territorio che corrisponde all’odierno Peloponneso, da cui prende il nome. Ha un figlio di nome Crisippo, con cui Laio stringe fin da subito un forte rapporto tanto da innamorarsene.

L’innamoramento di Laio lo porta a rapire il giovane Crisippo, conducendolo con sé a Tebe, dove poi abusa di lui, causando la morte del suo amato. Crisippo, infatti, per la vergogna di quanto successogli decide di suicidarsi e quando suo padre Pelope apprende la sorte del figlio maledice Laio, augurandogli una stirpe maledetta.

Qui entra in gioco Era, che disgustata da quanto accaduto manda a Tebe, adesso sotto il potere di Laio, la Sfinge. Essa è un mostro figlia di Tifone ed Echidna, con il volto di una donna ma il corpo, i piedi e la coda di un leone e ali da uccello. Sottopone ai passanti un indovinello appreso dalle Muse e soltanto quando qualcuno riuscirà a risolverlo abbandonerà Tebe. Ma tutti falliscono e tutti vengono divorati dalla Sfinge, che sparge così terrore nelle campagne di Tebe.

Laio, intanto, conoscendo il suo destino e rafforzato questo da un Oracolo di Apollo, ripudia apparentemente senza motivo Giocasta. Quest’ultima non accetta però il proprio destino e dopo aver fatto ubriacare Laio ebbe da lui un figlio. Alla nascita di questo, Laio lo abbandona sul monte Citerone dove viene trovato da un pastore, che gli dà il nome di Edipo.

Ed è proprio Edipo, una volta tornato a Tebe ed ucciso Laio senza sapere che si tratta del proprio padre, che affronta la Sfinge. Edipo trova la soluzione dell’indovinello, portando il mostro a suicidarsi dall’acropoli dopo aver subito la sconfitta.

Le Gelosie di Era

Culto e Oggetti Sacri

Il culto di Era era molto diffuso nel mondo greco. A lei era particolarmente legata la città di Argo, ma templi e altari sono presenti tanto in Grecia quanto nelle colonie greche. A lei sono dedicate le feste Gamelie, rivolte ai nuovi sposi e dedicate ad Era in quanto patrona del matrimonio. Era viene celebrata anche in tre aspetti diversi a seconda delle stagioni dell’anno e ad ogni aspetto corrisponde una festività.

In primavera ella è Era Parthenope, Era Vergine, poiché la Dea si bagnava nel fiume Canato, vicino Argo, per rinnovare annualmente la sua verginità. D’estate invece ella diventa Era Teleria, Era Sposa, e in questo periodo si celebrava lo Hierogamos, ossia le nozze sacre fra Zeus ed Era. In inverno, invece, ella è Era Chera, Era Vedova, a rievocare i litigi con Zeus e l’allontanarsi ciclico dal marito.

Era accetta sacrifici rituali ma anche libagioni, motivo per cui spesso in offerta le si dà cibo che viene bruciato. In alternativa, offerta comune sono statue con la sua effigie od oggetti con il suo nome inciso sopra. Le offerte, a prescindere dalla natura, venivano poste vicino all’altare e poi bruciate. Nell’invocarla, come d’uso con gli Dei Olimpi, si levano le mani al cielo così da attirare la sua attenzione. Infine, non era raro che i fedeli spostassero ciclicamente la statua di Era dal tempio, a simboleggiare i momenti in cui Era abbandona il marito.

Attributi

Attributi principali di Era sono la corona, spesso sotto forma di polos, il particolare copricapo cilindrico tipico delle divinità femminili diffuso in Grecia e presso i popoli vicini. Seguiva poi il suo scettro sormontato da un cuculo, per quanto a volte ad adornarne la sommità ci fosse un fiore di loto al posto del cuculo. Infine, suoi attributi sono anche il trono, spesso descritto come multicolore, su cui siede sull’Olimpo come Regina al fianco del marito, e il carro, talvolta trainato da cavalli, talvolta da pavoni.

Piante e animali

La principale pianta sacra legata ad Era è il melograno. Essa rappresenta non solo il ciclo fra vita e morte, ma la moltitudine dei suoi semi viene associata dai greci alla fertilità e a un matrimonio propizio. Inoltre, nella maggior parte dei dialetti greci “melograno” viene tradotto come rhoa, offrendo quindi una connessione a sua madre Rea. Altre piante a lei sacre sono il salice e il loto, quest’ultimo spesso compare come suo attributo.

L’animale a lei sacro è la giovenca, in riferimento primario al suo attributo di boopide. Successivamente, troviamo il pavone, le cui piume sono donate ai suoi preferiti fra gli eroi mortali, e il cuculo, in riferimento al mito legato alle nozze con Zeus. Altri animali a lei legati sono il leone e la gru.

Seguito

Fanno parte del seguito di Era le figlie Ebe ed Ilizia; la prima in particolare ricopre il ruolo principale di coppiera personale di Era, ma è anche lei ad aiutare la madre ad agganciare gli animali al suo carro.

Oltre a loro, nel seguito di Era ritroviamo anche la Dea Iris (o Iride), sua messaggera personale, e le Cariti, più comunemente conosciute con il nome romano di Grazie.

Venerare Era: Cidippe

Erodoto ci racconta per primo di un evento legato al culto di Era. La sua sacerdotessa Cidippe doveva raggiungere il tempio per officiare un rituale in suo onore, ma il bue che avrebbe dovuto trainare il carro non arrivava.

Così i suoi figli gemelli, Cleobi e Bitone, si apprestarono a trainare il carro al posto del bue e, impressionata dalla loro devozione, Cidippe chiese ad Era di fare ai loro figli il dono più grande che un mortale potesse mai desiderare. In risposta, la Dea li fece istantaneamente morire, ma senza dolore, rendendo così quel sonno eterno privo di dolore il miglior dono per un mortale.

Ai gemelli di Cleobi e Bitone sono dedicate le statue di Polimede di Argo, attualmente conservate al Museo Archeologico di Delfi.

Luoghi di Culto

Ad Era sono dedicati un’infinità di templi in ogni parte del mondo greco. Il suo è un culto fortemente diffuso e i suoi templi prendono il nome specifico di Heraion.

In Grecia spicca l’Heraion di Argo, legato principalmente al culto di Era Argiva, Era di Argo, in qualità di protettrice della città. Secondo alcune leggente, proprio in questo tempio venne deciso che sarebbe stato Agamennone a guidare gli Achei contro Troia. Famoso è anche l’Heraion di Samo, altra città fortemente legata alla Dea poiché secondo alcuni miti ella nacque proprio qui, mentre ancora secondo altri vi si sposò. Il sito ad oggi è patrimonio UNESCO. Sempre in Grecia, ad Olimpia, vi è un Heraion che affianca il tempio di Zeus, o forse è dedicato ad entrambi, ed eleva la Dea come patrona femminile delle Olimpiadi. Secondo Pausania, qui venivano conservate le corone dei vincitori delle Olimpiadi, così come ne venivano inscritti i nomi.

Heraion di Metaponto
Heraion di Metaponto. Fotografia originale di Σπάρτακος, via Wikimedia Commons.

In Italia sono presenti diversi resti di Heraion, fra cui troviamo in particolare l’Heraion di Paestum, precedentemente erroneamente ritenuto dedicato a Poseidone, che secondo la mitologia fu fondato da Giasone. Seguono fra i tanti l’Heraion di Agrigento, sito nella Valle dei Templi; questo originariamente era provvisto di tetto, ma fu rimosso dal romano Quinto Fulvio Flacco. Infine, vi è anche l’Heraion di Metaponto, in Basilicata, noto anche come Tavole Palatine, all’interno dell’area archeologica di Metaponto.