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Demetra

by rapsodiamitologica

Demetra (Δημήτηρ), figlia dei Titani Crono e Rea, è la Dea che presiede l’agricoltura e i raccolti, ma è anche legata alla legge, alle costellazioni e all’Elisio e ad un riposo eterno beato. Madre di Persefone e conosciuta nel mondo romano come Cerere (Ceres), Demetra è una divinità olimpica, ossia una dei dodici Dei dell’Olimpo, e figura centrale dei Misteri Eleusini.

Statua romana di Demetra
Statua romana di Demetra, copia di un originale greco del santuario di Eleusi. Attualmente si trova al Museo del Prado di Madrid. Fotografia originale di Luis Garcia via Wikimedia Commons.

Introduzione

Demetra è una delle divinità principali del culto ellenico. Il suo nome è riconducibile a due etimologie, entrambe ugualmente indicative della sua importanza. La prima la identifica con la Madre Terra, la seconda invece trova origine dalla parola cretese deai, “orzo”, che indicherebbe Demetra come la madre che elargisce l’orzo – o il cibo in generale.

La Dea è raffigurata come una donna matura, spesso seduta in trono, con una spiga di grano o un papavero in mano o una cornucopia, simbolo di abbondanza. Come la sorella Era, spesso porta il polos, la corona cilindrica tipica delle divinità femminili, specialmente quelle assimilate al culto di Madre, tipica del mondo greco.  A volte era raffigurata mentre eseguiva lavori artistici, in generale la sua immagine è simile a quella di Era. Demetra, tuttavia, ha lineamenti più materni ed un sorriso più dolce, con occhi più piccoli. Come Estia, tuttavia, Demetra è raffigurata sempre vestita.

Il culto di Demetra sembra avere radici molto più antiche rispetto agli stessi Olimpi, tracce del suo culto si trovano nelle civiltà minoiche più arcaiche, così come spesso viene assimilata a Cibele. Quest’ultima è una divinità dell’Anatolia, il più delle volte identificata con Rea ma, talvolta, anche con Demetra, rappresentava la Dea Madre intesa come forza, creatrice e distruttrice, della natura. Demetra possiede una varietà di epiteti, che spaziano al secondo del contesto. Ella può essere Sito dispensatrice di cibo, ma anche Ctonia, tanto nel significato canonico di legata ai culti dell’Oltretomba quanto, nel senso più letterale, come Dea della terra e dei campi.

A Demetra sono tradizionalmente legate le stagioni tramite il mito del rapimento di Persefone. Ma specialmente Demetra raffigura la terra creatrice, la terra che produce alimenti, tanto che il pane viene chiamato da Omero “dono di Demetra”. Demetra è la Dea della terra fertile, che produce e sfama gli esseri umani, rappresentata quindi come una Dea pacifica e dispensatrice di doni. Ma proprio dal suo legame con le stagioni deriva l’idea che la forza creatrice della natura si fermi in inverno, nei mesi in cui Demetra veste il lutto per la perdita della figlia e la natura stessa ferma la produzione.

Competenze

Demetra fonte di vita: agricoltura e maternità

Cerere insegna l'agricoltura a Trittolemo
Cerere insegna l’agricoltura a Trittolemo (dettaglio), Lois Jean François Lagrenée, 1769, Versailles

Competenza principale di Demetra, Dea della Terra, è l’agricoltura e tutto ciò che è ad essa connessa: Demetra è la madre fertile, che presiede i prodotti della terra ma anche la loro lavorazione (come nel caso del pane). I cereali sono il suo attributo più rinomato, ma Demetra è la Dea a cui si prega per un raccolto abbondante, che presiede ogni frutto della terra ma anche alcune forme di allevamento, come ad esempio i maiali.

Demetra è la Dea generosa, a cui si guarda per il nutrimento come fonte di vita. Proprio per queste sue caratteristiche Demetra è ricordata anche come Dea della maternità. È la madre che cresce il figlio, che lo alleva e lo nutre, rappresenta l’aspetto più affettivo della sfera materna. Non protegge il momento del parto in quanto tale né la donna nel suo ruolo generico, ma a lei si rivolgono specificatamente le madri. Entrambi i suoi aspetti si ritrovano nel suo mito più famoso, quello del ratto di Persefone, dove il suo ruolo di madre a lutto intacca la fertilità della terra.

Oltre che una dei Dodici Olimpi, Demetra è considerata una divinità ctonia. Tradizionalmente sono divinità ctonie tutte quelle divinità legate all’Oltretomba e all’Aldilà ma, sebbene Demetra sia collegata direttamente all’Aldilà, la ragione di questa classificazione è diversa. È ctonia perché divinità legata alla terra, perché divinità che opera in regioni sotterranee, lì dove non arrivano i raggi del Sole.

Campi Elisi

Originariamente, nella concezione greca l’Oltretomba è un luogo lugubre, dove le anime dimoravano in maniera indistinta. Solo successivamente, all’incirca dal VI-III secolo a.C., si viene a formare nell’immaginario greco una separazione fra le anime.

Queste, difatti, vengono giudicate dai tre giudici dell’Ade: Minosse, Radamante ed Eaco. I tre hanno il compito di giudicare l’anima del defunto, decretando se passerà l’eternità nei Prati di Asfodelo, dove dimorano le anime dei defunti che non si sono distinte né in bene né in male, nel Tartaro, il luogo di dannati, o se nei Campi Elisi, dove dimorano le anime beate e nobili.

Vi è un altro modo, però, per accedere ai Campi Elisi. I Misteri Eleusini, il culto segreto legato a Demetra, hanno la funzione di preparare l’anima dell’iniziato a un’esistenza beata dopo la morte. Questi non sono altro che un culto agrario ed arcaico, si ritiene derivato direttamente dalle pratiche micenee, la cui segretezza veniva costantemente protetta. Tuttavia, per chi prende parte ai Misteri Eleusini è semplicemente necessario, una volta morti, invocando il nome di Demetra. Così facendo, ottengono l’accesso ai Campi Elisi e all’esistenza beata a cui si sono preparati in vita.

Costellazioni e Leggi

Fra le competenze di Demetra rientrano anche le costellazioni e le leggi.  Le costellazioni sono legate a Demetra in quanto, in tempi arcaici, il calendario agrario veniva misurato a seconda della posizione delle costellazioni. Da qui alcune costellazioni vennero assegnate personalmente a Demetra, fra cui spicca la Vergine. Questa viene solitamente rappresentata con una spiga di grano in mano, simbolo delle Dee della Terra, ma altresì viene talvolta associata alla figlia Persefone. Quest’ultima, difatti, torna dalla madre per sei mesi l’anno, dalla primavera all’estate, e la costellazione della Vergine è visibile unicamente da marzo ad agosto.

Ma Demetra è anche Tesmophoros, ossia legislatrice, portatrice di leggi. Ne parla Ovidio nelle Metamorfosi, dove egli elenca i meriti di Cerere, mutati da Demetra. Per prima ha insegnato ad arare, fornendo di conseguenza alimenti agli uomini, e per prima ha trasmesso le leggi agli uomini spingendoli verso la civiltà. A ciò sono collegate le Tesmoforie, festività dedicate a Demetra e a Persefone diffuse in tutta la Grecia. Particolarità di queste festività, dalla durata di tre giorni, è che potevano accedervi unicamente le donne, mentre agli uomini era proibito prendere parte ai rituali, il cui scopo era auspicare un periodo di fertilità, tanto per la natura quanto per gli uomini.

Mitologia

Divinità appartenente alla prima generazione degli Dei Olimpici, Demetra è una Dea estremamente potente e presente in diversi miti greci. La sua mitologia principale ruota attorno al ratto della figlia Persefone e al culto segreto dei Misteri Eleusini, ma Demetra figura anche in una serie di miti minori.

Nonostante sia una Divinità pacifica, esistono anche diversi miti che vedono l’ira di Demetra scatenarsi. Un esempio è la ninfa Myntha o le Sirene, originariamente delle Ninfe trasformate poi in mostri proprio da Demetra.

Nascita e Guerre degli Dei

Di Demetra si ha attestazione nella Teogonia di Esiodo, poema che narra le origini e la genealogia delle divinità greche. Appare anche nella Biblioteca di Pseudo-Apollodoro, che a sua volta riprende alcuni dei temi trattati da Esiodo.

Figlia dei Titani Crono e Rea, Demetra alla nascita va incontro a un destino orribile. Difatti, una profezia viene rivelata ai suoi genitori da Gea e Urano, a loro volta genitori dei Titani, che afferma che Crono avrebbe perso il potere per mano di un proprio figlio. Crono, naturalmente, non intende perdere il potere ma allo stesso modo non può nemmeno uccidere la propria progenie, poiché immortale. Decide quindi di ingoiare i propri figli non appena messi al mondo.

Questo accade a Demetra, ma anche ai suoi fratelli Poseidone, Ade, Era ed Estia. L’unico dei loro fratelli che scampa a questo destino è il più piccolo, Zeus. Difatti Rea, distrutta dal dolore per la perdita dei cinque figli, una volta nato Zeus decide di nascondere il Dio a Creta, offrendo invece a Crono un sasso.

Una volta cresciuto, Zeus affronta il padre e, grazie ad un emetico fornito da Rea, lo raggira e lo costringe così a risputare i fratelli. Questi si schierano subito dalla parte di Zeus e da qui ha inizio la Titanomachia, la guerra combattuta dagli Dei guidati da Zeus contro i Titani alleati di Crono, guidati da Atlante.

La Titanomachia va avanti per dieci anni e il punto di svolta è nuovamente una profezia di Gea, che porta Zeus a liberare dal Tartaro i Ciclopi e gli Ecatonchiri (o Centimani). Una volta liberi i Ciclopi forgiano gli attributi tipici di Ade, Poseidone e Zeus e la guerra infuria fino alla vittoria degli Olimpi.

Tuttavia, Demetra durante la Titanomachia, così come durante la successiva Gigantomachia, rimane perlopiù in disparte per via del suo carattere pacifista. Pur schierata al fianco del fratello e supportandolo, Demetra non sembra scendere direttamente in campo. Alcune versioni, invece, affermano che una volta risputata dal padre e iniziata la lotta, Demetra vada con sua sorella Era alla corte di Oceano e Teti, dove viene cresciuta.

Similmente avviene per la Gigantomachia: seppur schierata al fianco degli Dei, Demetra nella maggior parte delle versioni non scende mai in prima persona in campo, ma si limita a rimanere sull’Olimpo come spettatrice. Tuttavia, su diversi vasi greci appare Demetra intenta a combattere contro un Gigante: questi fanno riferimento ad alcune versioni del mito che vogliono la Dea impegnata in prima linea, armata o di una lancia o di una spada. Ad ogni modo, seppure i Giganti della Gigantomachia erano stati creati ognuno con lo scopo preciso di fronteggiare e distruggere un Dio, nessuno di questi è rivale principale di Demetra, così come la Dea, pur lottando in alcuni miti, non ha mai un ruolo di spicco nella sconfitta di uno dei Giganti.

Amori divini e mortali

Nonostante ricopra il ruolo di Dea Madre per eccellenza, Demetra rimane una Dea nubile. Ha una serie di relazioni ma rifiuta ogni proposta di matrimonio che le viene fatta, scegliendo di rimanere nubile. Demetra e Zeus si uniscono sotto forma di serpente, e da questa unione ha origine Persefone, rendendola di fatto forse la relazione più famosa della Dea.

Ma Demetra ha un legame stretto anche con Poseidone, il cui nome significa “Compagno di colei che distribuisce”, che fin dall’epoca arcaica viene affiancato spesso alla sorella. Quando Demetra vaga alla ricerca di Persefone, di fatti, Poseidone insidia la Dea che, nel tentativo di sfuggirgli, prende la forma di una giumenta. Ma tramutatosi Poseidone in uno stallone, giace con la Dea, da cui genera Arione e Despina.

Amanti sono tuttavia presenti anche fra i mortali. Iasione è figlio di Zeus e di Elettra, e a sua volta fratello del fondatore di Troia Dardano. Principe della Samotracia, giace con Demetra in un campo arato tre volte e da lei ha due figli gemelli. Muore tuttavia subito dopo, colpito da una folgore di Zeus in seguito alla gelosia del Dio.

Mecone è invece un ateniese di cui la Dea si invaghisce, finendo col trasformarlo in un papavero, fiore associato alla Dea, così da risparmiargli la morte che spetta ad un mortale. Infine, ultimo amante di Demetra è il semi-dio Carmanor, figlio di Dioniso. Cretese di origine, talvolta è fuso con Iasione; il suo nome significa letteralmente “il Tosatore” ed è associato al raccolto. Da lui, Demetra ha altri due figli.

La ricerca di Persefone

Il ritorno di Persefone
Il ritorno di Persefone (dettaglio), Frederic Leighton, 1891, Leeds Art Gallery, Leeds (UK)

Indubbiamente il mito più famoso legato a Demetra e presentato spesso in versioni diverse, la ricerca di Persefone costituisce il nucleo centrale della mitologia della Dea e la base portante del culto dei Misteri Eleusini.

Invaghitosi di Persefone, Ade chiede a Zeus di poterla sposare. Zeus però ben sa che Demetra non sarebbe d’accordo con l’unione, ma allo stesso tempo non vuole indisporre il fratello, quindi dà il suo consenso per rapirla. È così che Ade rapisce quindi la giovane Persefone, portandola con sé nell’Oltretomba.

Una volta notata la sua mancanza, Demetra inizia a cercare la figlia in ogni luogo. Per nove giorni ella vaga alla ricerca di Persefone senza nemmeno nutrirsi, ed è al decimo giorno che, mossa dal dolore della Dea, Ecate – in alcune versioni Helios – le racconta l’accaduto. Furibonda, Demetra decide che quindi non sarebbe più tornata sull’Olimpo fino al ritorno della figlia.

La carestia si abbatte sulla terra. Con Demetra lontana dall’Olimpo, i campi non germogliano né danno frutti, e la Dea che così a lungo ha arriso agli umani adesso manda loro la fame.

Demetra intanto nel suo peregrinare arriva ad Eleusi, in acqua, e preso l’aspetto di una vecchia si riposa presso il Pozzo delle Vergini. Ad Eleusi regna Celeo, sposo di Metanira, e sono proprio le loro figlie a trovare Demetra camuffata al pozzo. Demetra racconta loro di chiamarsi Doso, di essere stata attaccata dai pirati ed essere fuggita, e piene di compassione le figlie di Celeo la invitano ad andare a palazzo.

Inizia così la permanenza di Demetra ad Eleusi, presso la corte di Celeo dove, in incognito e sempre col nome di Doso, diventa la nutrice dei figli più piccoli del Re, Trittolemo e Demofoonte. Quest’ultimo, tuttavia, non è effettivamente allattato dalla Dea, che invece gli somministra ambrosia e inizia il processo per renderlo divino, ponendolo nel fuoco ogni notte.

Questo processo renderebbe Demofoonte eternamente giovane ed immortale, ma Metanira s’accorge di quanto fa Demetra e si spaventa, togliendole dalle braccia il bambino. La Dea quindi si rivela con la sua vera identità, adirata, ma decide di non rendere più Demofoonte un immortale. Piuttosto, rivela a Trittolemo i segreti dell’agricoltura, e sarà proprio lui a insegnare li stessi a tutti i greci.

Se dalla sosta ad Eleusi della Dea trovano origine i Misteri Eleusini, intanto nel resto della Grecia continua a imperversare la carestia. Mosso a compassione dalla disperazione degli uomini affamati, Zeus decide quindi di intervenire. La terra è secca e non coltivabile ma Demetra non è disposta a tornare sui suoi passi, così Zeus manda Ermes da Ade per chiedere la liberazione della figlia.

Ade acconsente, ma prima dona a Persefone un melograno visto che è da tempo che ormai non mangia. Così la fanciulla ne mangia sei chicchi, compiendo l’inganno del Dio dell’Oltretomba – seppur, secondo alcune versioni, Persefone li mangia spontaneamente e consapevolmente. Mangiare cibo all’interno dell’Ade, infatti, equivale a rimanere imprigionati lì.  È Ascalafo, un demone figlio di Acheronte, a testimoniare che Persefone ha mangiato i semi, finendo con l’essere tramutato in gufo da Demetra.

Di nuovo Demetra s’infuria, ma Zeus propone un accordo: Persefone passerà nell’Ade un numero di mesi pari al numero di chicchi mangiati e i restanti, invece, con la madre. Entrambe le parti accettano l’accordo, e così Persefone passa metà anno con la madre, mesi dove la terra è feconda e rigogliosa, per poi diventare sterile quando invece Persefone discende negli Inferi.

Altri Miti

Progenie

Persefone, nota anche come Kore, è la figlia più famosa di Demetra. Figlia di Zeus, Persefone condivide con la madre il suo mito principale che riguarda il suo rapimento da parte di Ade. Persefone è la Regina dell’Oltretomba, ma anche Dea della Primavera. Quando Persefone abbandona l’Ade e ritorna in superficie porta con sé la primavera. Persefone e Demetra svolgono anche un ruolo principale nel culto dei Misteri Eleusini.

Dal fratello Poseidone, Demetra ha Arione e Despina. Arione è un cavallo immortale dalla velocità leggendaria, posseduto prima da Eracle e poi da Adrasto, re di Argo e uno dei Sette contro Tebe. A Despina, sorella di Arione, è legato un culto arcadico. Non si sa nulla sul suo culto, probabilmente è in qualche modo legato ai Misteri Eleusini, ma la sua particolarità è che nessuno ne potesse pronunciare il nome se non gli iniziati al suo culto.

Figli gemelli di Iasione sono Pluto e Filomelo. Pluto, il cui nome significa “ricco”, con un rimando alle ricchezze della terra, è difatti il Dio dell’agricoltura, più specificatamente dell’agricoltura abbondante, della ricchezza agraria. A Filomelo (noto anche come Bootes) invece si attribuisce l’invenzione del carro e dell’aratro, sua madre lo colloca fra le stelle, a lui difatti corrisponde la costellazione del Boote.

Infine, vi sono i figli di Carmanor, Crisotemi ed Eubulo. Crisotemi è la semidea a cui sono legate le feste agricole e si dice che sia stata lei ad inventare gli agoni musicali. Eubulo è invece il semidio della terra arata, sebbene talvolta la sua figura venga confusa con quella del fratellastro Filomelo.

Demetra e le Sirene

Le sirene tentano Odisseo
Pittura vascolare raffigurante le Sirene che tentano Odisseo. 480-470 a.C. circa, conservato al British Museum di Londra.

A Demetra sono indissolubilmente legate le sirene. Non dobbiamo, tuttavia, immaginarle come esseri metà donne e metà pesce. Questa forma viene difatti introdotta nel Medioevo ed è molto diversa da quella tipica della religione greca.

Le Sirene (Σειρῆνες, il cui plurale significa “vespa”) nascono difatti come Ninfe figlie di Acheloo, il dio-fiume. Una delle leggende narra di come queste siano nate dalle gocce del sangue del padre, cadute dalle ferite riportate in seguito allo scontro di Acheloo con Eracle. L’eroe, difatti, nel tentativo di conquistare la mano di quella che sarà poi sua moglie Deianira, stacca un corno dal capo del Dio, e le gocce di sangue che ne fuoriescono danno vita alle Ninfe.

Esse erano amiche di Persefone e la tradizione vuole che la fanciulla fosse proprio con loro quando Ade la rapì. Infuriata per il loro fallimento nell’aiutare la figlia, Demetra le trasforma in essere alate. Difatti, le sirene greche non sono dotate di coda di pesce, ma sono invece esseri per metà donna e per metà uccello, con ali sulla schiena e artigli ai piedi.

Tuttavia, un’altra versione vede un intento benigno dietro la metamorfosi delle sirene. Secondo Ovidio, la metamorfosi causata da Demetra non sarebbe una punizione, ma sarebbe stata invece invocata e desiderata dalle stesse Ninfe. Queste difatti cercano in lungo e in largo Persefone, ma fallendo nella loro ricerca pregano gli Dei di poter ricevere ali, così da poter volare sopra le onde del mare e continuare la ricerca. È Demetra ad accogliere la loro richiesta, tramutandole per metà in uccelli e donando loro le ali tanto desiderate con cui possono aiutarla nella ricerca della figlia.

Altre Ire di Demetra

Nonostante Demetra sia una divinità tendenzialmente descritta come compassionevole e buona, specialmente con gli uomini, non mancano nella sua mitologia eventi in cui la Dea scatena la sua ira punendo chi le fa torto.

La maggior parte degli eventi si ritrovano nella mitologia legata alla ricerca di Persefone, coinvolgendo tanto mortali quanto esseri immortali. Il caso più famoso è quello di Ascalafo, il demone figlio del fiume Acheronte che testimonia il fatto che Persefone ha mangiato i semi di melograno, diventando così vincolata all’Ade. La furia della Dea si abbatte su Ascalafo, che viene trasformato in un gufo – o, secondo altre versioni, in una lucertola.

Ascalafo non è poi da confondere con Ascalabo. Quest’ultimo era un argolide che incontra la Dea durante la sua ricerca di Persefone. Distrutta dal viaggio, Demetra si stava rifocillando in maniera piuttosto goffa, suscitando le risate dell’uomo che quindi la schernisce per il modo in cui beve. Irata, Demetra lo trasforma in una lucertola.

Sempre di Argo è Kolontas. Presso la sua dimora Demetra chiede ospitalità, affinché si possa riposare durante la ricerca di Persefone. Kolontas tuttavia rifiuta la sua richiesta e la scaccia, con l’unico risultato di venir bruciato vivo all’interno della propria abitazione.

Culto e Oggetti Sacri

Demetra è una divinità largamente venerata in Grecia, non solo all’interno dei Misteri Eleusini ma anche nella tradizione religiosa più comune. Il suo culto ha radici antiche, si attesta fin dai periodi più arcaici, il più delle volte associata alla figlia Persefone. A lei ed alla figlia sono, infatti, dedicate le Tesmoforie, le feste dalla durata di tre giorni aperte solo alle donne, dove si celebrava il lutto di Demetra.

Demetra, al pari delle altre divinità Olimpe, viene pregata con le mani rivolte verso l’alto. Non le si offre vino, bevanda che la Dea non accetta nei sacrifici, ma ciceone: è una bevanda rituale composta da vino misto a segale, che ha un ruolo importante anche nei Misteri Eleuisini. L’origine di questa offerta è da ritrovarsi nella sosta ad Eleusi, quando Metanira offre a Dementra – nei panni della vecchia Doso – del vino, ma lei rifiuta chiedendo del ciceone. In alternativa, altri sacrifici comuni per Demetra sono maiali, simbolo di fertilità, mucche, tori ma anche torte a base di miele, grano e frutta.

I primi frutti della stagione vengono offerti alle divinità legate al raccolto: Demetra riceve i primi cereali, mentre a Dioniso viene offerta la prima uva e ad Atena le prime olive. I templi legati a Demetra sono sparsi in tutto il mondo ellenico, ovviamente il centro più famoso ed importante è quello di Eleusi, ma ogni città ha il proprio altare dedicato alla Dea, o alla Dea e alla figlia Persefone.

Attributi