Home Articoli Ares

Ares

by Lyssa
7500 views

Puoi trovare la versione audio di questo articolo a questo link.

Ares (Ἄρης), figlio di Zeus ed Era, è il Dio della guerra e della lotta, ma anche della sete di sangue, del coraggio e della codardia e della violenza. Amante di Afrodite e conosciuto nel mondo romano come Marte (Mars), Ares è una divinità olimpica, ossia uno dei dodici Dei dell’Olimpo.

Ares Ludovisi
Ares Ludovisi, copia marmorea romana di un originale greco, restaurato da Gian Lorenzo Bernini. Roma, Museo Nazionale Romano

Introduzione

Ares è una divinità con cui i greci hanno un rapporto complicato. Egli è una divinità da cui diffidare sempre, da tenere il più possibile lontano. Non un caso che il luogo di nascita di Ares sia identificato con la Tracia, una regione all’estremo nord della Grecia, oggi corrispondente a territori greci, bulgari e turchi.

Egli viene diffusamente inteso come Dio della Guerra in senso lato, ma questa interpretazione è erronea. Egli rappresenta il lato violento della guerra. Se Atena rappresenta la guerra strategica, Ares è solamente forza bruta e violenza. Ancora, suo padre Zeus influenza e decide le sorti delle guerre mentre sua sorella Eris le scatena, ma ad Ares corrisponde la guerra per il semplice piacere della violenza.

Ares è sangue e violenza, ma anche il tumulto e l’orrore della guerra. A lui sono associati anche gli effetti delle epidemie e delle carestie, oltre che gli omicidi e le distruzioni delle città. Spesso nelle guerre parteggia per una parte o per l’altra senza reali motivi, ma perché influenzato o per semplice simpatia momentanea.

Descritto come un giovane di bell’aspetto e muscoloso, viene rappresentato spesso in armatura, con spada o lancia e scudo. Al suo fianco si contano una serie di numerosi amanti, fra cui secondo alcune versioni la sua gemella Eris o, ancora, la ben più nota Afrodite. Ares non gode di popolarità nemmeno fra gli Dei: il suo carattere bellicoso lo rende odiato anche dai suoi stessi genitori, oltre che dagli altri Dei.

A Roma, Ares è noto come Marte. Qui, tuttavia, il suo culto subisce un drastico cambiamento, tanto da diventare uno dei più venerati dai Romani. Se Minerva perde importanza bellica rispetto ad Atena, Marte al contrario assume connotazioni più pacifiche, che lo portano ad essere venerato come Dio della Guerra in senso più lato, e non soltanto del suo lato più sanguinario.

Competenze

La Guerra Violenta

Descritto nell’Iliade come circondato dalla personificazione di tutti gli aspetti più orribili della guerra, Ares rappresenta tutti gli aspetti più violenti e ciechi della stessa. Ad egli corrispondono gli istinti più violenti dell’uomo, dai litigi e le lotte fino agli omicidi dentro e fuori dal campo di battaglia. Chi gode del suo favore, tuttavia, gode anche di un controllo del proprio impulso violento.

Egli è il Dio di tutto ciò che è legato alla guerra: egli presiede gli eserciti e le truppe, così come la loro avanzata e la lotta nella battaglia. Signore indiscusso dei campi di battaglia, tuttavia se placato è lui che garantisce la pace, in quanto allontana la guerra.

Il combattimento fra Atena e Ares
Il combattimento fra Atena e Ares, di Jacques-Louis David. Attualmente conservato al Museo del Louvre.

Tuttavia, nei miti che lo riguardano Ares non è sempre imbattuto. Tante sono le vittorie nella sua mitologia quante anche le sconfitte, come ad esempio la cattura da parte di Eracle. Quando confronta la sorella Atena, ad esempio, è spesso Ares ad uscirne sconfitto. Nell’Iliade sono presenti ben due scene in cui Atena mette in fuga Ares: nella prima assiste Diomede, uno dei suoi eroi prediletti, che ferisce sotto la sua guida Ares che, invece, affiancava Ettore. La seconda, invece, vuole Atena opposta ad Ares direttamente sul campo di battaglia, dove lo ferisce con una pietra. In entrambe le occasioni, Ares è costretto a fuggire sull’Olimpo.

Tumulto e Ordine

Più volte ad Ares spettano competenze opposte. Esattamente come egli è Dio della pace nella misura in cui essa è assenza di guerra, egli è anche patrono del tumulto e dell’ordine. Spesso Ares rappresenta entrambe le facce della medaglia, spesso elargendo il proprio favore o scatenando l’ira in maniera del tutto casuale o influenzata da terzi.

Egli è Dio delle invasioni militari e dei saccheggi, di tutti gli atti violenti che seguono una guerra, eppure è al tempo stesso responsabile, come la sorella Atena, della difesa cittadina. A lui si prega per sconfiggere un esercito invasore, esattamente come per conquistare una città.

La dicotomia è presente anche a livello cittadino e non solo generale. Egli è difatti causa delle ribellioni e dei tumulti cittadini. Ares ispira le rivolte, ma è anche il patrono delle guardie cittadine oltre che dei guerrieri. Ad Ares si prega per il mantenimento dell’ordine civile e suo è il compito della protezione delle guardie armate.

Coraggio e Codardia

Altri contrasti si trovano a livello emotivo: Ares è colui che ispira il coraggio sul campo di battaglia, ma anche colui che maledice il guerriero con la paura. Egli dona il coraggio, ma castiga anche con la codardia.

Lì dove il valore sul campo di battaglia è anche sinonimo di mascolinità, Ares è anche il patrono della virilità. Possedere il suo favore vuol dire possedere le qualità più virili, dimostrate con il valore in battaglia.

Ares tuttavia influenza la sfera emotiva in più parti: a lui corrispondono tutti quei sentimenti che portano alla rabbia cieca e al desiderio di sangue. Dall’odio alla furia, tutti gli umani impulsi più violenti rispondono al Dio delle Guerra, ma ad egli si guarda anche per trovare la forza di contenerli. Contenerli e non cancellarli, lì dove Ares non elimina del tutto la presenza di un determinato istinto, piuttosto concede la forza necessaria per domarlo e non farsi guidare dallo stesso.

Mitologia

Nascita

Ares è figlio di Zeus ed Era, sue sorelle sono Ilizia ed Ebe. In alcune versioni anche Eris, Dea della Discordia, è sua sorella, Omero li descrive difatti come gemelli. In altre versioni, invece, Eris è figlia di Notte, ma ad ogni modo ella è parte del seguito di Ares.

Non vi sono particolari aneddoti riguardanti la nascita di Ares, tuttavia sono presenti versioni meno diffuse dove Ares è soltanto figlio di Era e non di Zeus, concepito dalla Dea toccando un fiore di loto, talvolta insieme alla gemella Eris. Tuttavia, queste versioni sembrano essere piuttosto una imitazione della tradizione riguardante la nascita di Efesto.

Il luogo di nascita di Ares è indicativamente indicato con la Tracia, una regione all’estremo nord della Grecia. Essa era abitata da popolazioni piuttosto bellicose, dove il culto del Dio della Guerra rivestiva un’importanza primaria.

Gigantomachia e Tifone

A narrarci della Gigantomachia è Pseudo-Apollodoro nella Biblioteca. Essa ha origine dalla furia di Gea per la sconfitta dei figli Titani per mano di Zeus, ed è così che insieme a Tartaro mette al mondo i Giganti. Essi sono creature altissime e dall’aspetto mostruoso, per metà umani con capelli e barba foltissimi ma con code di serpenti come gambe. Un’alternativa sulla loro origine li vuole nati dalle gocce di sangue di Urano castrato.

Ventiquattro giganti in tutto, ognuno nato con lo scopo di annientare un Dio preciso. Invincibili anche per gli Dei, l’unica soluzione è affrontarli con l’aiuto di un mortale. E fra tutti i mortali, fu Eracle ad affiancare gli Dei nella Gigantomachia, sebbene Dioniso venga talvolta dipinto ancora come semidio durante la lotta contro i Giganti.

Opposto di Ares è Damaseno, nato con lo scopo di contrastarlo e prenderne il posto. Tuttavia, il Gigante rifiuta il suo destino e di combattere, poiché opposto della Guerra e quindi con un carattere pacifista. Egli ripudia il compito che gli è stato assegnato, abbracciando la vita agricola e diventando pastore.

Ares è protagonista contro i due Aloadi, Oto ed Efialte. Questi, figli gemelli non di Gea e Tartaro ma di Poseidone ed Ifimedia, sfidano gli Dei impilando il Monte Olimpo, il Monte Ossa e il Monte Pelio. Secondo una profezia loro fatta non sarebbero stati vinti né da mortali né da Dei e gli Aloadi sfidano proprio Ares in Tracia. Qui riescono a battere il Dio, rinchiudendolo in una giara di bronzo, che consegnano poi alla madre adottiva Eribea.

Oto ed Efialte successivamente insidiano Era e Artemide e sarà proprio quest’ultima a riuscire a batterli, assumendo l’aspetto di un cerbiatto e portandoli a combattersi fra loro. A ritrovare Ares, però, è Ermes. Dopo tredici mesi dalla scomparsa del Dio della Guerra, Ermes riesce a sottrarre la giara di bronzo ad Eribea, liberando così il Dio.

Terminata la Gigantomachia, ancor più infuriata Gea diede vita, insieme a Tartaro, a Tifone. Un mostro che Pseudo-Apollodoro definisce “di due nature, della umana e della ferina” e della cui storia troviamo versi anche nella Teogonia di Esiodo. Egli è descritto come il più tremendo dei figli di Gea, più alto della montagna più alta, dalle innumerevoli teste, umani e di serpente, e draghi come gambe.

Antonino Liberale nelle Metamorfosi racconta che niente riusciva a contrastare la sua forza. Gli Dei decisero, quindi, di fuggire in Egitto e qui assumere aspetto d’animale per sfuggirgli. Secondo alcune tradizioni, Ares assunse l’aspetto di una cinghiale, animale che tuttavia non è associato a nessun dio del pantheon egizio. Non è Ares, tuttavia, a combattere Tifone, che viene invece sconfitto da Zeus, affiancato dalla figlia Atena.

Ares e Afrodite

Una delle più rinomate fra le unioni divine, lì dove passione e guerra si incontrano, e quella fra Ares e Afrodite. Un amore ricambiato, ma destinato a rimanere adultero, essendo la Dea della Bellezza sposata con Efesto.

Messo al mondo Efesto e resasi conto della sua deformità, Era lo scaglia giù dall’Olimpo. Sono le Nereidi che si prendono cura di Efesto e questi, una volta cresciuto, cerca la vendetta sulla propria madre. Costruisce un trono che, una volta sedutasi la Dea, le impedisce di rialzarsi tenendola prigioniera. Era cade nel tranello ed offre la mano di Afrodite a chiunque fosse riuscito a liberarla. Ares prova a riportare Efesto all’Olimpo con la forza, affinché liberi la madre, ma fallisce nel tentativo. Sarà Efesto stesso a tornare sull’Olimpo, liberando la madre di sua iniziativa e chiedendo quindi il suo premio – un premio di cui né Ares né Afrodite sono felici, dando inizio alla loro relazione.

Marte e Venere sorpresi da Vulcano
Marte e Venere sorpresi da Vulcano, di Alexandre Charles Guillemot. Attualmente conservato all’Indianapolis Museum of Art.

Consapevole di essere disprezzato dalla moglie, Efesto scopre ben presto la relazione e architetta una nuova trappola, questa volta ai danni di Ares e Afrodite. Durante un’assenza di Efesto, Ares e Afrodite consumano il proprio amore, ma il Fabbro degli Dei è ben consapevole di quel che sta accadendo, anche grazie all’avviso di Elio.

Efesto getta quindi una rete sui due traditori, che li intrappola senza dar loro possibilità di liberarsi, chiamando gli altri Dei testimoni del tradimento. Una volta sciolta la trappola, ai due amanti viene imposto di cessare la relazione, ma Ares e Afrodite riprendono piuttosto velocemente a frequentarsi, tanto da mettere al mondo diversi figli.

La Guerra di Troia

Presente al matrimonio di Teti e Peleo e, di conseguenza, alla contesa del Pomo d’Oro scatenata da sua sorella Eris, Ares ha un ruolo primo nella Guerra di Troia. Al principio egli non ha una parte preferita, non sceglie di schierarsi da una parte o dall’altra per motivi personali, ma promette ad Era e ad Atena che avrebbe appoggiato con loro i Greci. Afrodite, tuttavia, lo convince ad appoggiare invece i Troiani, con i quali si schiera lei stessa

Più volte Ares scende direttamente in campo al fianco dei Troiani, come quando affianca Ettore contro Diomede ma quest’ultimo, che aveva già poco prima ferito Afrodite al polso, riesce sotto la guida di Atena a ferire Ares, costringendolo a tornare sull’Olimpo. Qui egli viene curato, ma chiede udienza a Zeus, inveendo contro di Atena poiché, secondo Ares, il padre le concede di fare ogni cosa, anche contro gli altri Dei. Proprio qui Zeus palesa il suo odio per il figlio a causa del suo portare battaglie e litigi ovunque, dichiarandogli che se fosse figlio d’un altro Dio non lo avrebbe risparmiato. Successivamente, dopo la morte di Patroclo Ares viene nuovamente ferito sul campo di battaglia, questa volta per mano di Atena in persona.

Ma la Guerra di Troia porta via ad Ares due dei suoi figli: il primo è Ascalafo, fra le altre anche uno degli Argonauti, ucciso da Deifobo sotto le mura di Troia. Alla sua morte, vige il divieto di Zeus di scendere in battaglia, ma la furia e il dolore spingono Ares a tentare di infrangere il divieto, venendo fermato soltanto da Atena. La seconda è Pentesilea, regina delle Amazzoni giunta a supporto di Troia dopo la morte di Ettore. Si scontra con Achille, ma nonostante la sua furia in battaglia viene ferita a morte.

Ares compare anche al finire della guerra, lì dove aiuta Enea a contrastare un attacco greco guidato da Neottolemo, figlio di Achille, a una delle porte di Troia. Nondimeno, una volta costruito il cavallo di Troia Ares ne comprende il trucco. Discende quindi sulla città, intenzionato a distruggerlo, ma viene intercettato da Atena. I due ingaggiano un altro duello, interrotto però da Zeus che ordina loro di ritirasi e lasciare la città al suo destino.

Altri Miti

Progenie

Numerosi sono i figli di Ares, tanto mortali quanto divini – e perfino fra i mostri. Nell’ultima categoria si annovera infatti il Drago Ismeneo, figlio di Ares e della ninfa Ismene. Egli viveva nei pressi di Tebe, ma fu ucciso dall’eroe Cadmo.

Fra i figli di Ares ed Afrodite vi sono innanzitutto Deimos e Fobos. A Deimos corrisponde il terrore che causa la guerra, la paura che solo un combattimento può portare. Fobos, invece è il Dio del Panico ed è suo il compito, insieme al fratello, di accompagnare il padre in battaglia.

Un’altra coppia di fratelli sono Eros ed Anteros. Eros è il Dio dell’Amore e la tradizione vuole che egli non crescesse, rimanendo solo un bambino. Chiesto consiglio a Temi, Afrodite apprende che per crescere Eros ha bisogno di un fratello. Viene così messo al mondo Anteros, ossia l’amore corrisposto (o, al contrario, non corrisposto). Quando è vicino al fratello Eros cresce normalmente, mentre quando i due fratelli sono separati Eros ritorna ad essere un bambino.

Marte disarmato da Venere
Marte disarmato da Venere di Jacques-Louis David. Attualmente conservato al Royal Museums of Fine Arts of Belgium.

Infine, fra gli altri numerosi figli di Afrodite e Ares è Armonia, Dea dell’amore romantico, dell’armonia e della concordia. Ella viene data in sposa a Cadmo e le loro sono le prime nozze della storia. Tutti gli Dei ne prendono parte e Armonia riceve da Efesto in dono una collana in grado di renderla eternamente giovane e bella. Armonia e Cadmo si sposano a Tebe, ma successivamente si sposteranno in Illiria. Qui dapprima Cadmo viene trasformato in un serpente, ma la stessa sorte tocca ad Armonia, distrutta dal dolore ma che nella nuova forma può nuovamente abbracciare il suo amato.

Figli divini ma con madre diversa sono Enialio, figlio di Ares ed Eris, ma che talvolta viene indicato come epiteto di Ares e, quindi, fuso alla figura del padre. Egli è una divinità legata alla guerra, il suo nome significa “Guerriero”.

Fra la numerosa progenie di Ares vi è da annoverare quella avuta con Otrera, la prima Regina delle Amazzoni. Queste sono quattro figlie: Ippolita, uccisa da Eracle nel rubarle la cintura nel corso della nona fatica; Antiope, rapita da Teseo da cui poi avrà Ippolito; Melanippe, uccisa per errore da Telamone durante la nona fatica di Eracle e, infine, Pentesilea morta a Troia, uccisa in duello da Achille.

Altro figlio mortale di Ares è Cicno, figlio avuto con Pirene. Egli è un brigante che abita nei boschi della Tessaglia e che aggredisce i pellegrini che si recano presso l’Oracolo di Delfi. Eracle si imbatte in lui, uccidendolo e scatenando le ire del padre. Ares, difatti, sfida Eracle a duello… ma è costretto a battere in ritirata, poiché battuto.

Un Amore Geloso

L’amore fra Ares e Afrodite è spesso descritto come impetuoso, certamente caratterizzato da una fortissima gelosia da entrambe le parti.

Un esempio è la storia di Adone, nato dall’incesto del re di Cipro Cinira e sua figlia Mirra, un incesto creato da una maledizione imposta da Afrodite stessa, infuriata con Cancreide – madre di Mirra e moglie di Cinira – che vantava la bellezza della figlia, definendola anche superiore ad Afrodite. Adone fu cresciuto dalle ninfe dei boschi, diventando un giovane bellissimo. Proprio nei boschi Afrodite lo incontra, innamorandosi perdutamente di lui al punto di dimenticarsi di Ares.

Furiosamente ingelosito, Ares si trasforma in un cinghiale, facendosi dapprima inseguire da Adone a caccia, per poi rivoltarsi contro di lui e ucciderlo. Afrodite accorre alle urla strazianti di Adone, ma quando arriva da lui lo trova già morto, con il sangue attorno al suo corpo, sul prato. Afrodite, quindi, ne trasforma il corpo in un anemone, rosso come il suo sangue. L’anima intanto discende negli inferi, incrociando in questo modo il percorso di Persefone, che a sua volta si innamora di lui.

Amante di Ares e oggetto di vendetta della Dea della Bellezza fu invece Eos, Dea dell’Aurora. Dall’aspetto delicato e bellissimo, Ares si innamora di lei scatenando le ire di Afrodite, che la maledice a innamorarsi continuamente e unicamente di mortali, costringendola così ripetutamente a perdere il proprio amore.

Uno degli amanti di Eos fu Titone, giovane principe di Troia, da cui ebbe due figli, Emazione e Mennone. Il secondo prende parte alla Guerra di Troia, trovando la morte per mano di Achille. Ogni giorno, all’alba, Eos piange il proprio figlio morto, il proprio amore venuto meno, e dalle sue lacrime per Mennone ha origine la rugiada.

L’arresto di Sisifo

Sisifo, Re di Corinto e figlio di Eolo, si trova a fronteggiare un problema di scarsità d’acqua a Corinto. Un giorno, mentre si trova nei pressi della rocca, si imbatte in Zeus e in una delle sue amanti, rapita dal Dio stesso. Ella è una ninfa di nome Egina, figlia del Dio-fiume Asopo. Sisifo incontra quindi Asopo che gli chiede informazioni su Egina. Trovandosi davanti all’opportunità per risolvere il problema della siccità, Sisifo afferma che sì, ha notizie di Egina ma che le avrebbe date in cambio di una fonte d’acqua per Corinto. Asopo accetta, facendo dono a Sisifo della fonte del Pirene, mentre il Re gli rivela quindi che Egina si trova con Zeus.

Infuriato per quel che ha rivelato ad Asopo, Zeus chiede ad Ade di inviare Thanatos presso la casa di Sisifo e rinchiuderlo nel Tartaro. Le cose non vanno, però, come previsto. Thanatos arriva da Sisifo, ma questo lo fa ubriacare, così da riuscire a incatenarlo. Imprigionato Thanatos, la morte scompare dal mondo.

Il primo ad accorgersene è Ares: eliminata la morte, nessuno sul campo di battaglia muore più, rendendo di fatto le battaglie e la guerra – e il Dio stesso – prive del loro scopo. Ares trova quindi Thanatos e, una volta liberato, arresta Sisifo per condurlo nel Tartaro.

Qui le sue vicende incrociano quelle di Ade, giacché Sisifo riesce a scappare nuovamente alla morte, avendo dato istruzioni a sua moglie di non seppellire il corpo e non potendo così, formalmente, accedere all’Ade. Sisifo riesce così a tornare nel mondo dei vivi… almeno finché non è Ermes ad arrestarlo di nuovo, riportandolo negli Inferi dove verrà punito per l’eternità.

Alirrozio

Alirrozio, un figlio di Poseidone e della ninfa Eurite, tenta di violentare Alcippe, figlia di Ares e di Aglauro, donna mortale discendente del Re di Atene Cecrope. Quest’ultimo è lo stesso Re che decretò la vittoria di Atena su Poseidone come divinità principale della città, che prese poi il nome dalla Dea, e ancora rabbioso per l’onta subita dal padre, Alirrozio tenta di rifarsi su Alcippe.

A intervenire è immediatamente Ares, che uccide Alirrozio con il fine di proteggere la figlia. Poseidone lamenta la fine del figlio e trascina Ares in tribunale, davanti agli Dei dell’Olimpo.

Questo è il primo processo per omicidio, che prende luogo sulla collina dell’Areopago, luogo dell’avvenimento. Qui, Ares sorprendentemente si difende con una arringa ed è così, anche grazie alla testimonianza della figlia Alcippe, prosciolto dalle accuse.

Tuttavia, da quel momento in poi tutti i processi per omicidio di Atene vengono svolti qui sull’Areopago, proprio in memoria della tradizione mitica di Ares, Alcippe e Alirrozio.

Culto e Oggetti Sacri

Il culto di Ares non era un culto diffuso nell’Antica Grecia. Pochi erano i templi e gli altari a lui dedicati, tuttavia riceveva una serie di onori e di rituali in tempo di guerra, col fine di propiziare la riuscita della stessa. I templi dedicati al Dio erano generalmente costruiti all’esterno della città, probabilmente nel tentativo di simboleggiare la lontananza dalle mura cittadine della guerra.

Diffusi erano i sacrifici di cavalli e di bestiame generico, ma a Sparta al Dio si sacrificavano in particolare i cani, animali a lui cari. Ben presenti in diverse parti della Grecia, dalla Scizia a Sparta, erano anche i sacrifici umani.

Il fatto che il culto fosse molto sentito presso i popoli dell’estremo nord della Grecia e che qui fosse maggiormente diffuso lascia presagire che il culto di Ares trova origine proprio in quelle terre. Solo successivamente, quindi, si sarebbe diffuso nel resto della Grecia, a partire dalla Tracia. Altra curiosità che riguarda il Dio è che, almeno in epoca greca, era raramente soggetto artistico. Gran parte delle sue raffigurazioni sono su monete o gemme.

Attributi

La scarsità di materiale iconografico di Ares e i suoi attributi piuttosto comuni fanno sì che il Dio sia spesso confuso o confondibile con più eroi mitologici o, più semplicemente, personaggi storici. Sua è l’armatura d’oro, composta da elmo, corazza, cintura e scudo, ma caratteristica è anche la lancia dalla punta di bronzo.

Ares possiede oltre alla dimora sull’Olimpo, un palazzo in Tracia, sul Monte Emo (oggi Monte Botev in Bulgaria), interamente fatto di ferro. Infine, sua caratteristica è il carro d’oro trainato da quattro cavalli immortali e dall’alito di fuoco: Ardente, Strepito, Orrore e Divampante.

Piante e Animali

Sebbene non vi siano note piante sacre ad Ares, ad egli sono sacri diversi animali. Dapprima i cavalli ed il bestiame in generale, ma anche il serpente, il cinghiale (in memoria della vicenda di Adone) e il cane. Oltre a questi animali, a lui sono sacri diversi uccelli, dal barbagianni al gufo reale (diverso dal gufo sacro ad Atena, la civetta), finendo con l’avvoltoio.

Legato ad Ares è anche il Drago: sia il tempio di Tebe che quello della Colchide sono mitologicamente protetti da Draghi guardiani. La tradizione vuole che quando i denti dei Draghi guardiani sono lanciati in un terreno sacro al Dio, come quello di un campo di battaglia, da quelli nascono gli Sparti, guerrieri armati nati direttamente dalla terra.

Seguito

Oltre al carro trainato dai quattro cavalli, fa parte del seguito di Ares la sorella Eris, Dea della Discordia, che ovunque vada porta zizzania e litigi. Oltre lei, seguono perennemente il padre i fratelli Deimos e Fobos, figli di Afrodite e personificazione dei terrori generati dalla guerra il primo e della paura il secondo.

Luoghi di Culto

Luoghi di Culto principali sono la Tracia, la Colchide e la Scizia, ma particolare è la presenza di Ares nella città di Sparta. Qui vi era una antica statua, rappresentante il Dio in catene. Essa rappresentava null’altro che lo spirito guerriero e la vittoria e finché il Dio fosse rimasto incatenato, essi non avrebbero mai abbandonato la città.

Altra curiosità che riguarda Sparta è che qui vi era il Tempio maggiore dedicato a Fobos, figlio di Ares, e proprio a Fobos gli spartani erano particolarmente devoti. Pregavano nel suo tempio prima di una operazione militare e spesso era dipinto sui loro scudi. Diversamente, ad Atene nell’agorà era presente un tempio dedicato ad Ares, tuttavia è andato completamente distrutto e saccheggiato sotto le persecuzioni dei pagani per mano di Teodosio I.

3,3 / 5
Grazie per aver votato!

Potrebbe interessarti anche