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Efesto

by Lyssa
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Efesto (Ἥφαιστος), figlio di Era, è il Dio del fuoco e delle fucine, ma anche della scultura, della metallurgia e dell’ingegneria. Coniuge di Afrodite e conosciuto nel mondo romano come Vulcano (Vulcanus), Efesto è una divinità olimpica, ossia uno dei dodici Dei dell’Olimpo.

Statua di Vulcano
Vulcano, opera di Guillaume II Coustou, conservato al Museo del Louvre di Parigi.

Introduzione

Efesto è spesso ricordato per le sue caratteristiche fisiche, giacché egli è dall’aspetto tanto brutto da spingere sua madre Era a scaraventarlo giù dall’Olimpo pur di liberarsi di lui. Si tratta di una divinità che raramente risiede sull’Olimpo, preferendo vivere in disparte nelle sue fucine e ritornare sull’Olimpo all’occorrenza e per breve tempo.

Una prima descrizione fisica di Efesto compare nell’Iliade e nell’Odissea, dove nel primo poema epico è Efesto stesso a raccontare la sua storia. Egli stesso si definisce, nell’Odissea, deforme dalla nascita, mentre il suo zoppicare viene messo in evidenza a più riprese. Altre versioni, invece, vogliono che la deformità di Efesto non esistesse al momento della nascita ma che sia sopraggiunta in seguito alla caduta dall’Olimpo.

Sempre nelle opere omeriche si fa riferimento anche al carattere scontroso di Efesto. Nonostante il suo carattere, Efesto appare in più miti ed occasioni al fianco degli Dei o degli eroi, aiutandoli in qualche compito o altresì fornendo loro una serie di artefatti ed armi divine senza le quali, probabilmente, sarebbe stato difficile portare a termine diverse imprese.

Competenze

Dio del Fuoco e delle Fucine

Il fuoco è un elemento importante nella cultura greca. Esso torna più volte, associato a più divinità e in particolare ad Estia, il cui compito è proprio vegliare sul Focolare. Ma la divinità cardine associata più di ogni altra al fuoco è Efesto.

Nella persona di Efesto il fuoco di manifesta in tutto il suo potere naturale, emblema di una forza tanto distruttrice quanto creatrice, poiché se il fuoco distrugge allo stesso modo è necessario per la creazione di armi o artefatti. Il fuoco è parte essenziale dell’attività creatrice di Efesto, svolta interamente all’interno di una fucina e naturalmente alimentata non solo dal fuoco, ma dal fuoco vulcanico, massima rappresentanza del potere naturale del fuoco. Di conseguenza, l’attività delle fucine, della creazione manuale, è impossibile da separare dal fuoco, in quanto elemento essenziale per forgiare.

Nonostante la parola greca più diffusa per indicare il fuoco fosse pyr (πῦρ), proprio in virtù del legame fra fuoco, fucine ed Efesto talvotla il nome dello stesso Dio veniva utilizzato per indicare il fuoco. Altre volte, invece, il fuoco veniva chiamato “fiato di Efesto”, a sottolineare ed esaltare il legame strettissimo fra il Dio e l’elemento,

Efesto il Creatore

Efesto è un Dio Creatore, egli nella sua fucina crea armi e artefatti spettacolari, spesso donati ad altri Dei o ad eroi per le loro imprese. Non bisogna commettere l’errore di considerare il lavoro della fucina come arte non nobile, essa invece va considerata come arte non solo necessaria alla sopravvivenza umana ma in grado di generare meraviglie.

L’attività creatrice di Efesto viene spesso paragonata a quella di Atena. I due Dei difatti vanno di pari passo, lì dove l’uno è il contrapposto maschile dell’altra ed entrambi insegnano ai mortali le arti. Tuttavia, nonostante i due condividessero ad Atene templi e festività, Atena era talvolta considerata superiore ad Efesto tanto nella maestria quanto, più in generale, nelle capacità.

Proprio gli Inni Omerici ci forniscono un esempio di come Efesto venisse innalzato insieme ad Atena a maestro degli umani. Nei versi si afferma che è proprio grazie agli insegnamenti di Efesto che adesso i mortali possono vivere per tutto l’anno all’interno di una casa, al riparo dal mondo esterno e capace di condurre così facilmente la propria vita.

Dio dei Vulcani

Inizialmente i Vulcani non erano considerati una competenza di Efesto. Essi erano prerogativa dei Giganti, figli di Gea, ma il contatto con la cultura sicula hanno fatto sì che Efesto nel tempo si assimilasse ad Adrano.

Adrano (‘Αδρανός per i greci, Hadranus per i romani) non era una divinità di origine greca, bensì un Dio proprio della cultura e mitologia sicula, a cui sono legati i poteri elementali dell’acqua e del fuoco. Nel corso del tempo, il suo culto è in parte assimilato con quello di Efesto e così facendo i vulcani non risultavano più pertinenza dei Giganti, ma sotto il controllo di Efesto.

Il legame di Efesto con i vulcani è, ancora una volta, da ricercare nelle fucine. Sebbene egli ne abbia una sul Monte Olimpo all’interno del suo palazzo, egli trascorre la maggior parte del tempo sulla terra, inizialmente sull’isola di Lemno nel Mar Egeo, dove ha una delle sue fucine, e successivamente su altre isole di natura vulcanica, fra tutte per l’appunto la Sicilia e l’isola di Lipari. Secondo alcune versioni, infatti, proprio a Lipari Efesto ha la sua fucina, ma la versione indubbiamente più diffusa è quella che lo vede padrone di due fucine all’interno del Monte Etna, dove lavora senza sosta ai suoi artefatti.

Mitologia

Nascita e Cacciata dall’Olimpo

Sebbene in alcune versioni Efesto sia figlio di Zeus ed Era, nella maggior parte delle fonti egli non è altro che il frutto della gelosia. Difatti egli è generato da Era sola che, furiosa per i continui tradimenti del marito e per gli innumerevoli figli da egli generati, decide di mettere al mondo da sola un figlio.

Sebbene Era riesca nel suo intento, già nel momento stesso in cui Efesto nasce la sua bruttezza e la sua deformità sono ben evidenti. Ancor più infuriata, Era prende la sua bruttezza quasi come una punizione per aver generato da sola e scaglia il figlio giù dal Monte Olimpo. Atterrato nel mare, Efesto si rompe anche una gamba, diventando anche zoppo per tutta la sua esistenza.

Nell’Iliade racconta in prima persona come le Nereidi lo accolsero e allevarono, in particolare da Teti, che gli donarono una fucina nelle viscere dell’Etna, dove Efesto passerà sempre gran parte del suo tempo. Proprio nella fucina forgia una particolare punizione rivolta ad Era, per vendicarsi della triste sorte che gli ha imposto alla nascita.

Vi sono ad ogni modo versioni alternative della cacciata di Efesto. Ad esempio, nell’Iliade stessa egli racconta in un passo di come sia stato cacciato da Era mentre in altri passi racconta, invece, di come la sua cacciata sia avvenuta per mano di Zeus. Secondo questa versione, Era tenta di uccidere Eracle mentre Zeus dorme, ma il Dio si sveglia e sorpresa la moglie la incatena infuriato. Efesto si fa quindi avanti per difendere la madre, ma mentre si apprestava a sciogliere le sue catene Zeus lo scagliò giù dall’Olimpo, facendolo atterrare sull’isola di Lemno.

Ritorno sull’Olimpo

Nella sua fucina nelle viscere dell’Etna, Efesto forgia la sua vendetta contro Era. Si tratta di un trono interamente d’oro, maestoso e lavorato in maniera sublime, apparentemente un degno dono per la Regina degli Dei. Era è ben felice e lieta del regalo ricevuto dal figlio e, accettatolo, si siede su questo.

Proprio nel momento in cui la Dea si siede sul trono questo rivela la sua magia: il trono trattiene a sé Era, imprigionandola e impedendole di alzarsi. Efesto ha già lasciato l’Olimpo, tornato in Sicilia, e vari Dei cercano di liberare Era. Perfino Ares fallisce nel tentativo, non riuscendo nemmeno con tutta la sua forza a sollevarla da quel trono. Gli Dei provano uno dopo l’altro a liberare Era, fallendo però miseramente.

Tuttavia, all’improvviso appare Dioniso, che porta con sé un mulo su cui ha legato Efesto, trascinato così nuovamente sull’Olimpo. Inizialmente Efesto continua a non voler collaborare e liberare la madre, ma infine trova un accordo con la madre. Efesto la libera, ma in cambio non solo Era lo riconosce come Olimpo ma ottiene anche Afrodite come sposa. Complice probabilmente anche il malcontento di Afrodite nel diventare sua moglie e i suoi ripetuti tradimenti, nonostante Efesto sia riconosciuto ufficialmente come Olimpo e gli venga attribuito un palazzo il Dio decide comunque di continuare a vivere in Sicilia, lontano dagli altri Dei.

Nonostante tutto, però, oltre l’episodio del trono Efesto non è in aperto contrasto con Era. Al contrario, più volte egli si schiera al suo favore, e nell’Iliade viene ritratto a consolare la madre dopo un litigio con Zeus.

Gigantomachia e Tifone

A narrarci della Gigantomachia è Pseudo-Apollodoro nella Biblioteca. Essa ha origine dalla furia di Gea per la sconfitta dei figli Titani per mano di Zeus, ed è così che insieme a Tartaro mette al mondo i Giganti. Essi sono creature altissime e dall’aspetto mostruoso, per metà umani con capelli e barba foltissimi ma con code di serpenti come gambe. Un’alternativa sulla loro origine li vuole nati dalle gocce di sangue di Urano castrato.

Ventiquattro giganti in tutto, ognuno nato con lo scopo di annientare un Dio preciso. Invincibili anche per gli Dei, l’unica soluzione è affrontarli con l’aiuto di un mortale. E fra tutti i mortali, fu Eracle ad affiancare gli Dei nella Gigantomachia, sebbene Dioniso venga talvolta dipinto ancora come semidio durante la lotta contro i Giganti.

Efesto appare nella lotta contro Mimante, nato per contrastare il Dio del Fuoco in persona. Questi riesce ad avere la meglio, uccidendo Mimante rovesciando su di lui una cascata di ferro fuso. Secondo la mitologia, l’isola campana di Procida giace sopra il corpo del gigante, facendogli da tomba.

Il prigioniero dell’Etna

Terminata la Gigantomachia, ancor più infuriata Gea diede vita, insieme a Tartaro, a Tifone. Un mostro che Pseudo-Apollodoro definisce “di due nature, della umana e della ferina” e della cui storia troviamo versi anche nella Teogonia di Esiodo. Egli è descritto come il più tremendo dei figli di Gea, più alto della montagna più alta, dalle innumerevoli teste, umani e di serpente, e draghi come gambe.

Antonino Liberale nelle Metamorfosi racconta che niente riusciva a contrastare la sua forza. Gli Dei decisero, quindi, di fuggire in Egitto e qui assumere aspetto d’animale per sfuggirgli, sebbene non abbiamo informazioni su Efesto, se egli abbia effettivamente assunto forma animale e quale. Non sono gli Dei come gruppo, tuttavia, a combattere Tifone, sconfitto invece da Zeus, affiancato dalla figlia Atena.

L’Etna gioca un ruolo fondamentale nella sconfitta di Tifone. Giunti nei pressi della Sicilia, Zeus colpisce Tifone con una folgore e questo, in fiamme, cerca rifugio nel mare. Zeus tuttavia non desiste e attacca ancora, bloccando Tifone sotto il monte Etna. Lì il mostro rimane, con Efesto sulla cima del Monte a guardia, e mentre la rabbia di Tifone causa colate di lava il Dio continua a lavorare nella sua fucina, posta su quel che resta del mostro adesso prigioniero.

Afrodite e Aglaia

Ottenuta la mano di Afrodite in cambio della liberazione di Era dal trono d’oro, Efesto va incontro a un matrimonio infelice. Afrodite non vuole affatto il Dio come marito, anzi è piuttosto contrariata dal matrimonio e disprezza apertamente Efesto.

Il risultato è che Afrodite ed Efesto passano ben poco tempo insieme, lei sull’Olimpo e lui nelle viscere dell’Etna. Afrodite inizia quindi una relazione adultera con Ares, una delle più rinomate e passionali unioni divine, tanto tumultuosa quanto segreta, portata avanti alle spalle di Efesto.

Questi, però, è ben consapevole di essere disprezzato dalla moglie. Scopre quindi ben presto la relazione fra i due amanti e architetta una nuova trappola ai danni di Ares ed Afrodite. Grazie all’aiuto di Elio, che lo avvisa di un incontro fra i due amanti, Efesto riesce a prenderli di sorpresa, gettando su di loro una rete magica che li intrappola.

Messi i due amanti con le spalle al muro e incapaci di liberari, Efesto chiama gli altri Dei a testimoni del tradimento. Liberati dalla trappola, ai due Dei viene imposto di cessare la relazione, ma Ares ed Afrodite ripresero abbastanza velocemente a frequentarsi, mettendo al mondo diversi figli.

Vulcano sorprende Marte in compagnia di Venere
Vulcano sorprende Marte in compagnia di Venere, Hans Rottenhammer, 1590.

Efesto ed Afrodite eventualmente divorziano, e una volta che ciò avviene Efesto si risposa di nuovo. Sua nuova moglie è Aglaia, la Splendente, una delle Cariti (corrispondenti alle romane Grazie). Aglaia è talvolta la messaggera di Afrodite, essendo le Cariti parte del seguito di Afrodite, e incarna lo splendore e la bellezza.

In altre versioni, come nell’Iliade, moglie di Efesto diventa Carite, personificazione della Grazia e simbolo di perfezione fisica e morale.

Guerra di Troia

Fra gli Dei che si schierano nella Guerra di Troia vi è anche Efesto. Presente al matrimonio di Teti e Peleo e alla disputa del Pomo d’Oro, Efesto sceglie infine di schierarsi dalla parte degli Achei, complice anche lo schierarsi di Afrodite con i Troiani. Nonostante ciò, però, in una scena dell’Iliade Efesto interviene a favore dei troiani, salvando il figlio di un suo sacerdote da Diomede.

Due sono le scene principali in cui Efesto è protagonista. La prima riguarda le armi di Achille: Teti si rivolge a lui, chiedendogli di forgiare le armi del figlio, cosa che il Dio accetta di fare. In questa scena Efesto è anche accompagnato da Carite, qui nelle vesti di sua moglie.

La seconda scena, invece, raffigura Efesto combattere al fianco di Achille contro il dio-fiume Scamandro. Dopo la morte di Patroclo, difatti, Achille torna sul campo di battaglia contro i troiani, cercando Ettore in quanto responsabile della morte dell’uomo. Non riuscendo a trovarlo, Achille scatena la sua furia contro i troiani presenti, effettuando una vera e propria carneficina.

I troiani cercano di battere in ritirata, cercando rifugio dall’altra parte della riva del fiume Scamandro, ma Achille si getta al loro inseguimento, riempiendo il fiume di cadaveri, armi e sangue. Qui interviene il dio-fiume, inorridito per la strage in corso, e avvolge Achille con le acque portandolo sul fondo, così da sfruttare la pesantezza dell’armatura per annegarlo. Efesto quindi interviene, scatenando una vera e propria pioggia di fuoco che prosciuga il fiume e, specialmente, salva Achille.

Altri Miti

Progenie

Nonostante dal matrimonio con Afrodite non siano stati generati figli, Efesto ha messo al mondo diversi figli immortali e mortali.

Dalle nozze con Aglaia sono nate quattro sorelle, tutte e quattro considerate poi parte delle Cariti. Eucleia è la personificazione della buona reputazione e della gloria, Euthenia della prosperità e dell’abbondanza, Eufemia delle lodi e infine Filofrosine è la personificazione della gentilezza, dell’amicizia e dell’accoglienza.

Efesto si unì inoltre alla ninfa Cabeiro, da cui ebbe i Cabiri. Questi sono talvolta due gemelli, altre volte tre o quattro, o perfino cinque. Lavorano nella fucina di Efesto a Lemno, ma in quanto figli di ninfa del mare sono anche divinità acquatiche, che intervengono per salvare i marinai in difficoltà. Non solo, sono principalmente considerati divinità ctonie, che presiedono alle danze orgiastiche di un antico culto misterico di Samotracia, in onore di Persefone, Ecate e Demetra. Loro sorelle sono le Cabiridi, tre ninfe che al pari dei fratelli presiedono ai culti misterici orgiastici di Samotracia.

Infine, Efesto si congiunge con la personificazione dell’Etna, generando i Palici. Essi sono due gemelli, anch’essi considerati divinità ctonie e propri della cultura sicula ancor prima che greca. Si tratta della personificazione di due crateri da cui un tempo fuoriuscivano acque perennemente bollenti, simili a geyser. Figlia di Efesto su anche la ninfa Talia, amata da Zeus e di cui non conosciamo la madre.

Atena disprezza le avance di Efesto
Atena disprezza le avance di Efesto, Paris Bordone, 1555, Museo di Arte e Archeologia, Università del Missouri

Diversi Re si proclamavano inoltre figli di Efesto, non ultimo Servio Tullio. Il sesto re di Roma, figlio di una prigioniera di guerra schiava presso il Re Tarquinio Prisco, rivendicava infatti Vulcano come padre. Una leggenda affermava che quando egli era ancora nella culla una fiamma apparve sulla sua testa e che essa rappresentasse Vulcano che lo riconosceva come proprio figlio.

Efesto infine condivide un figlio mortale con Atena. Indispettito per aver perso la disputa di Atene contro la Dea, Poseidone convince Efesto che Atena è invaghita di lui e che ben presto gli avrebbe fatto visita con la scusa di farsi fabbricare una nuova armatura. Ignari entrambi dei piani di Poseidone, Atena si reca effettivamente nella fucina divina alla ricerca di nuove armi, ma Efesto, abbandonato da poco da Afrodite e forte delle parole di Poseidone, tenta di possedere la Dea. Atena riesce a fuggirgli, ma il seme di Efesto cade comunque sul suolo e da ciò nasce Erittonio. Egli è un essere deforme al pari del padre, con due serpenti al posto delle gambe. Atena è tuttavia mossa a compassione, decidendo di accogliere Erittonio come proprio figlio, che successivamente diventerà Re di Atene.

La nascita di Atena

Efesto svolge una parte attiva nella nascita di Atena nel racconto che ci fa Esiodo nella Teogonia. Egli racconta di come Meti fosse un tempo la prima moglie di Zeus, ma di come quest’ultimo l’abbia ingoiata su suggerimento dei nonni Gea e Urano. Una profezia infatti dichiarava che la progenie di Meti sarebbe stata più potente del padre, chiunque egli fosse stato, incluso Zeus.

Non volendo rischiare lo stesso destino del padre Crono e del nonno Urano, venendo quindi deposto da un suo figlio, Zeus decide di seguire il consiglio e ingoiare Meti. Questa, però, era già incinta di Atena. La gestazione continua anche una volta assorbita la Dea, che nel corso della gravidanza fabbricava l’armatura per la figlia. Ma la fabbricazione dell’armatura causa un rimbombo degli attrezzi nella testa di Zeus, procurandogli un atroce mal di testa.

Punire i mortali: Prometeo e Pandora

Efesto svolge un ruolo cardine nei miti che riguardano gli albori dell’umanità, forgiando le catene di Prometeo e dando vita a Pandora.

Le catene di Prometeo

Prometeo è un Titano che ai tempi si schierò al fianco di Zeus contro alcuni suoi fratelli ribelli, guadagnandosi così insieme al fratello Epimeteo la benevolenza e la fiducia del Dio. Zeus affida a Prometeo il compito di plasmare gli uomini e, creati questi dal fango, il sentimento d’amicizia del Titano verso i mortali era tale che chiese agli Dei dei doni per gli uomini.

Ogni Dio elargisce in dono qualche buona qualità, che Epimeteo distribuisce su incarico del fratello agli uomini, seppur senza un vero e proprio criterio. Eppure Prometeo non è soddisfatto dei doni ricevuti, ai suoi occhi troppo pochi per le creature tanto amate, ed è per questo che si arrischia a rubare uno scrigno da Atena, donando agli uomini l’intelligenza e la memoria.

Sebbene gli uomini vivano in questo tempo insieme agli Dei, Zeus è sempre meno contento della creazione di Prometeo e, in particolare, preoccupato dalla sua benevolenza. Ogni dono rende gli uomini più potenti ed è chiaro che il Dio degli Dei inizi a preoccuparsi. Per questo vieta agli uomini il fuoco, ma Prometeo si rende conto di come senza le fiamme gli uomini muoiano di freddo.

Così Prometeo rischia ancora una volta. Entra nella fucina di Efesto a Lemno e qui vi ruba dalla torcia di Elio alcuni tizzoni ardenti, che porta agli uomini in dono. Scoperto però quanto avvenuto, Zeus interviene immediatamente. Fa forgiare a Efesto delle catene magiche e con queste lega Prometeo ad un monte, dove ogni giorno un’aquila gli va visita per mangiargli il fegato che ricresce nella notte, dando vita ad un supplizio infinito. In alcune versioni, quest’aquila è un automa di bronzo creato da Efesto.

La prima donna

Pandora apre il vaso
Pandora (dettaglio), John William Waterhouse, 1896, Collezione Privata.

Eppure non è abbastanza. Se Prometeo è stato punito per la sua insubordinazione, anche gli uomini devono ricevere una punizione. Ed è per questo che Zeus commissiona ad Efesto la creazione di Pandora, la prima donna.

Forgiata Pandora, a lei ogni divinità fa a un dono, elargendo così alla fanciulla una serie di buone qualità. Solo Zeus, però, le dona ben altro: un vaso, accompagnato dall’ordine di lasciarlo sempre chiuso. Viene quindi portata al cospetto di Epimeteo a cui viene offerta in moglie e questi, sebbene avvisato dal fratello di non accettare doni dagli Dei, nel vedere la donna se ne innamora follemente e la prende come moglie.

Pandora però non è altro che il veicolo di un dono infido, portato fra gli uomini a sua insaputa. Quel vaso è un tormento per la donna, a cui Ermes ha donato la curiosità, e finisce così inevitabilmente per aprirlo per vedere cosa vi sia dentro. Ed è così che la punizione degli Dei ai danni degli uomini arriva a conclusione: per loro che fino a quel momento vivevano nell’immortalità e senza preoccupazioni, arrivano adesso la mortalità e le sofferenze.

Artefatti divini

Teti riceve le armi di Achille da Vulcano
Teti riceve le armi di Achille da Vulcano, Peter Paul Rubens, 1630-1635, Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, Paesi Bassi

Nei miti e nella letteratura greca si susseguono lunghe liste di artefatti divini creati da Efesto. Nelle sue fucine egli costruiva continuamente, oltre ad oggetti decorativi di una bellezza fuori dall’ordinario, anche armi, armature e altri artefatti per Dei ed eroi. Di seguito una lista dei più significanti:

  • Le sue fucine, comprese di una serie di automi costruiti per aiutarlo nel lavoro;
  • I palazzi degli Dei sull’Olimpo, così come i loro Troni;
  • Il terzo, mitico, tempio di Apollo a Delfi;
  • Le folgori di Zeus, oltre al suo scettro e l’Egida, il mitico scudo talvolta usato anche da Atena;
  • Il suo martello, che funge anche da bastone oltre a mezzo per le sue creazioni;
  • Il carro d’oro di Elio, con cui porta il sole da Est ad Ovest, e la barca con cui invece lo trasporta durante la notte;
  • Il carro d’oro di Afrodite come regalo di nozze; i carri di Ares e dei Cabiri;
  • La cintura di Afrodite, in grado di rendere chiunque la indossi irresistibile;
  • Una sequela di gioielli divini;
  • La corona di Arianna, ricevuta in dono per il matrimonio con Dioniso;
  • La collana di Armonia, regalo per le nozze con Cadmo, con cui ha maledetto la sua discendenza poiché figlia di Afrodite ed Ares;
  • I gioielli di Teti, dono per le nozze insieme alla lancia e al coltello di Peleo;
  • Una serie di automi, come Talo, guardiano di bronzo di Creta; l’aquila che tortura Prometeo; i tori della Colchide; una serie di ancelle personali; i cavalli dei suoi figli Cabiri;
  • L’arco e le frecce di Eros; quelle d’oro di Apollo; quelle d’argento di Artemide;
  • Le armi e l’armatura di Achille;
  • L’armatura di Enea, creata dopo le suppliche di Afrodite, madre del giovane, una volta arrivato lui in Lazio;
  • Lo scettro di Agamennone;
  • Il coltello di Perseo;
  • L’armatura e lo scudo di Eracle;
  • La corazza di Diomede.

Culto e Oggetti Sacri

Sebbene il culto di Efesto fosse abbastanza diffuso, celebrato principalmente in rituali minori da fabbri, scultori o creatori di ogni genere. Suoi luoghi di culto principali erano Lemno e in Attica, e proprio ad Atene egli condivideva templi e festività con Atena, sua controparte femminile.

Tuttavia, per essere un Dio maggiore ed Olimpico si hanno decisamente poche notizie su come veniva esercitato il suo culto. Presso i Greci vi era l’abitudine di posizionare piccole statuine deformi, raffiguranti il Dio, nei pressi dei focolari, ma per il resto Efesto aveva ben pochi templi o altari in giro per la Grecia, il più importante di questi era quello di Lemno. Gli altari a lui dedicati, invece, erano spesso e volentieri associati principalmente all’attività vulcanica.

Tempio di Efesto, Agorà di Atene
Tempio di Efesto, Agorà di Atene. Foto via wikimedia commons.

Attributi e animali sacri

Pochi sono anche gli attributi propri di Efesto. A lui vengono associati le tenaglie da fabbro, il martello e l’incudine, tipici oggetti che rappresentano dopotutto il suo mestiere di fabbro. Non possiede un carro, diversamente dagli altri Dei, spostandosi a bordo di un asino o in altre versioni su una sedia dotata di ali magiche.

Non vi sono fiori noti legati ad Efesto, mentre animali a lui sacri sono i cani da guardia, gli asini e le gru.

Seguito

Più che un vero e proprio seguito, Efesto ha con sé numerosi attendenti. Fra questi ci sono i suoi figli, lì dove i Cabiri lavorano nella fucina di Lemno, mentre i Palici, pressoché loro controparti siciliani, nella fucina nell’Etna. Sempre a Lemno vi è Cedalio, un semi-dio incaricato della fusione dei metalli, mentre nelle viscere dell’Etna lavorano per lui i Ciclopi, a cui spesso si attribuiscono le folgori di Zeus.

Al di fuori delle fucine ad accompagnare Efesto vi sono le Kourai Khryseai (letteralmente “ragazze dorate”), automi d’oro create da Efesto e che servono come attendenti nel palazzo e nella fucina sul Monte Olimpo, mentre il Dio gira spesso e in compagnia di un gruppo di satiri.

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