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Nel primo capitolo di questo studio ti ho raccontato di come la Disney, all’inizio degli anni novanta, stesse attraversando una fase di profondo rinnovamento, grazie alle idee di due registi particolarmente innovatori: Ron Clements e John Musker, con la loro Sirenetta, avevano riscritto il carattere delle principesse Disney, ammiccando anche al musical. Questo rinnovamento toccherà anche i personaggi maschili e, ovviamente, i famosissimi principi Disney.
Ora potrai scoprire come questi due registi volgeranno il capo a oriente, verso l’Arabia e la Grecia, e le loro infinite, affascinanti leggende.
Il rinnovamento del protagonista maschile
E’ Aladdin (1992) il terzo film che vede la collaborazione alla regia di Clements e Musker, che lavorano tenendo un occhio ben ancorato alle lezioni del passato, soprattutto a quelle che aveva fruttato loro la prova su La Sirenetta.
Il tappeto volante di Aladdin è il primo personaggio della storia interamente animato al computer, ed è sempre è in Aladdin che per la prima volta si presta un’estrema attenzione alla fase d’interpretazione del doppiaggio, in cui sono investite molte risorse, per scegliere volti noti e abili, tra i quali spicca Robin Williams per la parte del genio.
L’uso di personalità note per doppiare cartoni e film d’animazione è oggi divenuto pratica comune. Ti mostrerò come questo accadrà anche in Hercules.
Il film è innovativo anche nella grafica, che si rifà a tratti più semplici, sinuosi e veloci, adatti a un ritmo che più rapido, ricco di gag ma anche di una certa sensualità, per ammiccare a un pubblico non necessariamente solo infantile, grazie anche a una più matura evoluzione degli atteggiamenti sentimentali e alla presenza di numerose scene d’azione.
Aladdin fu un successo straordinario soprattutto in America e gettò le basi sulle quali si sarebbe poi sviluppato Hercules.
Una star…all’antica
Siamo finalmente arrivati al nostro forzuto eroe! Il film Hercules uscì nel 1997 e fu dunque il quarto film Disney a vedere la collaborazione in regia di Ron Clements e John Musker, oltre che essere il terzo nel quale i registi si avvalsero del sodalizio con il compositore Alan Menkel (delle musiche di Hercules ti parlerò approfonditamente più avanti…).
Hercules fu considerato un successo dal punto di vista artistico e critico, ma un insuccesso dal punto di vista economico.
La superproduzione di merchandising si rivelò eccessiva (circa il doppio di quelle che sarebbero state le vendite effettive in merito) e annullò il successo al botteghino del film.
E’ anche da considerare il ritorno alla carica in quel periodo di molte produzioni concorrenti. Da un lato Bluth e Goldman, (che in quel periodo realizzarono Anastasia), dall’altro la più vicina Pixar. Lasseter aveva acquistato la Pixar da George Lucas e in quegli anni stava realizzando i primi lungometraggi (Toy Story, A Bug’s Life). Infine, c’era la nascente Dreamworks, fondata da Spielberg nel 1994 in società con quello stesso Katzemberg che aveva coniato l’espressione “Rinascimento Disney”. Nel 1998, la Dreamworks esordiva con un film di matrice molto più adulta come The prince of egypt (Il principe d’Egitto).
In questo pout pourrì di proposte e cariche innovative, l’Hercules di Musker e Clements s’inserisce come un proseguimento di quelle idee che i due registi avevano già sperimentato più o meno a fondo in Aladdin e che vengono qui ulteriormente approfondite.
Come Aladdin, Hercules ammicca allo spettatore più adulto e smaliziato senza rinunciare al target più giovane e, sempre come Aladdin, offre un marcato lato musical.
La connotazione mitologica da modo di realizzare una grafica ancora più spigolosa e piatta di quella del film del 1992, ispirata ai tratti dei vasi greci.
La sceneggiatura insiste anche sul continuo gioco tra antico e moderno, rimandando quasi ironicamente alle stesse esigenze e agli stessi problemi che la Disney si trovava ad affrontare: l’eroe può essere visto come una star hollywoodiana, alle prese con questioni di marketing e di pubblicità e alla perenne ricerca di un posto adatto a se.
La Disney rinnova la figura del principe
Sia Hercules che Aladdin si possono inoltre considerare sotto un’altro aspetto: una versione moderna e svecchiata di principe Disney, nonchè una figura maschile più affine al grande sogno americano dell’uomo che si fa da se: from Zero to Hero, come dice la canzone nel film del nostro eroe greco.
Entrambi, infatti, non partono da una posizione ricca o nobile: la loro avventura è una scalata verso il successo che li porterà a uno status sociale superiore. Cosa che in effetti, avviene anche per l’Eracle della mitologia.
Entrambi, inoltre, non conquistano l’interesse della loro amata a prima vista e anzi vengono derisi quando tentano di impressionarle: la principessa Jasmine rifiuta la pretenziosità del Principe Ali, Megara deride Hercules quando questi tenta di salvarla trattandola da damigella in difficoltà.
Il prototipo del nuovo principe Disney è servito, ed è lo specchio di una nuova maturità nella percezione dei generi. Jasmine e Megara aprono il loro cuore al rispettivo eroe solo quando questi si rivela nelle sue vere qualità, assumento un atteggiamento più onesto e di buon cuore, forse non privo di difetti, ma proprio più umano e meno ideale.
Dimentichiamoci del colpo di fulmine di Cenerentola o di Biancaneve: questi nuovi principi sono tutt’altro che azzurri. E come ormai abbiamo imparato, nulla di meglio della mitologia greca quando c’è bisogno di eroi per nulla privi di difetti.
Ora abbiamo tutti i presupposti per poter scegliere nel dettaglio e guardare più vicino ai personaggi e alle loro controparti mitologiche. Nel prossimo capitolo, cominceremo ad analizzare le somiglianze e le differenze fra l’Eracle del mito e quello del film Disney. Ti aspetto!
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Fonti:
G. Maher, Storia della Disney,Odoya, Città di Castello,2010
G. Rondolino, Storia del Cinema d’Animazione, Utet, Torino, 2003
G. Lucci, Animazione, Dizionari del cinema Alecta, Martellago, 2005
Aladino e il computer volante, articolo de la Repubblica, 04/12/1993