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Come erano fatti gli Dei greci?

by Ecate
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Mentre gli Egizi o i Persiani immaginavano i loro Dei come degli ibridi fra uomo e bestia, i Greci idealizzavano i propri. Il corpo degli Dei greci era come quello di superuomini perfetti e dalla bellezza prorompente.  

Herbert Draper, le perle di afrodite, bellissima Dea dal corpo perfetto
Afrodite, o Venere, è la Dea della bellezza ed è da secoli nel rappresentare la sua figura che gli artisti celebrano questa particolare virtù, come in questo dipinto di Herbert Draper, datato 1907

Gli Dei greci somigliano a dei superuomini: hanno un corpo come gli umani, con occhi, orecchie, nervi, cuore, organi interni, ma al tempo stesso sono molto diversi dai comuni mortali e sono dotati di poteri incredibili. 

A fare la differenza è ciò che scorre nelle loro vene: al posto del sangue essi hanno l’icore, un fluido minerale di colore bianco.  

Velenoso per gli uomini, secondo Omero è proprio l’icore ciò che rende incorruttibili e immortali i corpi degli Dei.  

Facile fu che il ferro la morbida mano forasse

traverso il peplo ambrosio che avevan tessuto le Grazie,

alla radice del palmo. E il sangue immortal della Diva

sprizzò, l’icore, che per le vene dei Superi corre:

per questo esangui pure son detti, son detti immortali.

Omero. Iliadevolume I: dal canto I al canto XII. Bologna, Zanichelli, 1923

Secondo alcuni scritti, anche l’Ambrosia e il Nettare, cibo degli Dei, sono parzialmente composti di questo fluido.  

Immortali, ma non invulnerabili.  

Gli Dei greci nascono, ma non muoiono. 

Una volta raggiunto il loro status fisico più vigoroso e prestante, il loro corpo smette anche di invecchiare.  

Alcuni Dei hanno quindi un aspetto più maturo e vigoroso, come Ade o Zeus, mentre altri restano eternamente fanciulli, come Apollo e Artemide.

Il loro processo di crescita non segue, in ogni caso, gli stessi ritmi di quello umano: Apollo, ad esempio, bevendo diverse coppe di nettare da infante crebbe in pochi giorni fino a raggiungere l’adolescenza. 

Apollo e diana bambini, i due Dei gemelli
Apollo e Diana bambini, con già vicini la lira e la faretra e arco loro attributi, dipinti da Jacob de Wit, 1720-1730 ca. Dipinto conservato al Rijksmuseum Twenthe ad Enschede, in Olanda

Nonostante la vecchiaia si pieghi al loro cospetto, gli Dei greci non sono invulnerabili e possono essere feriti.  

È il caso del titano Prometeo, il cui fegato viene divorato da un’aquila ogni giorno per volere di Zeus, salvo poi ricrescere ogni volta durante la notte.

Questa dolorosa pena è la punizione inflitta a Prometeo da Zeus per aver rubato il fuoco agli Dei, consegnandolo agli uomini.  

Prometeo divorato dall'aquila
Prometeo Incatenato, Gregorio Martinez, 1590, Museo de Prado, Madrid

Un altro esempio? Quello della Dea dell’amore Afrodite, che durante la guerra di Troia viene ferita al polso dall’eroe greco Diomede, mentre corre in soccorso del figlio Enea.  A lei si riferisce Omero, nel passo dell’Iliade appena citato.

Praticamente perfetti sotto ogni aspetto

Tutti gli Dei, ad eccezione di Efesto, lo zoppo e sgraziato fabbro dell’Olimpo, sono belli quanto maestosi.  

Essere “Bello come il Sole!”, per i greci non sarebbe stato un semplice modo di dire: a fregiarsi del titolo di più bello fra tutti gli Dei è proprio il dio del Sole Apollo.

Probabilmente per questo che fu così ampiamente rappresentato dagli artisti greci. 

La bellezza divina di Apollo, il cui corpo è considerato il più bello fra tutti gli Dei
Apollo del Belvedere, copia romana di un bronzo greco, 350 a.C circa, Musei Vaticani, Roma

Gli Dei, tuttavia, non sono solo affascinanti ma anche prestanti.

Il corpo degli Dei è più funzionale di quello umano, la loro taglia è smisurata e hanno una capacità atletica che nessun mortale potrebbe mai raggiungere.

Forti come cento uomini, essi sono anche estremamente veloci sanno volare rapidi come il vento. Se mai un Dio partecipasse alle Olimpiadi, vincerebbe quindi senza sforzo tutti i premi! 

Notoriamente, il più rapido di tutti è Ermes, che armato dei suoi famosi calzari, grazie a questa abilità si è guadagnato il posto di messaggero degli Dei.  

Ermes a riposo, copia romana in bronzo da Lisippo, IV secolo a.C, Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Ermes a riposo, copia romana in bronzo da Lisippo, IV secolo a.C, Museo Archeologico Nazionale, Napoli

Altre divinità si distinguono, infine, per le loro capacità intellettive o manuali

Atena, ad esempio, era un’impareggiabile tessitrice e inventò per l’uomo diversi oggetti, fra cui l’aratro e il flauto. In più, introdusse l’umanità a svariate arti, come l’addomesticamento degli animali o la costruzione di navi. 

 I poteri di metamorfosi degli Dei 

Gli Dei possono anche trasformarsi e mutare l’aspetto del proprio corpo: sanno trasformarsi in ogni sorta di animale, vegetale, e ovviamente prendere anche sembianze umane.

Nell’Odissea, Omero racconta di innumerevoli situazioni in cui Atena si trasfigura per aiutare Ulisse.  

Altrettanto note, sebbene forse meno nobili, sono le molte metamorfosi che Zeus escogita per tentare di giacere con le sue amanti senza insospettire la gelosissima moglie Era.

Il padre degli Dei prende di volta in volta le sembianze di cigni, tori, aquile, uomini mortali o persino… pioggia. Una pioggia dorata, che gli avrebbe permesso di raggiungere la bella Danae e di avere da lei Perseo.  

La bellissima e sensuale unione fra Zeus e Danae raffigurata da Gustav Klimt nel 1907-1908, collezione privata, Graz
La bellissima e sensuale unione fra Zeus e Danae raffigurata da Gustav Klimt nel 1907-1908, collezione privata, Graz

Il potere degli Dei permette loro di trasfigurare, con la stessa facilità con cui mutano il proprio corpo, anche la forma delle cose o degli esseri viventi che li circondano. Potere che spesso sfruttano per punire la presunzione degli uomini o per sedurli.  

Atena, ad esempio, trasformò in ragno la tessitrice Aracne perché quest’ultima aveva avuto la presunzione di sfidarla e dichiararsi migliore di lei al telaio. Zeus, ancora una volta, si asserviva di questo potere per tentare di garantirsi qualche scappatella all’oscuro della moglie. 

Aracne fu trasformata in ragno da Atena per la presunzione di essersi dichiarata più brava della Dea nell'arte del telaio.  Opera di Paolo Veronese, 1575, Palazzo Ducale, Venezia
Aracne fu trasformata in ragno da Atena per la presunzione di essersi dichiarata più brava della Dea nell’arte del telaio. Opera di Paolo Veronese, 1575, Palazzo Ducale, Venezia

Lo stesso potere viene usato talvolta per salvare o premiare mortali meritevoli, arrivando persino a trasformarli in costellazioni. Grazie soprattutto alle Metamorfosi di Ovidio sono arrivati fino a noi molti miti in cui gli Dei usano questo potere. 

Vedere è credere 

Tutti gli Dei sanno, inoltre, diventare invisibili: ciascun Dio è in grado di celarsi ai mortali o di mostrarsi solo ai loro protetti.

Così fa Atena con Ulisse nell’Odissea, mentre lui e il figlio Telemaco combattono i Proci, pretendenti al trono di Itaca.

Telemaco vede solo la lanterna tenuta dalla Dea e si stupisce del prodigio, ma Ulisse si avvede benissimo della figlia prediletta di Zeus, schierata al suo fianco. 

Atena rende manifesto il suo corpo a Odisseo e Eracle
Atena è raffigurata anche al fianco di Eracle, talvolta come presenza invisibile, talvolta più palese. Qui gli serve del vino, in un tondo attribuito a Douris e datato circa 490 – 470 B.C., conservato allo Staatliche Antikensammlungen di Monaco.

Gli artisti greci sanno bene come valorizzare la fisicità dei loro Dei e la bellezza dei loro corpi: i poeti con le parole, gli scultori con le loro statue, i vasai con i loro pennelli riproducono corpi perfetti, giovani, ideali e soprattutto immortali. 

Per il culto greco, a differenza di altri, era molto importante raffigurare le divinità e nei templi ad esse dedicati l’opera più importante era proprio la statua raffigurante il Dio.

Grazie alle statue era concesso ai mortali di vedere il Dio, di sentirne la presenza fra loro.  

La bellezza degli Dei è sempre armoniosa, ideale e perfetta.

Per questa ragione, le statue degli Dei erano sempre raffigurate bellissime e, spesso, nude o seminude, cosi da permettere a coloro che le ammiravano di farlo appieno.

Nel caso degli Dei di sesso maschile, non è difficile notare tuttavia come un certo attributo sia spesso rappresentato in misure ristrette: per i greci un pene piccolo e non eretto era simbolo di moderazione, una delle virtù principali alla base della concezione di mascolinità ideale.

Meglio ammirare le loro statue che decidere di gustarne la bellezza di persona!

Gli Dei greci spesso mancavano di pudore, non arrivando neanche a immaginare di poter essere spiati dai mortali nella loro nudità o in momenti indesiderati, ma capaci di sfruttare bene la perfezione del loro corpo qualora l’obiettivo fosse usarlo per sedurre uomini o altre divinità.

Infatti, la Dea che più spesso è rafffigurata senza veli è proprio la Dea dell’amore passionale, Afrodite.

Altre Dee, soprattutto le Dee vergini, erano invece particolarmente vendicative verso gli umani che osassero osservarne la nudità: lo ha scoperto bene Atteone, tramutato in cervo solo per aver visto la Dea Artemide fare il bagno in una fonte.

Atteone tramutato in cervo per aver osservato la bellezza divina della Dea Diana mentre la Dea faceva il bagno
Il povero Atteone fu tramutato in cervo e divorato dai suoi stessi cani per aver spiato la Dea Artemide mentre faceva il bagno. La trasformazione è colta in questo particolare della fontana di Atteone e Diana, bottega campana, 1773, Reggia di Caserta

Talvolta, il corpo degli Dei era cosi incredibilmente perfetto che il solo posarvi lo sguardo sopra poteva persino essere fatale per l’indegno mortale.

Lo sa benissimo la Dea Era, che sfrutta questo espediente per liberarsi di Semele, convincendola a chiedere a Zeus di mostrarsi nel suo aspetto divino, dal quale sarebbe poi rimasta folgorata a morte.

E così Callimaco ammonisce il primo re dell’Arcadia, Pelagso, nel suo inno Per il bagno di Pallade. Il poeta è molto eloquente su cosa accadrebbe a chiunque dovesse mai volgere lo sguardo verso le nudità della dea Atena: 

Attento a non vedere la regina, 

Pur non volendo, Pelasgo. Chi vedesse 

colei che tiene in pugno la città, 

Pallade, nuda, per l’ultima volta 

volgerà gli occhi ad Argo. 

Callimaco, Per il bagno di Pallade

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