Una vecchia leggenda di capodanno
Città di Oga, Provincia di Akita, nord del Giappone. Qui la notte di Capodanno assume colori sovrannaturali quando, accompagnati da urla animaleschi, i Namahage invadono le strade.
Una vecchia leggenda narra che i Namahage, esseri demoniaci, arrivarono ad Oga nell’87 a.C. per mano di un imperatore cinese e che razziarono la città privandola delle coltivazioni e rapendo le loro donne.
Gli abitanti di Oga riuscirono ad ingannare i Namahage dicendo loro che se fossero riusciti a costruire in una notte una scalinata di mille scalini, avrebbero fornito loro cibo e giovani donne ogni anno, ma in caso di fallimento avrebbero dovuto lasciare la città.
I Namahage accettarono la sfida, ma vennero ingannati da un abitante che imitò il canto del gallo e così, convinti di aver fallito, abbandonarono la città.
La tradizione rivive ogni capodanno
Nella tradizione giapponese, sono i giovani uomini del villaggio a indossare le maschere degli Oni (demoni del folklore giapponese) e il mino, i mantelli di paglia dei Namahage.
Durante la notte di Capodanno girano per la città fra le urla, con coltelli e tamburi fra le mani.
Girano di casa in casa, ammonendo le donne e gli uomini ma specialmente terrorizzando i bambini, chiedendo ai genitori se i bambini sono stati buoni (obbedienti) o cattivi (pigri, svogliati).
Spesso hanno con sé un libro dove scrivono il responso per ogni bambino, e una volta fatto questo viene offerto loro del sakè e dei mochi, dolci di riso tradizionali.
Solo una volta ricevute le offerte i Namhage lasciano la casa.
Un rituale che ha lo scopo di spingere i bambini ad obbedire ai genitori, ma anche di monito per le coppie appena sposate, Chiunque sia ad Oga per Capodanno può assistere.
In alternativa, a febbraio al Tempio di Shinzan, sulla cima del monte Shinzan, si tiene il Namahage Sedo Festival, che consiste in tre giorni di feste, rievocazioni e racconti.
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