Abbiamo assistito proprio ieri all’inaugurazione delle olimpiadi di Tokyo. Per celebrare l’evento da tutta la settimana sulle nostre pagine social vi abbiamo parlato di piccoli aneddoti sulle origini delle le olimpiadi e i giochi sacri, la loro famosa fiaccola e gli sport che vi venivano praticati nell’antichità.
Ques’oggi ci addentreremo più a fondo nel profondo legame fra i giochi sportivi e la sacralità della Grecia Antica, che furono poi, come molte altre cose, trasfusi anche nella cultura e nelle tradizioni dell’Impero Romano.
Le olimpiadi e i giochi sacri
L’usanza di abbinare gare a occasioni religiose è molto radicata nel mondo greco e ancor prima nella civiltà minoica. Ancor più spesso, i giochi venivano associati ad importanti riti funebri.
Nel primo articolo di questa rubrica, quello su Minosse, ti ho già mostrato ad esempio immagini raffiguranti la taurocatapsia, ovver la disciplina di volteggiare sul dorso di un toro.
Pare che anche questa disciplina, fosse legata a celebrazioni che comprendevano la venerazione di un Dio Toro, animale particolarmente importante nella cultura e nelle leggende cretesi.
Il primo che associa i giochi a dei riti religiosi e, in particolare, alle celebrazioni funebri è Omero: nel XXIII libro dell’Iliade infatti è descritto con dovizia di particolari lo svolgersi dei giochi funebri in onore di Patroclo.
Così formarono un tumulo e tornavano indietro.
Omero – Iliade, libro XXIII
Achille tratteneva sul posto la gente, spianò il terreno per le gare.
Faceva portare fuori dalle navi i premi: erano lebeti e tripodi,
cavalli, muli e buoi dalla testa possente,
donne dalle belle cinture e grigio ferro.
Si tengono a tali celebrazioni otto giochi, cui partecipano tutti i più noti eroi della fazione greca: una gara dei carri, una di pugilato, una di lotta, una di corsa, un duello, e competizioni di lancio del disco, tiro con l’arco e con la lancia.
In tempi meno arcaici, sappiamo che Licurgo organizzò dei giochi sacri per ingraziarsi gli Dei e porre fine a un’epidemia.
Ed è proprio per il loro carattere prettamente pagano che, nel 392 d.C., l’imperatore Teodosio proibì l’organizzazione di giochi nel territorio dell’Impero Romano.
I giochi sarebbero stati riesumati solo millecinquecento anni dopo, nel 1896, dal francese Pierre de Coubertin.
Le Olimpiadi, il mito dei più sacri fra tutti i giochi
Pindaro ci narra di una delle più accreditate origini mitologiche delle Olimpiadi, a seguito della mitica corsa di quadrighe vinta da Pelope e grazie alla quale l’eroe ottenne la mano di Ippodamia.
La corsa era stata organizzata dal padre di Ippodamia, Re Enomao di Pisa (una città antica nei pressi di Olimpia).
Si diceva che Enomao fosse figlio di Ares e che, come molti altri personaggi della mitologia greca, su di lui gravava la maledizione del “ricambio generazionale”. Infatti, ad Enomao era stata predetta la morte per mano di suo genero.
A tal motivo, il re non era particolarmente incline a maritare la figlia. Possedendo due cavalli sacri, il Re sfidava tutti i pretendenti a una corsa con l’auriga. Coloro che perdevano sarebbero stati condannati a morte, mentre al vincitore sarebbe stata concessa la mano di Ippodamia.
Pelope, che godeva dei favori di Poseidone, si presentò a Pisa con due cavalli alati e un carro leggerissimo, ma alla vista dei cadaveri dei pretendenti si spaventò. Decise quindi di giocare sporco e convinse Mirtilo, figlio di Ermes, ad aiutarlo in cambio di una notte con la principessa Ippodamia.
Mirtilo manomise quindi il carro di Re Enomao, che durante la corsa si ruppe e causò la morte del sovrano. Invece di onorare la sua promessa, tuttavia, Pelope uccise Mirtilo incorrendo nelle ire e nelle maledizioni di Ermes.
Fu proprio nel tentativo di placare gli Dei che Pelope, secondo il mito, indisse i primi giochi Olimpici della storia.
La cosa tuttavia non bastò a riparare al torto fatto, e le azioni di Pelope attirarono la sventura sulla sua discendenza, a partire dai suoi figli: Atreo e Tieste (non a caso, ti ho parlato di loro nell’articolo sulle sette azioni di eroi greci che oggi ci farebbero accaponare la pelle…)
Il carattere sacro delle olimpiadi
I giochi olimpici antichi si svolsero ogni quattro anni, con regolarità, dal 776 a.C. al 392 d.C, e duravano una settimana.
La settimana in questione corrispondeva al plenilunio di Agosto, e coniugava i giochi con una seri di celebrazioni religiose alle quali partecipavano tutti i pololi della grecia.
La sacralità delle olimpiadi è cosi forte che durante il periodo dei giochi vengono persino sospese tutte le ostilità belliche.
A partire dall’VIII secolo, i giochi che si svolgevano ad Olimpia, città dove sorge un importantissimo tempio a Zeus, divennero i più importanti perchè vi potevano partecipare tutti gli atleti di lingua greca.
Le gare previste variavano a seconda del periodo: costanti furono la corsa, la lotta libera e il pugilato, ma nel tempo vi si affiancarono altre discipline: salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, gare equestri.
Non mancavano inoltre competizioni non sportive, come le gare di musica e di poesia, e nemmeno edizioni speciali dei giochi.
Una di queste fu organizzata da Nerone, che fra l’altro vi partecipò e vinse il premio in ben sei discipline.
L’importanza delle olimpiadi nella storia e nella storiografia
L’importanza delle le olimpiadi e dei giochi sacri non è solo sportiva o religiosa: essi sono determinanti anche dal punto di vista storiografico.
E’ proprio grazie ad esse, dal 776 a.C, che possiamo ottenere le prime documentazioni scritte dei giochi e iniziare ad avere un computo certo della cronologia.
Infatti, i biografi e gli storici antichi collocavano gli eventi secondo gli anni fra due giochi.
Ad esempio, il biografo Diogene Laerzio collocò le riforme di Solone al terzo anno della quarantaseiesima olimpiade. Grazie a questo dato, siamo in grado di identificare l’anno delle riforme come il 594 a.C.
Dalle olimpiadi si calcolano anche le celebrazioni di altri famosi giochi panellenici, anch’essi fortemente legati a culti e cerimonie religiose e le cui date anche furono importanti a livello storiografico.
Nel terzo anno di ciascuna olimpiade, dal 582 a.C al 384 d.C, si svolgevano a Delfi i Giochi pitici in onore di Apollo, mentre nel secondo anno di ciascuna olimpiade era il rutno di quelli Nemei a Nemea e di quelli ad Argo in onore di Zeus.
Nel quarto anno di ciascuna olimpiade, a Corinto si tenevano i giochi Istmici in onore di Poseidone. Infine, Pisistrato istituì nel 566 i giochi panateanici, o Grandi Panatee, che ricorrevano ogni quattro anni ad Atene.
L’attenzione dei greci per la prestanza atletica si riflette nell’immagine che essi crearono dei loro Dei. Se ti è piaciuto questo articolo, potrebbe interessarti anche: Bellezza divina, il corpo degli Dei.