Come ormai avrai capito, mi piace partire dalla mitologia per raccontare qualcosa su temi che sembrano, a prima vista, molto lontani da Dei ed Eroi greci. Oggi proveremo a fare il percorso inverso, perchè è stata la mitologia a trovarmi, in un posto in cui non mi sarei mai aspettata di incontrarla.
Tra un confinamento e l’altro, ammirare qualche opera d’arte dal vivo non è di certo facile. Tuttavia, qualche volta capita che ci si imbatta in qualcosa di sorprendente, inaspettato.
E’ accaduto quando, alla ricerca di aria fresca e profumi di campagna, col mio compagno e due amici ci siamo rifugiati nella splendida foresta di Fontainebleau, a un’ottantina di chilometri da Parigi.
In questo week end lungo, all’insegna di stufette a legna e passeggiate in foresta, abbiamo trovato anche tempo per esplorare il villaggio di Moret sur Loing, su consiglio di un’amica francese che l’aveva definito “très mignon”.
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Moret sur Loing, il paese-musa di Alfred Sisley
Armati della ormai immancabile mascherina, siamo partiti un pomeriggio pensando di fare una passeggiata in un tipico paesino di campagna francese, ma ciò che abbiamo trovato è stato senza dubbio inaspettato.
Moret, piccolo paesino fatto di casette una più storta dell’altra e che non arriva a censire i cinquemila abitanti, accoglie i visitatori attraverso un lungo ponte sul fiume Loing.
A destra e a sinistra, i mulini sulle chiuse del canale incantano il paesaggio, schierandosi davanti alle mura medievali fra graziose cascatelle, fornendo un soggetto fotografico da cartolina.
Non per nulla, Moret sur Loing è stato anche il paese-musa di Alfred Sisley (1839-1899), pittore paesaggista impressionista che a Moret visse per vent’anni, realizzando più di quattrocento opere, prima di morirvi a un passo dalla fine del secolo.
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2 – La chiesa di Moret (sera), A. Sisley, 1894, Museo delle Belle Arti, Parigi
3 – Moret all’alba, A. Sisley, 1888
Le prigioni, la chiesa, le caramelle più antiche di Francia e un illustre ospite famoso…
Dalle porte di vecchie mura medievali si sfila accanto alle antiche prigioni.
Purtroppo, a causa dell’attuale crisi sanitaria, la visita non è consentita. Solo un gatto randagio vi ha ora accesso, infilandosi clandestinamente fra le sbarre per godersi il cibo lasciatogli sulle scale da qualche “Morettiano” compiacente.
La chiesa, intitolata a Notre-Dame de la Nativité, è un classico e delizioso esempio di architettura gotica. La città ricorda ancora con amore la tradizione delle caramelle allo zucchero d’orzo delle monache di Moret: sono le caramelle più antiche di Francia e la loro ricetta è mantenuta invariata e segreta dal 1638.
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2 – La facciata della chiesa fotografata da Alice la scrittrice
3 – La stortissima fabbrica-museo delle caramelle allo zucchero d’orzo
4 – La chiesa e le mura medievali viste dal fiume
Memore della propria storia, passeggiando qua e la si ritrovano placche dedicate al passaggio di Napoleone I (1769-1821).
Napoleone, infatti, passò una notte nel villaggio mentre, fuggito dall’isola d’Elba, muoveva verso Parigi per i suoi ultimi “cento giorni” di potere.
Un assaggio di rinascimento a Moret-sur-Loing
In questo paese, abbracciato alla sua storia e alle sue tradizioni, con estrema sorpresa abbiamo trovato, quasi per caso, un edificio che nelle sue forme si distacca dalle verticalità gotiche o dalle mura medievali e sa, istantaneamente, di casa e di rinascimento italiano.
Si tratta della Maison Chabouillé, una dimora che fu costruita per conto di un certo Nicolas Chabouillé, un agente di finanza del Re Francesco I.
Siamo in pieno 1500, quando in Italia impazza il rinascimento e Federico I (1494-1547), grandioso mecenate, ne trasporta il gusto in Francia invitando presso le sue dimore un esercito di artisti italiani, primo fra tutti Leonardo da Vinci.
Monsieur Chabouillé ha senza dubbio seguito il gusto del suo Re facendo commissionare quest’abitazione, che colpisce subito per le sue tre larghe arcate, sormontate da una galleria e accompagnate dal blocco a destra che cela alla vista le scale.
Il committente doveva essere ricco, perchè ha potuto permettersi abili scultori per decorare questa facciata.
…Aspetta, ma quello è Efesto?!?
I soggetti mitologici impazzavano in pieno rinascimento, ed ecco perchè passeggiando fra le vie di un villaggetto francese, fra cattedrali gotiche e mura medievali possiamo improvvisamente scorgere Efesto intento a forgiare Fulmini, o Atlante castigato col compito di sorreggere il mondo. Sono infatti entrambi scolpiti alla base degli archi della Maison Chabouillé.
Atlante Efesto (Vulcano)
Impossibile, a quel punto, resistere al richiamo e non cercare di osservare meglio, ed ecco quindi spuntare anche Afrodite (ti ho insegnato come riconoscerla qui, ricordi?), intenta ad ascendere dai flutti in piedi sulla sua grande conchiglia.
C’è anche Poseidone (ti ho parlato della sua iconografia in questo articolo), con il suo tridente e i suoi cavalli.
Afrodite (Venere) Poseidone (Nettuno)
Sul blocco di destra che nasconde le scale, sopra un fregio di satiri e tritoni e sopra la salamandra simbolo del suo Re, Monsieur Chabouillé approvò la realizzazione di un decoro dal tema ben più particolare.
Una donna si erge da onde tumultuose con un tridente saldamente stretto nella mano sinistra e un panno riempito dal vento nella destra.
La signora dei mari e un delfino assai bizzarro
Proprio il tridente ci aiuta ad identificarla: si tratta di Anfitrite, la sposa di Poseidone. La signora dei mari è rappresentata nella sua iconografia classica, come può mostrare questo confronto:
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2 – Anfitrite dipinta da Charles-Alphonse Dufresnoy nel corso del 1600
La Dea si mostra eretta su quello che sembra un mostro marino, ma che è in realtà una fantasiosa rappresentazione di un delfino, animale a lei legato.
Non di rado gli artisti dell’epoca andavano più di fantasia che di memoria quando dovevano rappresentare bestie esotiche o difficili da poter osservare dal vivo: di certo, la foresta di Fontainebleu non abbondava di delfini nel ‘500, così come non ne abbonda oggi.
E’ probabile che l’artista abbia cercato di rappresentare un animale che non aveva mai visto in vita sua, magari basandosi su qualche descrizione scritta.
Infine, si può alzare il naso ad osservare le arcate, ed ecco spuntare alcune delle fatiche di Eracle, come la sua lotta con il leone di Nemea.
Caro, mi traslocheresti quella parete?
Purtroppo, non tutti questi rilievi sono ben conservati, anche perchè la facciata ha una storia travagliata che comprende persino… un trasloco.
L’edificio fu infatti acquistato dal colonnello de Brack (1789-1850), che fece smontare la facciata per ricostruirla a Parigi come dono per la sua amante, la famosissima attrice Mademoiselle Mars (1779-1847).
La facciata restò a Parigi, in cours de la Reine, dal 1823 fino al 1956, quando fu acquistata e riportata a Moret sur Loing, dove venne ricostruita nella piazza municipale.
Lì si trova ancora oggi, ancora capace dopo cinquecento anni di ammaliare chi la osserva, anche quando la si scopre quasi per caso in un freddo pomeriggio invernale.
Sulla sommità, vi è inscritta in latino una citazione di Epittèto, filosofo greco del I° secolo. In italiano, la frase suonerebbe circa così:
Colui che sa frenare la lingua e controllare i suoi sensi, è più forte di colui che conquista città.
Epittèto, traduzione libera dall’iscrizione in latino sulla facciata della Maison Chabouillé