In questo articolo ti racconteremo sette storie su Apollo che ti dimostreranno come persino a lui in amore non andasse poi così bene.
L’anno scorso, per san Valentino ti abbiamo raccontato di sette storie d’amore finite bene nella mitologia Greca.
Il dio Apollo, signore della luce, delle arti, della medicina, nonostante fosse riconosciuto come il più bello di tutti gli Dei in amore aveva senza dubbio sfiga!
L’amore fra Apollo e Cassandra
Cassandra è figlia di Priamo, ultimo re di Troia, e di sua moglie Ecuba.
Ad Apollo, si sa, Troia non dispiace e cosi evidentemente anche Cassandra.
Ci prova, si dichiara, si fa bello, promette mari e monti ma niente: Cassandra proprio non ci sta. E allora Apollo comincia a riempirla di doni e le promette anche la vista oltre il velo del tempo, il dono della preveggenza.
E Cassandra che fa, rifiuta? Certo che no: prende il dono e lo fa proprio e Apollo come una tredicenne innamorata già si fa i viaggi e sta fissando la data delle nozze.
Quando il Dio la prende fra le braccia, pronto a consumare il rapporto, Cassandra gli incrocia le mani sul viso e confessa che in effetti, non è che sia poi cosi propensa a stare con lui manco per una pomiciatina.
Insomma, c’ha mal di testa, le sue cose, non sei tu sono io, lo faccio per te: gli sfodera tutto il repertorio, ma non basta.
Apollo è più gentiluomo di suo padre Zeus e di suo zio Poseidone e riesce a capire che un no è un no.
Tuttavia, non prende il rifiuto benissimo e sentendosi truffato sputa sulle labbra di Cassandra una maledizione: potrà vedere il futuro, ma nessuno mai crederà alle sue parole!
Inutile dire che questa tattica di abbordaggio non funziona proprio come dovrebbe.
Fra i due finisce malissimo: Cassandra predice terribili catastrofi, ma nessuno le crede e Apollo scivola altrove, a ripare l’offesa e il suo cuore spezzato lontano dagli occhi dei mortali.
La tragica storia di Ciparisso
Apollo è noto per aver avuto anche un considerevole numero di amanti uomini, o per meglio dire ragazzi.
Uno di questi, ci narra Ovidio, è Ciparisso, un giovane dell’isola di Chio.
Apollo lo vede e ci resta sotto come se fosse stato investito da un tir con rimorchio. Come con Cassandra, il Dio del Sole si rivela un amante generoso e fa dono al giovinetto di un cervo meraviglioso.
E di nuovo è proprio con questo dono il povero Apollo rovina la sua storia d’amore con le proprie mani!
Ciparisso è estasiato, gode dell’amore del Dio e della compagnia di questo bel cervo addomesticato, fino a che un giorno, durante una battuta di caccia, per sbaglio lo uccide col giavellotto.
Di fronte alla vista del cervo morto, il ragazzino ci resta malissimo: piange e si dispera, si dispera e piange, cosi tanto che il suo dolore lo consuma e lo trasforma.
Quando Apollo accorre a consolarlo, il giovane Ciparisso è ormai tramutato in un albero di cipresso, simbolo di lutto e tristezza.
Apollo e Marpessa
Apollo non si perde d’animo e di essere sfigato in amore non ci crede neanche un po’.
Un giorno l’occhio gli cade sul regno d’Etolia, una regione montana vicina al golfo di Corinto. Qui Re Eveno, figlio del Dio Ares, volendo mantenere nubile la figlia Marpessa sfida tutti i suoi pretendenti alla corsa col carro.
Essendo Eveno molto bravo, vince puntualmente ogni sfida, e al malcapitato di turno non resta che perdere la testa nel modo meno metaforico possibile.
Apollo si impressiona alla vista di tante teste esposte nella casa di Eveno, e decide di intervenire spingendo Ida (uno dei futuri argonauti) a rapire la principessa.
Eveno esce di casa, predne il cocchio e si lancia all’inseguimento, ma non c’è nulla da fare: Ida e Marpessa corrono più veloci e il suo cocchio non riesce a raggiungerli.
Eveno la prende giusto un tantino male, e si suicida gettandosi nel fiume che da allora prende il suo nome.
La storia avrebbe potuto concludersi qui, se non fosse che durante la fuga, Apollo vede la principessa Marpessa che, manco a dirlo, è bella da far paura.
Il colpo di fulmine è ovviamente immediato e cosi Apollo si presenta di fronte a Ida reclamando la fanciulla.
Ida, a fare solo il lavoro sporco non ci sta e quindi fra i due comincia una lotta cosi furibonda che persino Zeus deve scomodarsi a sedarla.
E qui, il buon vecchio Zeus ci stupisce tutti facendo presente che forse la signorina in questione potrebbe avere il diritto di dire la sua sulla faccenda.
Marpessa guarda Apollo e pensa che la sua sfiga con gli amanti abbassa da sola l’aspettativa di vita media dei greci di almeno vent’anni. “Poi se anche ci riesco a invecchiare, questo qui alla prima ruga si dà.”
Cosi sceglie Ida, lanciando ad Apollo un due di picche epocale.
Apollo e Melissa: un amore dolce come il miele
Coi mortali, si è capito, ad Apollo non andava tanto bene, ma il mondo greco aveva anche le sue belllezze sovrannaturali e fra queste le ninfe.
Melissa era una di loro e il suo compito era quello di produrre il miele: si dice addiriittura che fu lei, assieme alla capra Amaltea, a nutrire Zeus bambino quando questo era nascosto dalle ire del padre Crono.
Ormai lo indovinerai prima che te lo dica: Melissa è uno schianto cosmico, Apollo la vede e sbarella.
Incredibilmente, una volta tanto anche Melissa sembra decidere che stare col più bello tra gli Dei potrebbe non fare poi cosi schifo.
Lo sa che con Apollo finisce sempre male, ma probabilmente è una di quelle che si raccontano cose come: “ma io lo cambierò, con me sarà diverso!”.
E infatti per un po’ i due vivono felici, godono della reciproca compagnia, si amano. Va tutto bene. Pure troppo.
Succede che Apollo, tanto è preso da questa Melissa che comincia a dimenticarsi di svolgere un compitino da niente: guidare il carro del sole.
E cosi il sole non sorge o tramonta troppo tardi, i raccolti impazziscono, gli astronomi vengono giustiziati, Artemide è li sul suo carro lunare che picchietta sull’orologio e tutto finisce nel caos. E Apollo sempre li con la sua Melissa, a lui non glie ne frega proprio niente.
Gli altri Dei, riuniti a consiglio, decidono che sia il caso di intervenire e a farne le spese, ovviamente, è quella povera anima di Melissa che viene brutalmente presa e trasformata in un’ape regina.
E poichè farsi le coccole con un’ape non è proprio la migliore delle esperienze, l’interesse di Apollo pian piano scema e il sole ricomincia a farsi vedere in cielo quando dovrebbe.
La tragica fine di Coronis
Ti abbiamo già parlato di Coronis, ma non possiamo non citarla qui.
Questa principessa è infatti un’altra cotta innegabile del Dio Apollo, che era riuscito una volta tanto a sedurla e a tenerla tutta per se.
Questa volta, quindi, Apollo cerca di evitarle una finaccia e si impegna a rispettare i suoi compiti: fra questi c’è anche quello di fare visita, di tanto in tanto, all’oracolo di Delfi.
Ovviamente, questo Dio sfigatissimo in amore non può avere una gioia duratura e mentre è in viaggio, Coronis conosce il mortale Ischi e se ne innamora.
Apollo quando li vede perde completamente la testa e colpisce Coronis con una delle proprie frecce. Questa, morente, ci mette il carico da novanta rivelandogli che è in attesa di suo figlio.
Le frecce di Apollo sono infallibili e nessuna arte medica riesce a salvare Coronis.
Un disperatissimo Apollo prende quindi il bambino dal ventre dell’amata, forse deciso ad amarlo e a crescerlo come si deve.
Però i bambini piangono, urlano, non ti fanno dormire e producono chili di merda. Quindi Apollo lo chiama Asclepio e lo consegna a Ermes perchè lo porti dal centauro Chirone, il più famoso babysitter di eroi.
Ci rivediamo quando cresci, figliolo!
Apollo e Giacinto: un amore intenso e tragico
Giacinto è un giovane spartano, bello oltre ogni dire.
Apollo se ne innamora perdutamente non appena lo vede, ma purtroppo per lui non è l’unico. Infatti, anche il vento Zefiro desidera ardentemente il giovane Giacinto e per le sue attenzioni i due si sfidano ben due volte.
Apollo ne esce vincitore, e può cosi godere della compagnia del fanciullo, di cui è invaghito al punto che di nuovo rischia di trascurare tutti i suoi doveri.
La sua sfiga in amore, però, è sempre dietro l’angolo e in questo caso anche Zefiro che, geloso della relazione fra Apollo e Giacinto, aspetta solo l’occasione di colpire.
Un giorno, Giacinto arriva da Apollo tutto emozionato: deve prepararsi alle gare delle Olimpiadi e vuole passare la giornata allenandosi al lancio del disco con lui.
Apollo, che essendo un Dio è estremamente abile e prestante, comincia con Giacinto una piccola gara, ma un soffio dispettoso di Zefiro fa deviare il suo disco, che colpisce la tempia di Giacinto con la stessa delicatezza con cui Zidane ha colpito Materazzi ai mondiali del 2006.
Apollo si dispera, e le prova tutte, ma non c’è niente da fare: Giacinto muore e cosi, per onorare il fanciullo e dimostrargli tutto il proprio affetto, ne trasforma il corpo in un bellissimo fiore.
Dafne, o la vendetta dell’amore
A un certo punto, forse Apollo ha anche capito che non ce la può fare a farcela, e che in quanto ad amore c’ha l’equivalente della nuvola nera di Fantozzi.
Un bel giorno però ha la pessima idea di sfottere Eros, Dio dell’amore, sulla sua capacità come arciere.
Eros, infastidito, prende una freccia dorata e glie la scaglia contro, condannandolo a innamorarsi della prima creatura che vedrà.
Apollo vede la ninfa Dafne, e immediatamente la desidera. Dafne vede Apollo e pensa che visto com’è andata a tutti gli altri suoi amanti, è meno pericoloso farsela con un pitone reale.
E quindi, giustamente, scappa.
Competere in velocità con un Dio, però, è impossibile, e alla poverina non resta che invocare aiuto alla dea Gea, la Madre terra, che impietosita la trasforma in una pianta proprio quando le mani di Apollo stanno per ghermirla.
La pianta in cui Dafne viene trasformata, l’alloro, diventa da quel momento la preferita di Apollo che con le sue foglie ornerà i propri capelli dorati.
Ora sai tutto sulla proverbiale sfiga in amore di Apollo: conosci qualche altro mito? Faccelo sapere nei commenti!
Se ti è piaciuto questo articolo, non vorrai perderti quello sulle Sette amanti di Zeus e le sette vendette di Era!