Questo articolo inaugura una raccolta di aneddoti e curiosità sui miti, le leggende e il folklore del mondo.
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Soltrizio d’inverno: il 21 dicembre nell’america precolombiana
In Mesoamerica, gli Aztechi festeggiano oggi la nascita di Huitzilopochtli, Dio del Sole e della Guerra. Per celebrare il solstizio le sue sacerdotesse cucinano un tzoalli, ossia un dolce a base di farina di amaranto, della stessa grandezza del Dio.
Una volta terminato, il tzoalli viene portato al tempio. Successivamente, le festività hanno inizio. Balli e preghiere al Dio venivano affiancati da attività più violente, come dei sacrifici rituali.
Rimanendo in Mesoamerica, il solstizio d’inverno è un punto importante della cultura Maya. Anche per loro il solstizio è simbolo di rinnovamento, giacché la primavera non è troppo lontana dall’arrivare e che ogni giorno sarebbe stato più lungo di quello precedente.
Di tutti i siti Maya, forse quello più suggestivo da visitare durante il solstizio è Chichen Itza, un tempio costruito in modo tale che quando il sole è in cielo, durante il giorno di solstizio, l’ombra della piramide si riflette sui suoi stessi gradini, creando l’immagine di un enorme serpente in movimento.
Solstizio tra i celti
I Celti si riferiscono al Solstizio d’Inverno come Yule ed i suoi festeggiamenti si celebravano circa fra il 19 e il 23 dicembre. In questi giorni si celebra il passaggio dalle tenebre alla luce, lasciandoci alle spalle le notti più corte.
Simboli di questa festa sono, fra i tanti, il vischio, pianta che simboleggia la vita e particolarmente cara ai Druidi, ma specialmente il ceppo di Yule, un ceppo di quercia che brucia per l’intera notte, per poi rimanere sotto la cenere per dodici giorni.
Solstizio d’inverno in Persia e in Egitto
In Egitto si festeggiava la nascita di Horus, figlio di Isis, con una celebrazione lunga dodici giorni, a riflettere il loro calendario a sua volta composto da dodici mesi.
In Persia si festeggiava Sacaea, festa che traeva origine dalla più antica Babilonia. Durante questi festeggiamenti, l’ordine veniva ribaltato e gli schiavi diventavano padroni e i padroni schiavi, culminando con la nomina di un falso Re.
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